Libri & Editori
L’altra metà dell’editoria: professioniste del libro e della lettura nel '900
Dal 23 al 26 novembre il convegno organizzato da Centro Apice, Università degli Studi di Milano e Fondazione Mondadori
Si tiene dal 23 al 26 novembre 2020 il Convegno di giovani studiose e studiosi promosso dal Centro Apice, dalla Fondazione Mondadori e dal Dipartimento di Studi Storici dell’Università di Milano. È dedicato a L’altra metà dell’editoria. Le professioniste del libro e della lettura nel Novecento.
I relatori e le relatrici si addentreranno, con ricerche originali, nel mondo dell’editoria del Novecento dal punto di vista delle tante donne che hanno lavorato, spesso dietro le quinte, nella filiera del libro, dall’ideazione alla produzione, dalla mediazione alla circolazione, dalla distribuzione alla promozione, fino alla diffusione della cultura libraria e della lettura.
Il convegno, tutto in digitale, si articola in 5 dense sessioni: si comincia lunedì 23 novembre con “Il lavoro editoriale”, attraverso le esperienze di Natalia Ginzburg e Maria Laura Boselli; il 24 novembre si entra nel “laboratorio delle traduttrici” (tra cui Maria Luisa Castellani Agosti e Fernanda Pivano); il 25 novembre si dà spazio al ruolo, rilevante ma spesso dimenticato, delle bibliotecarie come promotrici della lettura e, più ampiamente, della cultura; il 26 novembre mattina, con la sessione “Disegnare il libro”, l’attenzione è rivolta al ruolo delle illustratrici, fondamentali protagoniste della materialità dell’edizione; e infine, nel pomeriggio, ci si addentra nel mondo contemporaneo delle “Militanze femminili”, tra militanza letteraria, impegno civile e attenzione al “gender”.
Il convegno sarà aperto da Lodovica Braida, presidente del Centro Apice, e da Luisa Finocchi, vice presidente della Fondazione Mondadori.
Sarà l’occasione per far uscire dall’ombra figure che a lungo hanno lavorato dietro le quinte delle case editrici, in contatto diretto solo con i libri e i manoscritti, ma la cui competenza è stata preziosa per il successo di tanti autori, collane e prodotti editoriali. Restituire loro la voce è un modo per rendere vitali le carte d’archivio di tante donne impegnate in modo diverso nella diffusione del sapere, patrimonio silenzioso della nostra memoria culturale.
Il convegno si tiene su piattaforma Teams. Per altre informazioni e per partecipare, cliccare qui.
Scrive Roberta Cesana, dell'Università degli Studi di Milano:
"1980. Milano. A Palazzo Reale si inaugura una mostra rivoluzionaria dal titolo L’altra metà dell’avanguardia. Sono oltre cento le artiste esposte per le cure della compianta Lea Vergine (1936-2020), grande critica che non ha mai rinunciato alla militanza e che così scriveva in quell’occasione: «Molte di queste donne hanno lavorato al posto dei mariti, al posto dei fratelli, al posto degli amanti, e molte cose che noi vediamo firmate al maschile sono state fatte da loro».
Queste parole di Lea Vergine introducono con efficacia il tema del Convegno di giovani studiose e studiosi dal titolo L’altra metà dell’editoria. Le professioniste del libro e della lettura nel Novecento, organizzato dal Centro Apice, in collaborazione con la Fondazione Mondadori e il Dipartimento di Studi Storici dell’Università di Milano, dal 23 al 26 novembre. Ai giovani ricercatori e ricercatrici abbiamo chiesto di lavorare sulle tracce lasciate dalle professioniste del libro e della lettura negli archivi del nostro Novecento. Tracce cancellate o semplicemente nascoste? Tracce dimenticate o deliberatamente occultate? Intorno a queste domande, di importanza non secondaria, si muovevano già nei primissimi anni Novanta le riflessioni di Arlette Farge, che nell’introdurre il terzo volume della Storia delle donne in Occidente si domandava se per restituire il famoso “supplemento alla storia” (per dirla con Virginia Woolf) bisognasse riempire ex novo uno spazio bianco o bastasse invece ripassare con la matita nera un disegno sbiadito, di cui nessuno si era mai preoccupato.
Ovviamente la riposta a questa domanda, che sembra retorica, è in realtà molto complessa, e infatti la questione della presenza o dell’assenza delle donne nel mondo dell’editoria apre una serie di possibili percorsi intrecciati, sul piano della storia dell’editoria tout court, ma anche della storia della cultura, della storia letteraria, della storia delle donne e delle professioni. Significa intrecciare, in chiave interdisciplinare, fenomeni storici, culturali, sociali, letterari, con una prospettiva legata agli studi di genere. Ovvero affrontare questioni di notevole ampiezza che, almeno per quanto riguarda la storia dell’editoria – mentre non possiamo più dire lo stesso per la storia della letteratura – si confrontano ancora con l’assenza di studi sistematici e fondativi.
Eppure sono molte le donne che hanno esercitato i loro talenti nelle professioni del libro e hanno lasciato, con il loro impegno e la loro creatività, tracce considerevoli nella storia culturale attraverso i secoli. Si pensi a Christine de Pizan, riconosciuta come la prima scrittrice di professione in Europa, che era a capo di uno scriptorium in cui riproduceva libri miniati molto apprezzati; o a Mary Wollstonecraft, considerata la fondatrice del femminismo liberale, che nel corso della sua travagliata esistenza ha lavorato come traduttrice per la casa editrice Johnson di Londra. Si pensi a Virginia Woolf, che non ha certo bisogno di presentazioni, la quale oltre che scrittrice fu anche editrice per i tipi della sua mitica Hogarth Press; oppure a Sylvia Beach, che con l’aiuto della compagna Adrienne Monnier fondò nel 1919 la libreria parigina più famosa al mondo, la Shakespeare & Company, e fu la prima editrice dell’Ulysses di Joyce quando nessuno voleva assumersi il rischio di pubblicarlo («Al solo sentire il nome di Joyce i tipografi inglesi scappavano come il diavolo davanti all’acqua santa»).
Gli archivi custoditi al Centro Apice restituiscono, al pari, tante storie di donne impegnate nei mestieri del libro, in particolare nel Novecento, il secolo sul quale si appunta l’attenzione del nostro Convegno. Vi è l’archivio di Gina Lagorio, nota come scrittrice e giornalista, nonché per la sua attività politica in gran parte spesa proprio a difesa dei diritti delle donne, forse invece meno nota per il lavoro editoriale che ha svolto nella casa editrice del marito Livio Garzanti, dove ha diretto, dal 1973 al 1984, la collana dei “Grandi Libri”. Ad Apice sono conservate le carte di Silvana Mauri Ottieri, nipote e segretaria di una vita di Valentino Bompiani, autrice del Diario editoriale in cui sono raccontate tutte le vicende che per oltre quarant’anni l’hanno vista impegnata in casa editrice e per altri venti alla Scuola per Librai Umberto ed Elisabetta Mauri fondata dal fratello Luciano. C’è il fondo intestato alla Milano Libri, definita da Umberto Eco, che ne era uno dei numi tutelari, come la libreria delle “tre signore”: Annamaria Gandini, Vanna Vettori, e Laura Lepetit, che nel 1975 fonda a Milano La Tartaruga, la prima casa editrice “al femminile” del nostro secondo Novecento. Ci sono i libri, la corrispondenza e le carte di lavoro di Giovanna Bemporad, che fu raffinata poetessa, molto legata, tra gli altri, a Cristina Campo, nonché traduttrice famosa soprattutto per le sue versioni dell’Eneide e dell’Odissea. E ancora, tra le acquisizioni più recenti del Centro Apice, ci sono la biblioteca e l’archivio di Alba Morino, la quale fu – oltre che studiosa di Sibilla Aleramo (a lei dobbiamo la pubblicazione dei Diari della scrittrice alla fine degli anni Settanta) – praticamente per tutta la vita la responsabile dell’ufficio stampa della casa editrice Feltrinelli, prima a fianco di Giangiacomo (1954-1972) e poi, dopo la tragica morte dell’editore, negli anni della direzione di Giampiero Brega.
Ma l’elenco potrebbe continuare, alla ricerca di altre tracce, magari più nascoste ma non meno importanti: nel fondo intestato ad Antonio Porta ci sono le carte dell’Agenzia letteraria che il poeta aveva fondato negli anni Settanta insieme alla moglie, Rosemary Ann Liedl; nel fondo dell’editore anarchico Giuseppe Monanni si trova continua testimonianza del suo rapporto con Leda Rafanelli, che fu a lungo sua compagna e che insieme a lui avviò la Casa Editrice Sociale nel 1909, nota soprattutto per aver iniziato l’edizione delle opere complete di Nietzsche; nello sconfinato archivio dei due Scheiwiller, Giovanni e Vanni, sono disseminate tracce eloquenti del lavoro che i due editori hanno portato avanti negli anni con le loro Poetesse del Novecento (titolo del volume con il quale padre e figlio si passano il testimone dell’attività editoriale nel 1951): Amalia Guglielminetti, Antonia Pozzi, Cristina Campo, Alda Merini, ma anche Maria Luisa Spaziani, Annalisa Cima, Letizia Fortini, Fausta Squariti, Bianca Garufi, Mary de Rachewiltz, la figlia di Ezra Pound. E ancora, possiamo ricordare Paola Franci, bibliofila, collezionista, insieme al marito, di prime edizioni italiane e straniere di poesia, che sono conservate ad Apice in un piccolo ma ricco fondo bibliografico; e Kathleen Wick, la moglie di Peter Wick, lei esperta legatrice, lui sapiente collezionista di libri illustrati per l’infanzia che in numero di alcune centinaia sono al Centro Apice. Infine, ma non da ultime, Maria Papa, Maria Arpesani, Angiolina Dotti, Coca Frigerio, Daria Guarnati, l’editrice di «Aria d’Italia», il famoso periodico diretto da Gio Ponti.
Insomma, sono tante le donne che hanno lasciato tracce del loro lavoro editoriale nei fondi di Apice e tante sono le professioniste impegnate nei mestieri del libro e nella diffusione della lettura sulle quali si proverà a gettare nuova luce nel corso del Convegno L’altra metà dell’editoria: Natalia Ginzburg, Elsa Morante, Maria Laura Boselli, Maria Luisa (Nini) Castellani Agosti, Fernanda Pivano, Maria e Antonia Ponti, Gertrud Bing, Adriana Ramelli, Henriette Davidson Avram, Anita Klinz, la già citata Daria Guarnati, Fausta Cialente, Loredana Lipperini e altre ancora. Abbiamo cercato di sollecitare e di far emergere ricerche originali e perlopiù condotte su documenti ancora ignoti o scarsamente sfruttati, capaci di offrire prospettive e spunti inediti o di registrare nomi ed esperienze nuove. Proviamo a ripassare insieme con la matita nera il disegno dell’altra metà dell’editoria, certe che potrà rivelare una trama di grande valore storico e culturale".