Green

“Recovery? Transizione green finta. In Italia comandano ancora le lobby”

di Marta Barbera

A pochi giorni dal lancio del Pnrr, Affari fa il punto con il coordinatore nazionale dei Verdi italiani Angelo Bonelli sul peso degli investimenti ecologici

Una delle più grandi sfide presenti alle quali l’Italia è chiamata a rispondere prende il nome di “transizione ecologica”. Le recenti modifiche apportate all’interno del Piano di ripresa e resilienza, presentato qualche giorno fa alla Camera e al Senato dal presidente del Consiglio Mario Draghi, destinano alla svolta verde 70 miliardi di euro. Investimenti mai visti prima, che puntano ad ottimizzare diversi settori: dalle politiche energetiche alle reti infrastrutturali, dal problema idrico alla mobilità urbana.

Fin da subito la narrazione si è spaccata in due: tra chi sosteneva il piano di rilancio e chi si è dichiarato “insoddisfatto”, come le associazioni ambientaliste di Greenpeace e Legambiente. Affaritaliani.it ha incontrato il coordinatore nazionale dei Verdi italiani Angelo Bonelli per fare il punto sul peso degli investimenti ecologici e i nodi ancora da sciogliere: quanto è stato messo in campo è abbastanza? Il raggiungimento degli obiettivi climatici revisionati recentemente dall’Europa risultano fattibili? Facciamo un po' di chiarezza.

Il 40% dei fondi del Recovery sarà investito per il raggiungimento degli obiettivi climatici”, così ha dichiarato il Presidente del Consiglio Mario Draghi durante la replica alla Camera. Concentrandosi sui numeri, la cifra secondo lei è giusta o troppo esigua?

40% non è un dato che corrisponde alla realtà, se in questa cifra mettiamo dentro tutti quegli investimenti che non hanno nulla a che vedere con il raggiungimento degli obiettivi climatici. Come per esempio la scelta di puntare sull’idrogeno prodotto dal gas o la costruzione delle linee ad alta velocità a scapito dei treni regionali. Sono certamente punti di vista, ma è evidente la forzatura comunicativa nel veicolare l'esistenza di una politica verde,  quando i numeri dicono altro. 

Controcorrente”: così ha definito in un post pubblicato sulla sua pagina personale Facebook la sua visione del Pnrr, sottolineando il “tradimento” delle aspettative. In che cosa si poteva fare o dare di più?

Innanzitutto, stiamo parlando di un investimento epocale di 248 miliardi di euro: una parte a fondo perduto e una parte a debito. Su questa somma doveva essere fatto un ragionamento abbastanza puntuale, soprattutto sul modo di gestire la questione legata alla transizione verde.