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“Mi limitavo ad amare te”: la recensione del favorito allo Strega 2023

D’altronde, avevano finalmente due figli soltanto perché era scoppiata una guerra dall’altra parte del mare: il loro desiderio più persistente si era realizzato grazie alla sciagura di un intero Paese, grazie a una madre saltata in aria. Affinché una donna senza figli possa allevare il figlio di un’altra, serve una quantità smisurata di sofferenza all’origine. Che la madre biologica sia morta o no, è comunque in corso un lutto.

Da una parte c’è il caso: quello che porta un orfano sulla strada di una famiglia in cerca di un figlio, o che lega due bambini per sempre a fronte di una tragedia condivisa; quello che fa nascere un fratello più timido, insicuro, bisognoso dell’abbraccio materno e dona invece all’altro un carattere indipendente, forte, capace di staccarsi dal passato per guardare al futuro. Dall’altra parte c’è la volontà, ciò che non accade per qualcosa di inspiegabile nelle leggi dell’universo, per un incidente di percorso o per casualità, ma è scelto, nel bene e nel male. Il lancio di una bomba su un orfanotrofio, lo stupro di una donna (o di migliaia), la scelta di abbandonare un figlio, oppure di non farlo, persino il suicidio. La guerra, e ancor più la morte, sono frutto di entrambi. In questa opera notevole che Rosella Postorino ci consegna all’età di 45 anni, già matura come scrittrice e nota al pubblico dei lettori, caso e volontà sono i due fattori fondamentali per determinare gli eventi, come d’altronde si potrebbe dire della vita più in generale. C’è un però che va tuttavia preso in considerazione: come spiegare a un bambino in quali e quanti modi questi due elementi si intrecciano tra loro per generare una tragedia? Come fargli comprendere l’assenza di un genitore, una città distrutta dalle bombe, un dito mozzato, i morsi della fame, le fughe nel cuore della notte? È impossibile farlo, ed è per questo che ogni bambino reagisce a suo modo alle tragedie, ognuno trova dentro di sé le proprie strategie per sopravvivere e per fronteggiare ciò che sente: paura, rabbia, angoscia, frustrazione, incomprensione, incertezza, senso di precarietà, o di estraniamento, o di non appartenenza, o magari tutte queste cose insieme.

Mi limitavo ad amare te
 

Mi limitavo ad amare te trova la sua grandezza proprio nella capacità di intersecare tra loro storie simili ma non uguali, nell’ambientazione della guerra che colpì la Bosnia-Erzegovina a partire dalla primavera del 1992. Facendo lavorare la fantasia attraverso personaggi inventati ed episodi di immaginazione, la Postorino tiene lo sguardo puntato su un fatto storico reale, che riesce qui a raccontare con estrema lucidità, ampiezza di vedute, ponendosi dal punto di vista dei più piccoli senza mai risultare stucchevole. La guerra è solo l’inizio di un percorso che implica molti più aspetti di quanti siamo soliti prendere in considerazione quando scoppia un conflitto bellico: i ragazzini di questo libro, infatti, hanno in comune la sorte di essere stati caricati su un pullman diretto in Italia, mentre nel loro Paese esplode la follia umana. Ma quale sorte li aspetta nel luogo in cui arriveranno, sradicati dalla propria terra, dalle case in rovina, dalle madri disperse, dai padri al fronte, dalle sorelle sotto shock?

Omar, Nada, Danilo e Sen, insieme a un altro gruppo di bambini che non hanno ancora raggiunto l’età dell’adolescenza ma non sono nemmeno così piccoli da non capire che cosa accade attorno a loro, sono i protagonisti di questa complessa, sfaccettata e commovente storia a più voci, che ha inizio nella Sarajevo martoriata dalla guerra e ha fine soltanto con il passaggio del testimone alle nuove generazioni (se poi davvero una fine possa esistere). In mezzo, il lungo viaggio dalla Bosnia verso una terra ignota, di cui non conoscono nulla: la lingua, le abitudini, il clima, le regole basilari. Sembrerebbe una via di salvezza, invece non si rivelerà tale per tutti, perché se c’è chi è pronto a gettarsi il passato alle spalle, c’è anche chi a quelle origini è saldamente ancorato e non può vivere senza.

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