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Totò Cuffaro ha veramente favorito la mafia? Il nuovo libro di Simone Nastasi
Totò Cuffaro adesso è un uomo libero. A ventiquattro ore dalla scarcerazione è ritornato nella sua Raffadali, accolto da un codazzo di persone, le stesse che lo hanno tanto atteso per quasi cinque lunghi anni. Ha pagato così il suo conto con la giustizia che lo aveva condannato definitivamente in Cassazione il 22 gennaio del 2011 per rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento aggravato alla mafia.
E lo ha accolto anche un nuovo libro “Cuffaro tutta un’altra storia – La verità sul processo al presidente dei siciliani” edito da Bonfirraro e scritto dal giornalista romano Simone Nastasi, in tutta Italia nelle librerie indipendenti e in tutte le librerie Mondadori, che rilancia molti dubbi sulle tesi dell’accusa, raccontando i passaggi più importanti che hanno scandito, come recita il lungo titolo, l’intera vicenda dibattimentale del «primo condannato della storia politica italiana a scontare in carcere una pena così lunga».
Al di là del nome del personaggio, che in questo caso è senza dubbio risonante, il libro si muove su un campo minato che è quello della ricerca di una “giustizia giusta” in uno stato di diritto come l’Italia e mette in luce come, probabilmente, in tutta questa vicenda sia stata calcata un po’ la mano sulla gravità dei reati imputatigli. Un saggio acuto e agile, dall’andamento a spirale, con i concetti accennati prima e approfonditi poi, che, alla luce anche delle ultime dichiarazioni di Totò Cuffaro all’uscita da Rebibbia, abbandona subito la presunzione di essere detentore di assolute verità – a dispetto del titolo provocatorio – ma che induce il lettore a porsi, sempre e comunque, delle domande da cittadino libero.
L’autore, dunque, utilizzando come principale fonte di informazione gli atti processuali, ha posto in evidenza tutte quelle stranezze e quelle ambiguità che hanno caratterizzato il processo all’ex governatore, accusato di essere una delle “talpe” che tra il 2001 e il 2003 avrebbero rivelato notizie riservate agli allora indagati per associazione mafiosa, Giuseppe Guttadauro e Michele Aiello.
Nel libro si dipanano per intero i passaggi storici, dall’inchiesta “Talpe alla Dda” fino ad arrivare alla controversa questione della “prova regina”, ovvero la trascrizione di quell’intercettazione ambientale “Ragiuni avia Totò Cuffaro” che è per Nastasi uno degli elementi sul quale si concentrano i “dubbi maggiori”. «Perché così tanti consulenti? E perché per due periti la ricezione della microspia risulta poco udibile? Ma, soprattutto, Cuffaro avrebbe realmente fatto parte di quell’area grigia nella quale, come si legge nella sentenza di primo grado, “opera indisturbato un intreccio perverso tra interessi politici, economici, affaristici e mafiosi”»?
Dubbi, interrogativi, testimonianze, interviste esclusive e quant’altro, arricchito dalla prefazione del giornalista d’inchiesta Guido Paglia, direttore de L’ultima ribattuta, e dalla postfazione dell’avvocato ed ex parlamentare Mauro Mellini, autore de Il partito dei magistrati (Bonfirraro ed.).