Libri & Editori

“Magnifico e tremendo stava l’amore” su Audible letto da Sonia Bergamasco

Una grande scrittrice e una talentuosa attrice insieme per raccontare quanto l’amore può essere devastante

di Chiara Giacobelli

C’è un amore che non somiglia a nessun altro, che brucia di passione e si consuma nell’oscurità. Un sentimento che si fa carne e ferita, che trascina con sé il peso del destino e della legge. Magnifico e tremendo stava l’amore, il più recente lavoro di Maria Grazia Calandrone pubblicato nel 2024 da Einaudi, si insinua nel labirinto di una storia vera, scavando nelle pieghe più recondite della violenza domestica e dell’ossessione amorosa. Dopo il successo di Dove non mi hai portata, finalista al Premio Strega, la poetessa e scrittrice torna con un’opera che mescola narrazione e saggio, prosa e poesia, per restituire al lettore una vicenda che ha fatto giurisprudenza.

Per chi desidera immergersi nell’intensità del racconto attraverso la voce, Magnifico e tremendo stava l’amore è disponibile in versione audiolibro su Audible, in esclusiva per la piattaforma. La lettura è affidata all’attrice Sonia Bergamasco, la cui interpretazione restituisce con forza ed emozione le sfumature della scrittura della Calandrone. L’opera si snoda in otto ore e cinquantotto minuti di narrazione, un viaggio sonoro che amplifica la tensione e la liricità del testo.


 

Il romanzo prende spunto da un episodio realmente accaduto. Il 27 gennaio 2004, Luciana Cristallo, dopo vent’anni di soprusi e maltrattamenti, uccide l’ex marito Domenico Bruno con dodici coltellate. Poi, con l’aiuto del nuovo compagno, getta il corpo nel Tevere, ma il fiume restituisce il cadavere e la verità emerge, dando vita a un lungo processo che si concluderà con una sentenza storica di assoluzione per legittima difesa.
La Calandrone non si limita a raccontare i fatti: interroga la giustizia, esplora il confine tra vittima e carnefice, si chiede se la violenza possa mai essere compresa. «Mi è parso allora utile, anzi necessario, rintracciare negli atti processuali le motivazioni umane e legali di una sentenza tanto d’avanguardia» afferma l’autrice, che nel romanzo si immerge negli incartamenti giudiziari per restituire una narrazione che sfida la semplificazione.


 

L’interesse della Calandrone per questa vicenda non è casuale. Il destino sembra ripetersi, con un’eco personale e dolorosa. L’autrice, infatti, è figlia di Lucia Galante, una donna che nel 1965 si tolse la vita nel Tevere insieme al compagno, dopo anni di violenza subita dal marito. Un gesto che avvenne in un’epoca in cui il divorzio non era ancora una possibilità. Da questa coincidenza biografica nasce un’ossessione narrativa, un bisogno di comprendere. «Quando ho cominciato a scrivere il libro ero certissima che avrei parteggiato per Luciana» racconta l’autrice. «Ma leggendo gli atti processuali mi è sembrato di intercettare anche le motivazioni che spingevano Domenico alla violenza». Non si tratta di giustificare, ma di ricercare le radici del male, di interrogarsi sulla possibilità di un riscatto che non è mai concesso.

Luciana e Domenico si incontrano nell’estate del 1982, in Calabria. Lei, diciassettenne, è in vacanza dai parenti; lui, ventitreenne, è figlio unico di un uomo influente del posto. Il loro amore sboccia con l’impeto di una passione assoluta, ma ben presto l’idillio si trasforma in prigione. Si sposano, hanno quattro figli, tuttavia il matrimonio si fa teatro di soprusi e umiliazioni. Domenico è ossessivo, geloso, incapace di accettare il cambiamento; Luciana denuncia, cerca di fuggire, ma poi torna. Perché non se ne va? Perché l’amore, a volte, è una catena più stretta della paura.

Fino all’ultima sera. Un ultimo incontro, una cena, una discussione che degenera. Il coltello sulla tavola. Dodici fendenti. Luciana e il nuovo compagno gettano il corpo nel fiume, ma il mare restituisce il segreto. La giustizia farà il suo corso, tanto che il verdetto sarà sorprendente.
Magnifico e tremendo stava l’amore non è un semplice romanzo di cronaca: è un’indagine psicologica e sociale, un’opera che si muove tra il reale e il lirico. La Calandrone alterna prosa e poesia, documenti processuali e introspezione, per creare un tessuto narrativo che avvolge e sconvolge.


 

«Quel calore d’ottone bruciato che saliva dai lati del tuo corpo, dove perdutamente io restavo, proprio mentre, magnifico e tremendo, l’amore calpestava i nostri corpi col suo splendore nero».
L’amore, qui, è un campo di battaglia. Non c’è moralismo, non c’è condanna unilaterale. C’è il tentativo di comprendere la violenza, senza giustificarla. Perché l’autrice sa che, per spezzare il ciclo dell’orrore, non basta demonizzare il carnefice: bisogna indagare le radici della sua ferocia.
Un aspetto centrale del romanzo è il modo in cui la Calandrone affronta il tema della violenza di genere. Luciana è una vittima, ma non una martire; la sua storia è quella di molte donne, ingabbiate in relazioni distruttive, incapaci di trovare una via d’uscita.

Il libro non si ferma, però, alla denuncia; riflette sul perché le donne restino, sul perché gli uomini colpiscano. Maria Grazia crede che sia necessario un lavoro culturale profondo, che coinvolga anche la parte maschile: «La rivoluzione femminista ha portato le sue conseguenze: uomini impreparati all’autonomia delle loro compagne, che reagiscono con violenza alla libertà altrui». Ecco perché servono spazi di ascolto, educazione affettiva, strumenti per prevenire il dramma prima che sia troppo tardi.

Maria Grazia Calandrone è una delle voci più autorevoli della letteratura italiana contemporanea. Poetessa, scrittrice, conduttrice radiofonica, collabora con la Rai e con diverse testate culturali. I suoi romanzi precedenti, Splendi come vita e Dove non mi hai portata, hanno ricevuto numerosi premi, confermando la sua capacità di mescolare autobiografia, ricerca storica e riflessione sociale.
Magnifico e tremendo stava l’amore è stato accolto con entusiasmo dalla critica, che ha lodato la sua capacità di trasformare un caso di cronaca in una riflessione universale sull’amore, il possesso e la giustizia. Un’opera intensa, capace di scuotere e di far riflettere, che ci pone davanti alla domanda più scomoda di tutte: cosa si nasconde davvero dentro l’amore?