Guide AI
Assegno unico figli: la guida completa per sapere cos'è e come richiederlo
L'assegno unico familiare e universale è una forma di sostegno economico per le famiglie a basso reddito e con figli a carico. Viene erogato dallo Stato e può essere utilizzato per coprire le spese quotidiane, come l'acquisto di cibo, l'affitto, le bollette e i libri scolastici dei figli. L'importo dell'assegno unico varia a seconda del numero di figli a carico e del reddito familiare. L'obiettivo dell'assegno unico è quello di aiutare le famiglie a far fronte alle difficoltà economiche e garantire un tenore di vita adeguato per i loro figli.
L'assegno unico universale italiano, conosciuto anche come assegno unico familiare (o assegno unico figli) è una delle misure a sostegno delle famiglie italiane più importanti, anche perché si rivolge a una platea di milioni di beneficiari in tutto il nostro paese.
Istituito con la Legge Delega 46/2021 ed entrato in vigore dal 1° marzo 2022, non scatta in automatico, ma viene concesso ai nuclei familiari che rispondono a determinati requisiti, previa domanda e necessarie verifiche. Si tratta di una misura che cerca di offrire un sostegno economico a tutte le famiglie con figli a carico dal settimo mese di gravidanza fino al compimento del 21esimo anno di età di ciascun figlio fiscalmente ancora presente nel proprio nucleo familiare.
Indice degli argomenti:
L’assegno unico in Italia nel 2023
Molto richiesto, in certi casi anche discusso, ma sempre al centro dell'attenzione dell'opinione pubblica, l'assegno unico è rivolto, come abbiamo sottolineato, alle famiglie con figli a carico fino al compimento dei 21 anni, ma è senza limiti per chi ha figli disabili. L'importo dell'assegno è variabile e dipende dalle condizioni economiche del singolo nucleo familiare, stabilite sulla base dell'ISEE valido al momento della domanda, tenendo conto dell'età e del numero dei figli a carico, e dell'eventuale presenza di situazione di disabilità.
Il suo nome contiene il termine unico per semplificare e potenziare gli interventi statali diretti a sostenere la genitorialità e la natalità. Una delle finalità della misura è infatti proprio l'incentivazione di nuove nascite in un paese demograficamente in grandi difficoltà, come testimoniato dagli annuali dati e report pubblicati dall'Istat.
Inoltre è universale perché garantito, in misura minima, a tutte le famiglie con figli a carico, anche in assenza di ISEE o con ISEE superiore alla soglia di 40mila euro stabilita all'origine.
Con l'assegno unico universale 2023 sono state aboliti alcuni bonus creati dai precedenti governi, tra cui il Bonus mamma domani, il Bonus bebè, l'assegno ai nuclei familiari con almeno tre figli minori, gli assegni familiari ai nuclei con figli e orfanili, le detrazioni fiscali per figli fino a 21 anni di età. Tutte queste agevolazioni sono state infatti assorbite nella nuova misura. Scopriamo insieme a quanto ammonta, quali sono i requisiti per richiederla e come presentare domanda.
Approfondisci anche:
Flat Tax 2023: cos’è la flat tax incrementale
Bonus bebè 2023: cosa spetta alle donne in gravidanza dal settimo mese
Stessa misura, nuovo nome. L'assegno unico figli va a coprire anche quello che fino al 2022 veniva soprannominato 'Bonus bebè', pur essendo il suo nome corretto Assegno di natalità. Di cosa si trattava? Semplicemente di un contributo economico statale alle famiglie con figli a carico. Un incentivo confluito, dal marzo 2022, nell'assegno unico, come tutte le altre misure di sostegno rivolte alle famiglie italiane. Va detto che, comunque, non è solo la denominazione ad essere cambiata quest’anno. Sono stati in effetti introdotti alcuni elementi che vanno a rendere la misura del cosiddetto Bonus bebè 2023 differente rispetto a come l'avevamo conosciuta negli anni precedenti.
FIno allo scorso anno il bonus poteva essere richiesto dai nuclei familiari con figli che avessero un ISEE inferiore ai 25mila euro. Il contributo doveva essere erogato dall'INPS per un massimo di dodici mesi e aveva un valore variabile, diviso per tre fasce:
− 1920 euro all'anno (160 euro mensili) per le famiglie con reddito inferiore ai 7mila euro;
− 1440 euro all'anno (120 euro mensili) per le famiglie con reddito compreso tra i 7mila e i 40mila euro;
− 960 euro all'anno (80 euro mensili) per le famiglie con reddito superiore ai 40mila euro.
A questo assegno, richiedibile da cittadini italiani, comunitari o extracomunitari in possesso di regolare permesso di soggiorno, si aggiungeva un aumento dell'importo del 20% dal secondo figlio successivo al primo.
Con l'assegno unico universale le cose sono cambiate. Dal marzo 2022 è possibile infatti fare richiesta del sostegno se si hanno figli fino al compimento dei 21 anni e senza limiti d'età se si hanno figli disabili. Bisogna però rispondere a determinati requisiti e l'importo può variare, anche in questo caso, a seconda della condizione economica rilevata con l'ISEE.
Quindi, dal compimento del settimo mese di gravidanza, una donna incinta può richiedere un sostegno statale per il mantenimento della propria famiglia, a prescindere dalla propria condizione economica, in quanto l’assegno è universale.
Non è stato invece assorbito dall'assegno e non è in alcun modo limitato dalla nuova misura il cosiddetto bonus asilo nido. Allo stesso modo, l'assegno unico universale risulta compatibile con altre misure di sussidio a favore dei figli a carico erogate eventualmente dalle Regioni, dalle Provincie autonome di Trento e Bolzano e dagli enti locali.
Stesso discorso per il Reddito di cittadinanza. I percettori della misura a sostegno dell'individuo possono effettuare richiesta di assegno unico, erogato con le stesse modalità di erogazione del Rdc mediate accredito sulla Carta Reddito di Cittadinanza.
Chi ha diritto all'assegno unico
L'assegno unico universale è dunque una misura volta a offrire un sostegno economico a tutte le famiglie italiane aventi figli a carico. L'importo varia però a seconda dell'ISEE presentato. Fermo restando che il modello ISEE deve essere in corso di validità (per questo motivo è necessario aggiornarlo), è evidente che l'assegno sarà maggiorato per quelle famiglie che abbiano un reddito inferiore.
A chi dovesse superare la soglia massima stabilita dalla legge, verrà quindi corrisposto l'importo minimo di questo contributo economico destinato alle famiglie italiane.
Per quanto riguarda la presentazione della domanda, l'INPS ricorda che è possibile ottenere la Dichiarazione Sostitutiva unica per ottenere il modello ISEE recandosi presso gli intermediari abilitati per l'assistenza fiscale dei cittadini (i cosiddetti CAF), o rivolgendosi al sito internet ufficiale dell'Istituto nazionale di previdenza sociale utilizzando le proprie credenziali SPID, la Carta di Identità Elettronica o la Carta Nazionale dei Servizi. Dalla propria pagina all'interno del sito dell'INPS è possibile ricavare il modello in modalità ordinaria o precompilata (quest'ultimo disponibile entro poche ore dalla richiesta).
Chiarita anche l'importanza dell'ISEE in corso di validità, vediamo più nel dettaglio chi ha diritto all'assegno unico universale e quali sono i requisiti cui bisogna rispondere.
Essendo una misura universale, l'assegno unico per i figli a carico è destinato a tutte le categorie di lavoratori dipendenti (sia pubblici che privati), lavoratori autonomi, pensionati, inoccupati e ogni altro cittadino che abbia figli a carico.
Al momento della presentazione della domanda e per tutta la durata del beneficio, il richiedente deve essere in possesso congiuntamente degli unici tre requisiti fondamentali, riguardanti la cittadinanza, la residenza e il soggiorno.
In particolare, deve trattarsi di un cittadino italiano o di uno Stato membro dell'Unione europea, o ancora un suo familiare, titolare del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente. Oppure un cittadino di uno Stato non appartenente all'UE che sia in possesso del permesso di soggiorno UE per i soggiornanti di lungo periodo, o del permesso unico di lavoro autorizzato a svolgere un'attività lavorativa per un periodo superiore a sei mesi o titolare di un permesso di soggiorno che debba rimanere, per motivi di ricerca, in Italia per un periodo superiore a sei mesi.
Tale cittadino, deve essere soggetto al pagamento dell'imposta sul reddito nel nostro paese, deve essere residente o domiciliato in Italia e deve essere stato residente nel nostro paese per almeno due anni, anche non continuativi. In alternativa, deve essere titolare di un contratto a tempo indeterminato italiano o a tempo determinato dalla durata di almeno sei mesi.
A quanto ammonta l’assegno unico
Abbiamo già avuto modo di sottolineare come l'importo dell'assegno unico sia variabile a seconda di determinate fasce ISEE. Ma quanto spetta effettivamente alle singole famiglie che ne fanno richiesta? Il valore dell'importo viene stabilito tenendo conto del reddito, dell'età dei figli a carico e di altri fattori.
Entrando nel dettaglio, l'assegno unico figli prevede una quota variabile e progressiva che va da un massimo di 175 euro per ciascun figlio minore a carico delle famiglie con ISEE fino a 15mila euro a un minimo di 50 euro per ciascun figlio minore in assenza di ISEE o con reddito pari o superiore a 40mila euro.
Gli importi dovuti per ciascun figlio possono, tra l'altro, essere maggiorati in alcune circostanze. In particolare per i nuclei numerosi (dal terzo figlio in poi), per le madri con età inferiore ai 21 anni, per i nuclei con quattro o più figli, per i genitori titolari di reddito da lavoro, o per figli affetti da disabilità.
Si prevede poi una quota a titolo di maggiorazioni. Tale quota serve a compensare un'eventuale perdita subita dal nucleo familiare, qualora l'importo dell’assegno unico dovesse risultare inferiore alla somma dei valori teorici dell'assegno e delle detrazioni fiscali medie che si sarebbero percepite nel regime che ha preceduto la riforma attuale.
Al di là dell'importo complessivo, comunque, il sostegno economico ottenuto tramite presentazione di domanda per l'assegno unico non concorre alla formazione del reddito complessivo ai fini IRPEF.
L'ente che ha la responsabilità di erogare al richiedente l'importo è l'INPS. L’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale ha il compito di versare in pari misura tra i membri di una famiglia che esercitano la responsabilità genitoriale, attraverso un semplice accredito su conto corrente bancario o postale o mediante un bonifico domiciliato, l'importo dovuto.
Il genitore potrà indicare in fase di compilazione della domanda le modalità di pagamento preferite, con riferimento anche all'altro genitore facente parte del nucleo familiare. In assenza di comunicazione, il genitore non richiedente potrà comunque autonomamente inserire in un secondo momento le modalità di pagamento, accedendo alla domanda già presentata con le proprie credenziali. Solo in caso di affidamento esclusivo il richiedente può presentare domanda per ottenere il 100% dell'importo spettante, fermo restando che l'altro genitore resta in diritto di modificare tale scelta in autonomia.
Per quanto riguarda tutori o affidatari ai sensi della legge 4 maggio 1983, n. 184, l'assegno viene invece riconosciuto a interesse esclusivo del tutelato o del minore in affido. Come abbiamo già avuto modo di anticipare, per i nati dal 1° marzo 2022 l'assegno spetta solo a partire dal settimo mese di gravidanza.
Calcolare l’assegno unico: cosa sapere
Questa la situazione fino al 2022. Ma cosa è cambiato, dal punto di vista degli importi, con la manovra 2023, voluta dal Governo Meloni? C'è stata una maggiorazione nell’assegno unico che ha leggermente variato la situazione relativa agli importi cui si ha diritto se si presenta regolarmente domanda.
Vediamo nel dettaglio i nuovi scaglioni ISEE, con gli importi dovuti rispettivamente per un figlio minorenne, un figlio maggiorenne fino ai 21 anni e un figlio disabile dai 21 anni in su:
− Fino a 15mila euro → 175 euro, 85 euro, 85 euro
− Fino a 20mila euro → 150 euro, 73 euro, 73 euro
− Fino a 25mila euro → 125 euro, 61 euro, 61 euro
− Fino a 30mila euro → 100 euro, 49 euro, 49 euro
− Fino a 35mila euro → 75 euro, 37 euro, 37 euro
− Dai 40mila euro → 50 euro, 25 euro, 25 euro
A questi importi vanno aggiunte le maggiorazioni rispettivamente per ciascun figlio dal terzo in poi, per ciascun figlio di genitori entrambi lavoratori; per ciascun figlio in caso di madre con meno di 21 anni e per nucleo con quattro o più figli. Di seguito gli scaglioni:
− Fino a 15mila euro → 85 euro, 30 euro, 20 euro, 100 euro
− Fino a 20mila euro → 71 euro, 24 euro, 20 euro, 100 euro
− Fino a 25mila euro → 57 euro, 18 euro, 20 euro, 100 euro
− Fino a 30mila euro → 43 euro, 12 euro, 20 euro, 100 euro
− Fino a 35mila euro → 29 euro, 6 euro, 20 euro, 100 euro
− Dai 40mila euro → 15 euro, 0 euro, 20 euro, 100 euro
E si aggiungono a queste somme anche gli importi derivanti dalle maggiorazioni relative ai figli con disabilità, che variano per un figlio minorenne non autosufficiente, per un figlio minorenne con grave disabilità, per un figlio minorenne con disabilità media e per un figlio maggiorenne con disabilità. A prescindere dall'ISEE, i valori sono comunque in queste circostanze rispettivamente di 105 euro, 95 euro, 85 euro e 80 euro.
Come richiedere l'assegno unico universale per i figli
Nei paragrafi precedenti abbiamo potuto scoprire chi può richiedere il sostegno economico destinato alle famiglie in Italia e quale potrebbe essere l'importo teorico garantito da tale misura. Ma come si fa a richiedere effettivamente l'assegno? In che modo è possibile presentare domanda?
Come abbiamo già anticipato, tale misura di sostegno universale ha durata annuale e comprende mensilità che vanno da marzo al febbraio dell'anno successivo. La domanda può essere presentata dal 1° gennaio del nuovo anno da uno dei due genitori che godano della responsabilità genitoriale. Questo a prescindere dalla convivenza con il figlio o i figli a carico. La domanda per l’assegno unico va presentata direttamente all'INPS, sul sito ufficiale. In alternativa è possibile effettuarla telefonando al contact center (raggiungibile gratuitamente chiamando da telefono fisso il numero 803 164, o telefonando da cellulare allo 06 164 164, con pagamento in base alla tariffa applicata dal proprio gestore) o avanzando richiesta tramite i patronati.
La domanda può essere presentata anche da un tutore nell'interesse esclusivo del tutelato. Al raggiungimento della maggiore età, lo stesso figlio può richiedere la corresponsione diretta della quota di assegno che gli spetta.
La richiesta può essere effettuata da gennaio a febbraio. Le domande accettate danno diritto alla percezione del beneficio dal mese successivo, a partire come minimo dal mese di marzo.
Se si decide di presentare domanda attraverso il sito dell'INPS è possibile cliccare sul link apposito, sempre disponibile per l'intera durata dell'anno. In particolare, basta recarsi alla voce Assegno unico e universale per i figli a carico con SPID (almeno di livello 2), Carta di Identità Elettronica (CIE) o Carta Nazionale dei Servizi (CNS).
Passando per il contact center basterà effettuare una telefonata ai numeri sopra riportati, mentre per quanto riguarda la domanda tramite enti di patronato basterà fare richiesta dei servizi telematici offerti da tali enti in maniera gratuita per i cittadini aventi diritto.
Assegno unico e Reddito di cittadinanza: le novità
Anche chi percepisce il Reddito di cittadinanza deve presentare richiesta? Fermo restando che l'assegno è cumulabile con il Rdc, il percettore non dovrà presentare alcuna domanda per riceverlo, ma gli verrà corrisposto d'ufficio dall'INPS per il 2023, ultimo anno di validità del Reddito di cittadinanza.
Ad ogni modo, con la manovra 2023 è stato reso più semplice l'iter per poter ricevere l'assegno, per chi ne ha ancora diritto e ne ha già usufruito nel 2022. A partire dal 1° marzo l'INPS proseguirà in automatico il pagamento per chi ha fatto domanda lo scorso anno. Chi però deve richiederlo per la prima volta è chiamato ovviamente a presentare regolarmente domanda secondo le consuete modalità. Eventuali variazioni potranno invece essere segnalate tramite procedura online.
In particolare, risulta comunque utile, se non necessario, presentare il modello ISEE aggiornato. In mancanza di un modello in corso di validità, infatti, l'INPS erogherà l'assegno facendo riferimento ai valori minimi. Chi vorrà ricevere gli arretrati che gli spettano dovrà quindi a quel punto fare richiesta, con nuovo ISEE, entro e non oltre il 30 giugno.
Quando viene pagato il nuovo assegno unico universale
Abbiamo già anticipato che le tempistiche per il pagamento degli importi di cui si può godere sono variabili e dipendono dalla presentazione della domanda. Se si fa richiesta nei mesi di gennaio o febbraio, l'assegno unico viene corrisposto dal 15 al 21 marzo dell'anno in corso.
Se la domanda viene presentata fino al 30 giugno, l'assegno spetta, con tutti gli arretrati, a partire dal mese di marzo. Ciò vuol dire che, presentando domanda anche a giugno, si riceverà il pagamento dei mesi passati.
Invece, se si presenta domanda dopo il 30 giugno, l'assegno non comprende gli arretrati e decorre dal mese successivo a quello di presentazione, e l’importo è determinato tenendo in considerazione l'ISEE presentato al momento della domanda.
Assegno unico: la simulazione
Comprendere a quanto debba ammontare, precisamente, il proprio assegno unico familiare, non è molto semplice. Abbiamo infatti visto quanti fattori concorrano per stabilire la somma precisa (situazione ISEE, numero di figli a carico, eventuali figli con disabilità, situazione lavorativa, età della madre, differenza rispetto a quanto percepito con gli strumenti in vigore prima della creazione dell'assegno unico e così via). Per questo motivo l'INPS ha creato uno strumento, disponibile gratuitamente online, che permette di simulare l'importo. Basta inserire i dati familiari richiesti e premere su Calcola importo assegno mensile per poter avere un'idea di quale somma verrà percepita dal richiedente.
L'Istituto sottolinea comunque che la simulazione ha scopo meramente indicativo, in quanto basata sulle risposte del singolo utente senza opportuna verifica da parte degli enti preposti al controllo.
Come ottenere gli arretrati per l'assegno unico
Hai dimenticato di richiedere l'assegno unico nelle prime settimane dell'anno? Puoi comunque vederti riconosciute, con decorrenza retroattiva, le somme in arretrato. Anche se hai effettuato domanda senza presentare l'ISEE, ti verrà restituito ciò che ti spettava in maggiorazione alla quota minima di cui avrai fatto beneficio, previa presentazione dell'ISEE in corso di validità entro il 30 giugno.
LE FAQ riguardanti l'assegno unico
Chiudiamo questa guida relativa all'assegno unico osservando più da vicino alcune delle domande più frequenti cui l'INPS è tenuto a rispondere, inerenti ovviamente tale misura di sostegno alle famiglie.
Per quanto riguarda il momento in cui effettuare la domanda per l’assegno unico 2023 se si è in stato di gravidanza, l'ente specifica che è possibile presentarla dopo la nascita, ovvero dopo che è stato attribuito al neonato il codice fiscale. Gli arretrati verranno però pagati a partire dal settimo mese di gravidanza.
Sono elencate tra le faq anche le informazioni riguardanti i documenti utili e necessari per poter presentare domanda. In particolare bastano i dati dei figli (codice fiscale ed eventuale disabilità) i dati dell'altro genitore (se presente), i dati per il pagamento, le dichiarazioni di responsabilità e l'assenso al trattamento dei dati. Non vanno allegati documenti, eccetto casi specifici.
Vanno invece considerati come componenti del nucleo familiare anche genitori ed eventuali fratelli se conviventi con la madre o il padre che fa richiesta di assegno unico. Le regole da seguire sono quelle valide per l'ISEE.
Per ogni altro dubbio ti rimandiamo al sito ufficiale dell'INPS o al numero del contact center.