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Sharon Stone: "Umiliata da un regista in Italia". Cunnilingus in una scena
Il film in questione sarebbe "L'anno del terrore". Un testimone: John Frankenheimer pretese che l'attore facesse a Sharon un reale cunnilingus, cosa avvenuta
Sharon Stone: "Umiliata da un regista in Italia". Cunnilingus in un scena
Sharon Stone, nella sua autobiografia in uscita: "Il bello di vivere due volte", che uscirà il prossimo 30 marzo, edito da Rizzoli, lancia una pesante accusa. "Anni fa girai un film in Italia, il regista mi chiese di fare una certa cosa e io risposi che le donne non si comportavano più in quel modo. Lui volle sapere perché e io replicai: perché rispettiamo noi stesse. L'unica sua reazione fu: la prossima volta trovati una madre che ti ami". L'episodio raccontato nel libro - si legge sul Messaggero - sarebbe avvenuto sul set di L'anno del terrore girato nella Capitale con la regia di John Frankenheimer nel 1990, prima che Sharon, in quel momento poco più che una sconosciuta, accavallasse le gambe in Basic Instinct diventando così il nuovo simbolo del sex appeal, una superstar, un'icona mondiale.
Il regista americano - prosegue il Messaggero - è scomparso nel 2002 ma oggi parla un testimone oculare di quella vicenda: «Io c'ero», dice Blasco Giurato, il grande direttore della fotografia che 30 anni fa era dietro l'obiettivo di L'anno del terrore, un thriller incentrato sugli anni di piombo tra intrighi e amori. «Ricordo la tensione che si manifestò al momento di girare la scena di sesso tra Sharon, nella parte di una fotoreporter americana, e il protagonista maschile Andrew McCarthy che interpretava un giornalista-scrittore: il regista voleva che lui, divorato dal desiderio, le saltasse addosso e le praticasse un cunnilingus prima di sbatterla sul letto, ma l'attrice si opponeva sostenendo che nella sceneggiatura quella sequenza era molto più blanda. Il regista e Sharon si chiusero a discutere in una stanza, poi uscirono e ricordo che lei accettò di girare quella scena proprio come voleva Frankenheimer. Ma il risultato, sullo schermo, non ha niente di morboso o di inutilmente esplicito, tutto è più suggerito che mostrato.