Ricerca: gli italiani e la sostenibilità, cosa cambia per brand e comunicatori - Affaritaliani.it

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Ricerca: gli italiani e la sostenibilità, cosa cambia per brand e comunicatori

La ricerca di Astarea evidenzia un approccio moderato e prevalentemente difensivo: la comunicazione deve evidenziare le opportunità insite nel cambiamento

La questione dell'energia e gli aspetti socio-economici

Una disposizione non solo orientata alla salvaguardia dello status quo emerge però a proposito delle “risorse”. Scisso fra la necessità di ridurne l’impiego per non pregiudicare la disponibilità futura e l’opportunità di ripensare complessivamente le strategie di approvvigionamento, il tema delle risorse appare in bilico fra una visione prevalentemente tattica di medio cabotaggio e una strategica di lunga gittata. Emerge un’ambivalenza oggi ancora più evidente mentre si prefigura, da un lato, lo spettro del razionamento e, dall’altro, l’orientamento a ristrutturare il pacchetto di approvvigionamento energetico nel suo complesso. Appare invece in controtendenza il racconto della sostenibilità qualora essa sia considerata come fatto sistemico e non solo ambientale, comprensivo quindi anche degli aspetti sociali ed economici, visti nella loro interazione. Sebbene le risposte che mostrano un approccio olistico alla sostenibilità siano nel complesso minoritarie (10%) prevale in questi casi una volontà proattiva, volta a implementare processi di miglioramento più espliciti sia quanto a metodi, sia quanto ad output. In particolar modo, rientrano in quest’area le voci di quanti auspicano lo sviluppo di un modello socioeconomico capace di offrire condizioni di lavoro anche economicamente più vantaggiose. Parallelamente, assume maggiore peso l’orientamento al benessere e al futuro, finalità prevalenti solo quando si parla di sostenibilità come “sistema”.

Prevale il concetto di sostenibilità come obbligo, invece che come opportunità

Emerge quindi nel complesso un’adesione soprattutto emotiva al tema della sostenibilità, considerata nelle sue verbalizzazioni prevalenti in termini difensivi, e associata a uno scenario evolutivo di benessere condiviso e anche personale solo dalla minoranza che condivide una visione sistemica. Questo deficit complessivo di motivazioni positive, quindi, appare insufficiente ad indurre nella popolazione un’adesione comportamentale che favorisca il tanto auspicato cambiamento di paradigma. Non a caso la parola “rigenerare”, tema chiave nel dibattito più avanzato sulla sostenibilità compare solo 8 volte su 980 risposte analizzate, mentre l’indicazione esplicita di un fine associato ai temi e alle relative azioni compare solo in 237 casi, vale a dire in meno del 24% dei casi – a dimostrare la scarsa percezione delle sue potenzialità nei diversi piani di vita. Si agisce, quando lo si fa, perché si deve, ma troppo spesso senza avere presente il perché di là dal rischio di catastrofe nascosta dietro l’angolo, mentre un approccio costruttivo subentra quando gli italiani si sentono direttamente toccati, anche sotto il profilo socioeconomico. In sintesi: la sostenibilità è più la difesa da diseconomie che non la possibilità di vita migliore e di benessere, anche qui ed ora.