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Dozzina Premio Strega: le interviste agli autori e alla Presidente
Premio Strega 2023: alcuni dei libri in gara

8)  Mi limitavo ad amare te di Rosella Postorino (Feltrinelli)

Rosella Postorino ha scritto – come altre autrici presenti nella dozzina, di cui sottolineiamo l’alta presenza di donne – numerosi libri di valore e di successo; la si ricorda però prima di tutto per Le assaggiatrici, il suo bestseller sempre edito da Feltrinelli nel 2018 che ha collezionato una lista corposa di premi ed è stato tradotto in trenta lingue, ora in attesa del film che ne verrà tratto per la regia di Cristina Comencini. Ad arrivare nella dozzina del Premio Strega 2023 è invece Mi limitavo ad amare te (Feltrinelli editore), una delle poche storie semifinaliste in cui la presenza della guerra è significativa e dirompente. Non si tratta dell’unico tema trattato in questo romanzo di grande respiro e profonda analisi, ma di certo è la cornice di fondo che delinea le storie dei bambini protagonisti, dei drammi a cui vanno incontro le famiglie, del Paese che cambia (Sarajevo, in questo caso) e delle vite interrotte.

Postorino
 

Il tema della guerra non ha mai smesso di essere attuale, purtroppo – scrive l’autrice a proposito del suo lavoro – In Occidente, per un periodo abbastanza lungo, ce ne siamo sentiti immuni, mentre buona parte del mondo restava in guerra. C’è una tendenza alla rimozione: la guerra in Bosnia, per esempio, è stata da molti dimenticata, tanto che quando Putin ha invaso l’Ucraina si parlava della prima guerra in Europa dopo il secondo conflitto mondiale. La Storia umana è una storia di guerre”. Una visione tanto vera quanto crudele, che ancor più lo diventa se a pagarne lo scotto sono i più piccoli, le generazioni fragili e indifese, i deboli o gli invalidi. Eppure, in questa storia drammatica che stringe il cuore in una morsa, si aprono più volte spiragli di speranza, ai quali la Postorino fa riferimento nelle sue parole, quando racconta i bambini di Mi limitavo ad amare te: “Ogni vita è una contraddizione, un’alternanza di buio e di luce, anche quella dei miei protagonisti, che diventano grandi nonostante tutto. La loro più grande risorsa è il legame che instaurano l’uno con l’altro e che il romanzo segue per quasi vent’anni. Il titolo, che viene da un verso del poeta bosniaco Izet Sarajlic, allude proprio al fatto che, quando la Storia ci travolge, tutto quel che possiamo fare è aggrapparci alle relazioni che il destino ci concede”.

Sebbene siamo pienamente nel campo del romanzo, anche in questo caso c’è un fondamento di verità storica, tale da rendere il tutto ancora più ancorato alla realtà dei fatti e per questo valido da un punto di vista documentativo, oltre che narrativo. Spiega ancora la Postorino: “Nel 2019 lessi un articolo che parlava dei bambini di Sarajevo portati in Italia nel 1992 per scampare alle bombe. Mi colpì il fatto che per salvarsi avessero perso tutto: identità, lingua, terra, ma soprattutto che per molti anni non avessero più saputo nulla neppure delle loro madri. Li ho cercati, ho parlato con alcuni di loro, sono ritornata in Bosnia, e dopo un anno e mezzo ho cominciato a scrivere un romanzo d’invenzione che parlava dello strappo come dimensione esistenziale ineluttabile”.

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