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Roulotte rosa, strade blu. L'America a colori di Guido Mattioni

Uno scrittore importante come Roberto Cotroneo ha detto di lui: “È un americano che scrive in italiano, è un Hemingway che ha letto McCarthy, è un domatore di parole con leggerezza.” E conclude lapidario: “Scrive come pochi sanno scrivere”.
Questo “americano” si chiama Guido Mattioni. È in realtà italianissimo, udinese trapiantato a Milano, giornalista di lungo corso scoperto da Indro Montanelli, negli ultimi anni si è scoperto una felice vena da narratore e ha dato alle stampe il suo nuovo romanzo, "Conoscevo un angelo" per Ink Edizioni.

Chi ricorda il Mattioni giornalista (soprattutto al Giornale e a Epoca) non avrà difficoltà a riconoscere la sua penna fluida, armoniosa, densa e insieme lieve, nelle pagine dei tre romanzi fin qui pubblicati: Ascoltavo le maree del 2013, Soltanto il cielo non ha confini del 2014 e il recentissimo Conoscevo un angelo. Tutti e tre pubblicati da Ink, una delle sigle editoriali dell'editore indipendente Francesco Bogliari. Tutti e tre accomunati dall'amore per l'America, per il cuore nascosto di questa grande nazione dalle mille contraddizioni e dalle mille attrattive.
Se Ascoltavo le maree si svolgeva a Sawannah, Georgia (di cui Mattioni è cittadino onorario) e Soltanto il cielo non ha confini lungo la border line tra Messico e Texas che sudamericani disperati cercano di varcare come i nordafricani lo stretto di Sicilia, alla ricerca di una vita migliore, l'ultimo romanzo si svolge qua e là per le strade degli States, le strade secondarie, le “strade blu” che ispirarono il meraviglioso omonimo romanzo di William Least Heat-Moon (pubblicato in Italia da Einaudi).

L'io narrante del romanzo è Howard Johnson, figlio di piazzisti che girano l’America su una casa mobile. Lui che sulla strada è stato concepito ed è cresciuto, ha studiato e giocato, ha amato ed è invecchiato, conosce mille storie. Narrano di creature senza radici per scelta, per necessità o per amore della libertà: come Johnatan, l’angelo che spazza le vie di Woodstock lasciando dietro di sé profumo di sciroppo d’acero; oppure Abe, pescatore di granchi che conserva i ricordi in una scatola di biscotti; o ancora Candice e Marilou, estetiste lesbiche itineranti su una roulotte rosa. Ci sono anche Margie, cameriera dagli occhi bellissimi, ma velati da un segreto duro da rivelare; il carpentiere Joshua e il suo basset hound Generale Lee; o Jack e Pat, stagionati cantanti costretti ad andare in scena ogni sera con le giacche cariche di lustrini e un dramma in fondo al cuore. E altre storie ancora. Storie che Howard ama raccontare. Farmatevi ad ascoltarlo. Ascolterete le storie che solo la strada sa raccontare, imprevedibili e bizzarre, piene di curve e scritte sotto dettatura del caso.


“Il vecchio se ne stava là, fermo sul marciapiede della Main Street di Woodstock. Aveva un’espresssione così felice da sembrare in compagnia del mondo. Non so se fu per via della scopa alla quale si appoggiava, o per lo strano berretto che indossava, ma come angelo mi apparve subito un po’ bizzarro. Condizione che peraltro, con il tempo, avrei imparato a considerare ricorrente in chi si ostina a frequentare le strade e i cieli del Vermont. Il fatto è che in quei villaggi dai campanili aguzzi che sembrano saltare fuori dai boschi, proprio come le illustrazioni pieghevoli di certi libri di favole, la bizzarria diventa una dolce malattia che prima o poi finisce per contagiare tutti. Perfino gli angeli.”

Guido Mattioni, Conoscevo un angelo, Ink Edizioni, 2015, pagine 176, € 14.00