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“Emigrazioni oniriche”: saggi sull’arte a cura di Giorgio Manganelli
Continua l’opera di pubblicazione degli scritti di Giorgio Manganelli da parte di Adelphi
Più che al rapporto tra parola e opera d’arte – quindi all’aspetto prettamente descrittivo – lo scrittore è interessato al potere dei segni e delle immagini, una forza quasi coercitiva in grado di avvincerci nella propria logica interna. In alcuni casi sono i paradossi a cogliere l’attenzione di Manganelli, come nello scritto sul gruppo statuario del Bernini, L’Estasi di Santa Teresa d’Avila: il parallelismo tra l’estasi mistica e quella sessuale è assolutamente scontato, neppure degno di commento. Lo scrittore si concentra invece sul paradosso spazio-temporale dato dalla santa, già trafitta dal dardo dell’angelo (quest’ultimo con la freccia ancora in mano).
In altri casi Manganelli mette invece in discussione il ruolo stesso dei musei: “l’opera chiusa nella teca del museo è catturata in un lager di squisitezze, viene dichiarata eterna purché rinunci alla propria qualità magica, alla intrinseca violenza, perché accetti di essere bella”. Fino a prendere in esame l’idea stessa del restauro, persino quello della Cappella Sistina: esso sancirebbe infatti la nascita di un nuovo Michelangelo, ancora tutto da scoprire, e la contemporanea scomparsa di quello conosciuto fino ad allora, fatto di tenebre, ombre, polvere depositata nel corso dei secoli.
Potremmo continuare a lungo con altri spassosi esempi di grande originalità, ma ci fermiamo qui per ovvie ragioni di spazio e lasciamo al lettore la gioia di scoprire un’opera letteraria senza eguali in questo campo.