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Nardella e il selfie con Ferragni: la sinistra si allea con Chiara...

Il Sindaco Nardella accorre per una "selfie opportunity" con Chiara Ferragni: ecco perché lei e Fedez incidono più dei politici tradizionali

Chiara Ferragni e Fedez corteggiati dalla politica: i Ferragnez parlano ai giovani, i partiti no

Dario Nardella è il sindaco di Firenze, una delle città più belle del mondo. Fa pertanto una certa impressione vederlo accorrere, come un fan qualunque, per una selfie opportunity con Chiara Ferragni. Per carità, nessuna rigida paramoralistica: anzi, è bello vedere i politici che scendono dall’iperuranio nel quale spesso paiono vivere per mischiarsi con le cose che interessano noi comuni cittadini, influencer compresi.

Oltretutto Chiara solo la scorsa estate ha dato un impulso notevole alle visite agli Uffizi (e in altri musei) con il semplice atto di un selfie davanti alle opere d’arte che, seppur già incantevoli di loro, hanno tratto grande giovamento dall’apparizione sui canali social di quella che è un’autentica “Regina Mida” della comunicazione: tutto quello che tocca diventa oro.

Ed è per questo che al suo cospetto si è ormai formata la fila di persone e aziende che anelano a farsi appoggiare sulla fronte la salvifica mano di Chiara. Valga per tutti la saggia decisione di Diego Della Valle (un altro che ha contribuito a rinverdire l’immagine di Firenze, attraverso il calcio) di inserirla nel CdA di Tod’s.

Ovviamente, tra chi sogna di ricevere la benedizione di entrambi i Ferragnez c’è anche la politica, che sta attraversando una fase di notevole impopolarità, schiacciata come un vaso di coccio tra le urgenze di un Paese ferito al cuore dal Covid e la cessione del potere al governo dei presunti migliori. Non solo Chiara, ma anche Fedez sono ormai diventati dei punti di riferimento anche per la politica e in particolare per un centrosinistra alla costante ricerca di bandiere da sventolare.

I motivi sono fin troppo facili da capire: non solo sono capaci di prendere posizioni nette in modo determinato (si veda la battaglia del rapper per il DDL Zan), ma sono anche in grado di parlare ai giovani. Una qualità, quest’ultima, che richiede qualche precisazione. Mentre tutte le analisi sociologiche ci dicono che i partiti (tutti) sono sempre meno capaci di interloquire con gli Under 35, ben altra realtà è quella degli influencer, che cavalcano strumenti e piattaformi ancora piuttosto oscuri alla maggior parte di noi figli del millennio precedente e soprattutto con una credibilità ampiamente riconosciuta.

È facile comprendere come entrambi non si possano più considerare “solo” la porta di accesso all’ambito target giovanile. Chiara, pur essendo lei stessa ancora un’Under 35, è un’imprenditrice a tutto tondo, che iniziando la succitata avventura con Tod’s si sta misurando con la realtà di un brand che si rivolge a un pubblico decisamente diverso dal generico “universo dei giovani” che molti continuano a guardare come se fosse composto da animali nelle gabbie dello zoo.

Ben diversa è la capacità di interpretarne i cambiamenti di umore che ha anche Fedez, come dimostra proprio la sua conversione sul tema dei diritti civili. Si è molto discusso di alcune “barre” di sue vecchie canzoni, contenenti frasi decisamente imbarazzanti sui gay e che ancora oggi lo fanno guadagnare. Non avendo intenzione di fare processi alle intenzioni, non possiamo che accettare la sua spiegazione: Federico è cambiato crescendo, così come è cambiata negli ultimi anni la sensibilità sul tema. Ed è positivo che noi uomini ci si rimetta in discussione, abbandonando certi errori del passato.

Ha perfettamente ragione lui. Un po’ più difficile è invece cambiare atteggiamento da parte di chi, specialmente nel campo progressista, ha sempre guardato con un po’ di sufficienza tutti questi fenomeni: la giovane influencer che diventa ricca facendo non si sa bene cosa (cosa che invece è una dote), il rapper disimpegnato e più in generale tutto ciò che riguarda i giovani.

Quando si prova ad avvicinarli con strumenti tradizionali, si rischia di sbattere il muso contro il muro: lo ha capito bene Enrico Letta, visto il rapido affossamento della sua proposta di investire sulle nuove generazioni i proventi di una tassazione inasprita solo per i più ricchii. Anche per questo, provare strade nuove pare una necessità ineludibile. E la strada dei Ferragnez appare veramente lastricata d’oro.