Innovazione

Dal credito all'e-commerce, un atlante per conoscere la finanza tecnologica

Eduardo Cagnazzi

Una guida per mappare il fintech, analizzare i trend e dare spazio ai protagonisti. Pecora: "E' la più grande direttrice dell'innovazione degli ultimi 50 anni"

Un progetto che unisce giornalismo, data analysis, fact checking e approfondimenti verticali. Al via l’Atlante del Fintech, un’iniziativa di Aldo Pecora,  giornalista e divulgatore di economia digitale, per mappare il settore della finanza tecnologica in Italia, analizzare i trend, dare spazio ai protagonisti e offrire contenuti.

"Vogliamo ispirare i Millennials, perché tra loro ci sono certamente ai potenziali nuovi imprenditori, perché è vero che non siamo la Silicon Valley, ma noi italiani siamo quelli che storicamente le banche le abbiamo inventate, ed alla luce anche delle nuove misure annunciate ed operate dal governo per incentivare i pagamenti elettronici e digitali, dobbiamo essere protagonisti di questa nuova fase", afferma Pecora.

L'Atlante del Fintech è un progetto ambizioso. Quello che il team che accompagna Pecora in questa avventura ha in mente non sono le “pagine gialle” di chi applica nuovi strumenti tecnologici e nuovi approcci commerciali anche nel mondo della finanza. L'ambizione è sia di fornire una mappatura reale per gli addetti ai lavori, ma soprattutto di spiegare in parole semplici ai cittadini-utenti-consumatori tutte quelle che sono le grandi opportunità ed i limiti del Fintech.

"Il fintech - continua Pecora - è una delle più grandi direttrici dell’innovazione degli ultimi cinquant’anni, un qualcosa che è sì digitale, ma con effetti reali, tangibili, che ha già contribuito a rendere più trasparenti le banche, la finanza, i governi e che è uno strumento utile di educazione finanziaria, perché usando quotidianamente tutte queste app ci abituiamo automaticamente anche ad un uso più consapevole dei nostri soldi".

La prima mappatura                                                                                                                                                L’Atlante del Fintech è un percorso a tappe. La prima è la mappatura delle startup e aziende che possono censirsi candidandosi online sulla pagina ufficiale del progetto (sul sito https://www.atlantefintech.it).

"Stiamo raccogliendo tutti i dati, incrociandoli con quelli del Registro delle Imprese, della Banca d’Italia, della Consob e, in caso di aziende con sede legale al di fuori del territorio italiano, con i database delle relative Authority. Così, avremo disegnato una prima mappatura di base dell’ecosistema fintech italiano". 

La mappatura è solo il primo step per costruire i contenuti che saranno poi lanciati: "Analizzeremo i numeri per fare una fotografia realistica del settore. Intervisteremo i protagonisti, realizzeremo guide, contributi video, podcast, rivolti agli imprenditori o ai curiosi del fintech che desiderano consolidarsi nel loro mercato, conoscere altre realtà per prendere ispirazione, oppure avere dei nuovi spazi di visibilità".

Quindici verticali censiti                                                                                                                                                Dal payment, al credito, al wealth management, passando per regtech, cyber security, fino a blockchain e crypto, sono 15 i verticali che saranno censiti all’interno dell’Atlante e sui quali saranno realizzati dei contenuti verticali dal team di esperti e giornalisti che sostiene l’iniziativa:

"Ho costruito un team di “fintech addicted” che hanno come obiettivo principale fare una buona informazione, raccontare il settore con serietà e trasparenza, senza gonfiare numeri o dare spazio a chi non lo merita, come purtroppo succede spesso sulla stampa di settore".

Il censimento è gratuito ed  è rivolto solo a quelle aziende che sono operative sul mercato e con un track record dimostrabile (clienti, fatturato etc). 

"Abbiamo lavorato durante tutto il lockdown, per capire che forma avrebbe dovuto avere questa idea (e quando si parla di imprese, di numeri, la forma dovrebbe essere anche sostanza) ed elaborare un business model che lo rendesse sostenibile e, soprattutto, trasparente".