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Covid, perché affrontarlo senza curarlo? Diario ragionato della pandemia
Perché abbiamo affrontato il Covid senza curarlo? La risposta nella seconda parte del “Diario Ragionato della pandemia”, libro scritto dalla giornalista Serena
All’interrogativo sul perché si è affrontato il Covid senza curarlo, tenta di rispondere la seconda parte del “Diario ragionato della pandemia” della giornalista Serena Romano. Già nella prima parte (in rete dal maggio scorso) si dimostrava la possibilità di contrastare il virus con efficacia intervenendo tempestivamente: perché si raccontava come tanti medici stavano guarendo i malati con una combinazione di farmaci semplici, collaudati da anni e facilmente disponibili a basso costo nelle farmacie di tutto il mondo.
Questo approccio terapeutico riassunto nel capitolo “Meglio una cura oggi che morire in attesa di un vaccino domani” è tuttora contrastato, nonostante sia stato confermato a livello scientifico e sotto il profilo legale. L'ordinanza del Consiglio di Stato dell’11 dicembre 2020, a tutela del diritto alla salute, definisce “irragionevole” negare la possibilità di cure tempestive in grado di impedire l'aggravarsi della malattia. Allora perché in Italia non si riesce a invertire la rotta? Nel Diario, che si snoda come un giallo, c'è una risposta. Ma come in un film che racconta la storia partendo dal finale e poi va a ritroso, è meglio leggere subito la seconda parte del libro, per poi scoprire (nella prima parte) come fin da marzo prendeva piede una certezza: “negazionista” è chi nega le cure precoci e possibili per fermare la pandemia.
LEGGI UN ESTRATTO DEL LIBRO SU AFFARITALIANI.IT:
Diario ragionato della pandemia, Serena Romano
Serena Romano
INTRODUZIONE
Meglio una cura oggi o morire in attesa di un vaccino domani? Su questo interrogativo si chiudeva la 1° parte del Diario Ragionato della Pandemia entrato in rete il 30 maggio 2020.
E purtroppo la risposta contenuta nella 2° parte del Diario – scaricabile da gennaio 2021 – è la conferma che “negazionista” è chi nega le cure precoci possibili.
Perché tutto quanto raccolto e scritto finora nel Diario, solleva un unico pesante interrogativo sull’intera “strategia terapeutica” adottata in Italia: perché si è affrontato il Covid senza curarlo?
E questi dubbi si intrecciano nella trama del racconto come in una sorta di libro giallo: anche se quando ho deciso di scrivere il Diario insieme a Francesco Iannello – amico e Segretario Generale delle Assise di Palazzo Marigliano – non avrei mai immaginato che sarebbe diventato un thriller di cui non si riesce a trovare il finale.
Tutto è nato, infatti, durante la lunga quarantena dell’Italia, quando un noto scienziato ci suggerì una diversa chiave di lettura dell’epidemia rispetto a quella che stava prendendo piede nella narrazione ufficiale. Così, ho iniziato il racconto degli eventi a mano a mano che si verificavano, attingendo materiali dalla stampa e dalla rete e riportandoli mese per mese.
Ma in maniera imprevista, la trama del racconto – anziché svolgersi in maniera trasparente e lineare – prendeva contorni sempre più contorti e incomprensibili per le strane contraddizioni fra la realtà dei fatti e la loro interpretazione da parte degli esperti scelti dal Governo per fronteggiare la pandemia: che fornivano spiegazioni confuse di quanto accadeva e numeri poco verificabili. Ma soprattutto non sembravano accorgersi degli errori già evidenti.
Come si può leggere nell’incipit del Diario, c’erano tutti gli indizi e le testimonianze della doppia realtà della pandemia che stava prendendo piede: la realtà del Covid malattia incurabile dal quale ci si può difendere solo con il distanziamento sociale, le mascherine e il lavaggio delle mani come annunciato dal presidente Conte ad aprile: “Dovremo andare avanti così finchè non ci sarà un vaccino, pronti a chiuderci di nuovo in casa se dovesse esserci una recrudescenza del contagio”; e la realtà del Covid curabile, sostenuta dai molti medici che fin da marzo scorso hanno dimostrato come il virus si può contrastare con cure precoci e farmaci disponibili, senza aspettare che il malato si aggravi o muoia in attesa dei tempi inevitabilmente lunghi necessari a vaccinare l’intera popolazione mondiale.
Ecco perché – come certi film che partono dalla scena finale e poi vanno a ritroso – oggi il Dario si può leggere anche partendo dalla 2° parte per poi scoprire – nella 1° parte – l’esordio della doppia realtà: cioè, di due realtà contrastanti sia nella narrazione mediatica del virus, che negli obiettivi e nel modo di raggiungerli.Perché chi avvalora la realtà ufficiale del Covid incurabile, sostiene che l’uscita dalla pandemia è lontana: per cui lo “stato di emergenza” va prorogato insieme ai relativi provvedimenti restrittivi.Chi, invece, vede la realtà del Covid curabile sostiene che l’uscita dalla pandemia e dallo “stato di emergenza” è vicina: e consentirebbe di tornare subito – seppur con cautela – ad una vita normale, grazie a terapie precoci e appropriate con farmaci già in commercio.
Chi ha ragione? Ebbene, oggi la possibilità di cure tempestive in grado di evitare l’aggravarsi della malattia, sono una realtà confermata non solo a livello scientifico, ma anche sotto il profilo costituzionale in un’ordinanza del Consiglio di Stato emessa a dicembre proprio in difesa del Diritto alla Salute: calpestato in maniera “irragionevole” da chi nega l’esistenza di cure efficaci. Ciononostante, in Italia non si riesce a invertire la rotta. Perché?Forse nel Diario si può trovare una risposta.