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Marco Ligabue, Salutami tuo fratello: “I miei primi 50 anni rock’n’roll”
Essere il fratello di Luciano Ligabue non è facile, facendo poi lo stesso mestiere: ma Marco affronta tutto questo con ironia e lo racconta nel suo primo libro
Salutami tuo fratello è il tormentone amato e odiato che ha accompagnato la vita di Marco, il fratellino di Luciano Ligabue, e che è diventato il titolo del suo primo libro. Un resoconto dei suoi primi 50 anni tra rock’n’roll e sogni, uno spaccato di almeno tre generazioni di una famiglia nata in Emilia e fortemente legata a quella terra così tenace, patria della musica, che si è rialzata con coraggio dal terremoto che l’ha colpita nel 2012.
“Per me è stato fondamentale nascere lì” racconta Marco in conferenza stampa. “Ognuno deve fare i conti con la propria terra di origine, ma per me è stato decisivo condividere quei luoghi con artisti come Guccini, Dalla, che non avrebbero potuto fare altro che musica, ce l’avevano nel sangue”.
Una conferenza stampa, moderata da Marco Stanzani, che parte con la musica: Tra via Emilia e blue jeans, una canzone che racchiude un po’ l’essenza di Salutami tuo fratello, raccontando anche l’infanzia, i genitori e il loro locale, il Tropical, come nel primo capitolo del libro, quello “davvero indispensabile” perché “sono nato in una balera, mamma e papà avevano il sogno della musica e hanno potuto realizzarlo solo aprendo quel posto che animava i weekend della zona, mentre io e Luciano abbiamo potuto portare avanti quel sogno facendone proprio la nostra vita”.
Luciano, fratello protettivo, e poi anche padre, dopo la prematura morte di Giovanni. Marco ricambia quell’amore supportando la sua carriera, reclutando spettatori per i primi concerti, gestendo il fan club di un fratello che si trasforma in fretta in un idolo: “Il primo periodo era fantastico, Luciano per le interviste invitava i giornalisti a casa perché mamma Rina era una cuoca eccezionale, e quindi tra cappelletti e lambrusco girava mezzo mondo della musica in casa nostra”.
Una carriera di alti e bassi invece per Marco, come quella volta, in Sardegna, in cui doveva aprire un concerto davanti a 60mila persone che lo fischiavano desiderando solo l’arrivo dell’artista ufficiale. La band avrebbe voluto lasciare il palco, ma lui prende in mano la situazione zittendo tutti: “Ho mezz’ora di concerto, fatemelo fare in pace, poi dopo fischiatemi pure”. E invece, poi dopo, al pubblico piace davvero e raccoglie applausi e sorrisi.
Insomma, Salutami tuo fratello, è anche questo, una storia di tenacia e testardaggine. “Mi sono scelto una strada complicata, ma a me piacciono le sfide. Per esempio, mai avrei pensato di scrivere un libro, non era in programma, ma poi un amico mi ha detto ‘Hai vissuto così tanti eventi, visto tante sfaccettature della vita’, e allora mi sono buttato, partendo un po’ titubante, ma poi è stato liberatorio e mi ci sono appassionato, capitolo dopo capitolo. Sono il fratello di una leggenda della musica, ho tante fragilità e mi è piaciuto tirarle fuori, insieme alla mia forza emiliana.”
“Il capitolo più emozionante è stato quello sulla maratona, perché era una promessa fatta a mio padre che in quei giorni si trovava in ospedale e poco dopo se n’è andato. Proprio alla sua tenacia mi sono ispirato per raggiungere il traguardo.” Una tenacia che si ritrova soprattutto nella carriera: “Mi lancio come cantante a 40 anni, tra la perplessità dei miei amici, un cognome importante con cui confrontarmi, chiunque altro si sarebbe dato al giardinaggio a quel punto, ma io ho resistito”, dice ridendo.