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Alphabet, società nel paradiso fiscale. E Wall Street applaude Google
Nuova struttura, vecchie abitudini. Alphabet segue le orme di Google e sfrutta quel paradiso fiscale in mezzo agli Usa che risponde al nome di Delaware.
Lo staterello americano attrae da anni le multinazionali grazie ai suoi trattamenti di favore. Dal 2003, Google è una società registrata in Delaware. Lo è, dal 10 agosto, anche Alphabet. Nessuna sede, né edifici con il marchio Google (quelli sono a Mountain View) ma una semplice “casella di posta”, ospitata dalla Corporation Service, società che offre ospitalità al 90% delle 500 corporation più grandi del mondo.
Passare dal Delaware significa non pagare tasse statali ma solo federali. Un incentivo raggiungibili a basso costo: si stima che porre la sede sociale in Delaware costi circa 400 dollari l'anno. Cifre ridicole se confrontate con il giro d'affari di Google. Che così riesce a pagare in tasse appena il 19% dei propri ricavi. Una percentuale che si riduce al 7,4% per gli incassi registrati fuori dagli Usa. Un affare. Che Big G ha sfruttato registrato in Delaware 14 controllate. E adesso anche la “scatola” Alphabet.
Eppure la nuova organizzazione societaria di Google incassa la fiducia delle borse e degli analisti proprio in virtù di una “maggiore trasparenza”.
Wall Street applaude Alphabet
Il titolo di Big G ha avuto un balzo del 4,27% in una sola giornata. Ha sfondato quota 660 dollari per azione ed ha continuato a correre (+1,27%) anche nelle contrattazioni del dopo-borsa.
Non si tratterà di un fuoco di paglia. Gli analisti hanno benedetto Alphabet con una pioggia di buy e outperform. In altre parole: l'attuale valore del titolo di Google è destinato a crescere. Con un target dagli 850 dollari di Stifel ai 620 di Pivotal Research Group (uno dei pochi a raccomandare un hold piuttosto che un incremento della posizione).
La buona accoglienza di Alphabet si nota scorrendo le opinioni degli analisti finanziari raccolte da Bloomberg.
Cowen and Co., uno dei più entusiasti, ha alzato il target price da 775 a 840 dollari e definito la nuova organizzazione societaria “costruttiva” perché contribuirà ad “aumentare la trasparenza”. Una tesi sposata anche da William Blair e Cantor Fitzgerald.
Deutsche Bank ha incrementato il target price da 780 a 840 dollari perché convinta che la nuova era di Google sia “solo all'inizio”. Stifel ha alzato il rating a buy e il target price a 850 dollari perché Google “ha dato agli investitori esattamente quello che chiedevano”.
Più prudente Goldman Sachs, che si ferma a rating Neutral e target price inchiodato al livello attuale del titolo (660 dollari). La mossa “è positiva” ma ancora “poco chiara”. Il giudizio più dubbioso è quello di Pivotal Research Group, che fissa il prezzo obiettivo a 620 dollari con un rating Hold. È vero che Alphabet porterà “più trasparenza”. Ma “non è ancora chiaro ciò che questo comporterà”.
“Google vuole diventare un Stato”
Ufficialmente, la nascita di Alphabet è arrivata per consentire a Google di concentrarsi sul web, dando allo stesso tempo più spazio alle attività lontane dal core business originario. Google diventa una piovra con tentacoli che, potenzialmente, possono abbracciare ogni ambito della vita. È la tesi dell'economista Pascal Perri che, intervistato da Le Figaro, afferma senza mezzi termini che la nascita di Alphabet “testimonia la volontà di onnipotenza di Google”. Una scelta che fatta con piena consapevolezza. Perché un gigante di questo tipo “potrà presto essere più potente degli Stati nazionali”. A meno che non lo sia già.
Tutti gli uomini (e una donna) di Alphabet-Google
La nuova struttura sposta il faro da Sergey Brin e Larry Page verso nuove figure. Brin sale nella piramide societaria e diventa presidente di Alphabet. Page sarà il ceo. Il timone, quindi, resta saldamente nelle mani dei fondatori.
L'uomo del giorno è Sundar Pichai, il nuovo ceo di Google. Nato a Madras, 43 anni, è entrato in Google nel 2004. Curioso (ma non casuale) che i passi (indietro o di lato) dei fondatori di Google e Microsoft (con Satya Nadella) abbiano dato spazio a manager indiani. Pachai è l'uomo responsabile di Androdi e, da 10 mesi, di tutti i prodotti Google.
Altra figura chiave è quella di Ruth Porat. La direttrice finanziaria di Google fa il bis e assume la stessa carica anche in Alphabet.
@paolofiore