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La proprietà sta passando di moda, utilizziamo tutto, non compriamo nulla

Daniele Rosa

Per necessità o per moda , soprattutto i giovani, ‘affittano’ le cose

La proprietà sta passando di moda, stiamo diventando, soprattutto i giovani, utilizzatori di tutto e proprietari di nulla.

 

E’ un cambio epocale quello che sta avvenendo in tutto il mondo, un cambio a 360 gradi dei consumi che sta trasformando imprese ed economia.

Il consumatore dimostra sempre meno interesse all’acquisto di un bene a favore dell’affitto dell’utilizzo di quello stesso bene.

Utilizzatori di tutto, proprietari di niente

La precedente società, quella appunto dei consumi, quella dove tanti stavano bene, aveva solo interesse all’accumulo di cose, un po’ perché il possedere era comunque uno status symbol e poi perché le alternative non si erano ancora presentate.

 

Ora le ‘cose’ si affittano quando servono.

 

Le piattaforme digitali, con in testa Netflix, hanno accelerato questo fenomeno e le imprese tradizionali devono adattare il proprio modello produttivo e di marketing per stare al passo con questo nuovo credo.

 

Per milioni di utenti, per lo più giovani, è ormai una scelta di vita a cui sono stati incentivati da un lato e dall’altro costretti da una crisi economica e del mercato del lavoro che ha fatto dell’instabilità un ‘modus vivendi’.

 

Sopra ogni cosa si affittano case e automobili. Ma pure ad abbigliamento, mobili, elettrodomestici, motociclette.

Utilizzatori di tutto, proprietari di niente

Il titolo di un libro edito in America spiega perfettamente questo momento di trasformazione: ‘Welcome to the rentership society’, Benvenuti nella società dell’affitto’.

 

Insomma la proprietà sta passando di moda. In fondo sono sempre più gli automobilisti che pensano di non investire nell’acquisto di un auto che magari usano meno del 5% dell’intera giornata, meglio affittarla, o come si dice prenderla in leasing, a corto, medio o lungo termine. E se alla fine non vuoi pagare la maxirata chi se ne importa, la ridai indietro e te ne porti via una nuova.

E se il leasing, che prima era solo per le imprese ed adesso è per tutti è troppo oneroso, via c’è Car2Go o Wible, carsharing per minuti o altri come Getaround o Respiro, per ore.

Così è se vi pare.

 

E il futuro del consumo e dell’acquisto si va delineando in maniera abbastanza chiara : si vedranno sempre di più prodotti trasformarsi in servizi. Un po’ per moda e un po’ per obbligo.

 

Essere proprietari di oggetti è molto meno fascinoso del potersi permettere oggetti al top ma solo quando se ne ha bisogno, e poi, quando non interessano più si lasciano.

 

In fondo le nuove generazioni chiedono di vivere esperienze, assaporare momenti.

Però dietro questo trend apparentemente di moda vi  è anche qualcosa di particolarmente critico che è l’incertezza legata al lavoro, la precarietà che contraddistingue questi tempi e che tocca pesantemente il consumatore più giovane.

 

Un consumatore giovane ed intelligente che fa di necessità virtù : se comprarlo non me lo posso permettere, magari lo affitto per un po’ e poi magari lo cambio per qualcosa d’altro, magari più attrattivo.

 

Come posso permettermi l’acquisto di una casa se non trovo nemmeno i soldi per pagare il 10 o 20% da dare come caparra per poi pagare il mutuo trentennale? Chi mi garantirà un lavoro per tutto quel tempo? E qual banca mi finanzierà un mutuo con il lavoro che è liquido come l’acqua?

Sembra davvero finita l’epoca degli acquisti di case per molti giovani.

 

Meglio affittare con un costo sostenibile e poi, se cambia qualcosa nella vita o si decide altro, una bella disdetta e via verso nuove avventure.

Maggiore flessibilità, libertà e instabilità del lavoro sono i tre aspetti che fanno optare per un affitto piuttosto che per una acquisto di casa.

E se vuoi puoi affittare pure i mobili su piattaforme come DomesticoRent e Home Essentials.

Netflix e Amazon hanno fatto scuola e quindi perché non affittare tutto, persino l’abbigliamento.

Negli Stati Uniti Runway la app che affitta a giorni e a ore abbigliamento è valutata 1000 milioni di dollari.

 

Probabilmente questa tendenza impatterà sulla produzione, riducendo i costi fissi e pure il personale e introducendo maggiore digitalizzazione e robotica.

 

Un mondo, una società con molte questioni sul tappeto. Questioni rilevanti come la precarizzazione del lavoro, la crescita del potere economico dei giganti tecnologici e la diminuzione delle entrate fiscali.

 

E intorno a tutto questo si muove il grande rischio della privacy, i nostri dati che girano nell’etere e spesso sono alla merce non solo di legittimi utilizzatori ma pure di illegittimi furfanti.

 

Ma qui è ancora tutta un’altra storia.