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Simone De Beauvoir, il fiore di Parigi
In un libro il percorso che ha portato Simone a decidere di essere Simone De Beauvoir
Il fiore di Parigi, Caroline Bernard tradotta da Maria Carla Dallavalle per edizioni Tre60
La filosofia, il femminismo, la scrittura, l’insegnamento… Simone De Beauvoir è stata tante cose, una donna che ha lottato per i diritti di tutte le donne, che ha compiuto scelte rivoluzionarie per renderle normali alle altre donne.
Oggi le ragazzine hanno a disposizione diversi modelli di donna da cui farsi ispirare ma ai tempi di Simone la donna esisteva in quanto moglie e madre, quelle che non si sposavano venivano guardate con sospetto e istruirsi andava bene ma fino a un certo punto, troppa istruzione rendeva “brutte”. In questo contesto le scelte di vita di Simone risultano ancora più coraggiose e il libro di Caroline Bernard, Il fiore di Parigi, racconta il percorso che dall’adolescenza ha portato Simone a decidere di essere Simone De Beauvoir.
La narrazione prende il via dalla primavera del 1927, quando l’adolescente Simone è in rotta con il padre che la considera troppo “brutta e povera” per trovare marito, che la vorrebbe lontana dai libri e più impegnata a curare il proprio aspetto fisico.
Ma Simone ha altri piani e decide di iniziare a scrivere un diario, “una conversazione con sé stessa per capire meglio cosa voleva dalla vita e come poteva ottenerlo”. E Simone ragazza vuole fare proprio questo: scrivere e cercare il proprio tono narrativo nella lettura degli altri scrittori, attività a cui dedica “ogni minuto del suo tempo libero”.
Fino all’estate del 1929, quando l’incontro con il “misterioso Sarte” le sconvolge il cuore e la mente, e in meno di quattro settimane si ritrova a pensare sempre a quell’uomo “che la sapeva ascoltare e la prendeva sul serio qualsiasi cosa dicesse”, cosa rara per una donna, soprattutto all’epoca. Un uomo che le insegna a non mentire più a sé stessa.
Sarte e De Beauvoir nel 1968, foto LaPresse
Con lui Simone rivoluziona la propria vita, partendo dal rifiuto dell’amore convenzionale e del matrimonio borghese, per scegliere una relazione aperta che li farà essere oggetto di scandalo per la società dell’epoca. Dagli inizi idilliaci di un amore libero più facile da teorizzare che da praticare, al duro scontro con la realtà, Simone sperimenta passioni, gelosie, insicurezze, paure ed ebbrezze, fino allo scoppio della Seconda guerra mondiale, che sconvolge i piani di tutti.
Sarte che viene arruolato, l’ascesa di De Gaulle, l’incontro con il nazismo si mischiano con la frustrazione personale di non riuscire a diventare la grande scrittrice che vorrebbe essere. Ma poi finalmente Sartre pubblica il suo primo romanzo, La nausea, a lei dedicato, divenendo "l’astro nascente della letteratura francese", la guerra finisce e il ritorno alla normalità vede la coppia dedicata alla scrittura, ai libri e alle riviste, con la loro fama in crescita fino a “essere sulla bocca di tutti”, ammirati e inseguiti dai fotoreporter ma anche invisi a molti. Ai conservatori per il loro “stile di vita immorale e poco cristiano” ma anche ai comunisti che li accusavano di “tradire il marxismo”.
In un turbinio di studi, esperienze e incontri, anche amorosi, Simone mette a fuoco quello che dovrà essere il nodo del suo libro: per l’uomo la donna sarà sempre l’altro sesso. Riflette su questo, Simone, fino a che non ha l’intuizione della vita: donna non si nasce, si diventa.
Prende vita da qui Il secondo sesso, opera esistenzialista per eccellenza, che Simone inizia a pubblicare a puntate nel 1949, e che diverrà un testo imprescindibile per tutte le femministe e gli attivisti della parità di genere, pur tra le numerose “secchiate di fango che le riversarono addosso” i detrattori.
Il fiore di Parigi ci racconta Simone prima di tutto questo, chi era, cosa pensava, cosa sognava e quali sono state le scelte e le motivazioni che l’hanno portata a essere Simone De Beauvoir, molto più de “la donna al fianco di Sartre”, come è spesso ricordata. Un’etichetta che non rende giustizia a una personalità immensa, pur con i suoi lati oscuri, ma neanche all’immenso amore con Jean-Paul Sartre.
Dopo una vita insieme, quando lui morì nel 1980 i necrologi la menzionavano appena. Quando lei morì, nel 1986, i necrologi menzionavano tutti Sarte. L’attualità di questa disparità di trattamento ci fa comprendere quanto ancora è necessario studiare e conoscere a fondo l’opera ma soprattutto la vita di Simone De Beauvoir.