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Zaccaro: “Ermanno Olmi amico e maestro, ho ancora l’istinto di chiamarlo”
Intervista al regista Maurizio Zaccaro a tre anni dalla morte di Ermanno Olmi, a cui ha dedicato il libro “La scelta”
Umanamente com’era?
Amava la convivialità. Stare con gli altri, parlare, soprattutto ascoltare quello che avevano da dire, da proporre. Oggi invece si tende sempre più a farsi ascoltare, a gridare, a imporre la propria idea anche se palesemente sbagliata. Uno dei più importati insegnamenti di Olmi è stato proprio questo: “Lasciate parlare prima gli altri, poi fate vostro quello che hanno detto e infine, se avete qualcosa da dire, ditelo.”
Cosa è orgoglioso di aver mutuato dal suo modo di fare cinema?
Pur avendo lavorato molti anni con lui ho sempre cercato di evitare di emularne lo stile. Sarebbe stato terribile essere dal punto di vista stilistico “un piccolo, incompiuto Olmi”. Questo non vale solo per il cinema ma per tutti i mestieri.
Olmi ha dovuto affrontare la prova dura della malattia, è stato d’esempio anche in quello?
La malattia di Ermanno è stata un prova durissima non solo per lui ma anche per tutti quelli che gli erano vicino. Purtroppo per questo motivo , ad appena tre giorni dall’inizio delle riprese di un film “Ragazzo della Bovisa” ci siamo dovuti fermare e il film poi non si è più fatto. Un vero peccato perché sarebbe stato un altro capolavoro. Ora è diventato libro. Ma la letteratura è un’altra cosa.
L’amicizia è il fulcro del suo libro dedicato al grande collega, è un sentimento più forte dell’amore. Si sentirebbe di affermarlo alla luce delle sue esperienze di vita?
La mia amicizia con lui, durata più di quattro decadi, non solo è stata importante dal punto di vista professionale ma anche determinante per come poi si sono sviluppate certe scelte fatte. Stare vino a Olmi non voleva dire solo stare alla bottega di un grande maestro ma soprattutto sviluppare insieme molti, bellissimi progetti. A volte li abbiamo realizzati, altri no ma anche quelli è come se esistessero: splendidi viaggi nell’utopia.
Olmi provò a dissuaderla dall’accettare i lavori di regie televisive, per sventare l’ipotesi che la fagocitassero. Si è pentito di non aver accolto quel consiglio?
Per me non c’è mai stata una marcata differenza fra fare cinema o televisione. Diciamo che questo è un pregiudizio tipicamente italiano anzi, decisamente provinciale se confrontato con quello che succede all’estero, soprattutto in Inghilterra e Stati Uniti. Del resto cosa deve fare un regista se non fare appunto il regista? A questo proposito c’è una lucida dichiarazione di Orson Welles “Io sono un pendolare. Vado dove c'è del lavoro, come un raccoglitore di frutta. Tutto ciò di cui ho bisogno sono un sorriso d'incoraggiamento ed una proposta, ed arrivo subito, col primo aereo.”
I progetti non realizzati insieme contano come quelli realizzati?
A volte i progetti non realizzati portano con sé un valore incommensurabile. Quello di un’idea che vivrà per sempre nella nostra mente. Non averli realizzati non è mai colpa dell’autore ma dei cuori aridi chi non credono nelle potenzialità del progetto. Purtroppo il cinema deve fare i conti con troppa gente, con troppi interessi. Tutte cose che limitano la libertà d’espressione.
A Olmi pensa di aver detto tutto quello che doveva mentre era in vita?
A tre anni dalla sua scomparsa ogni tanto mi viene voglia di fargli una telefonata. Da qualche parte il telefono dovrebbe pur suonare, un po’ come l’inizio di “C’era una volta in America “. Ecco, più o meno così. E dopo tanto squillare m’immagino Ermanno che avvicinandosi all’apparecchio dice: “Chi è che rompe le scatole fin quassù, si può mai stare in pace” E allora sorrido, come abbiamo sempre fatto insieme, perché quello che non è mai mancato è stato appunto il reciproco divertimento, sia sul lavoro che nella vita.
Pensando all’al di là, all’ipotesi che non troverà nessuno, lei come si sente?
C’è quella bellissima scena nel film dei Coen “La ballata di BusterScruggs” dove al pistolero colpito a morte spuntano le alucce e vola in cielo a suonare l’arpa. Ecco, io l’al di là me lo immagino così, come un cartone animato. Olmi invece diceva sempre: “Sono proprio curioso di vedere chi incontrerò una volta passato il confine.” Chissà se ha mai incontrato chi ha sempre desiderato incontrare. In ogni caso spero di sì.