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Amarcord, la tv vintage di Rainews24 che ci ricorda un’italia che non c’è più

Di Klaus Davi  

 

Negli ultimi giorni hanno avuto molto risalto il film «Il Traditore» e il suo successo al Festival di Cannes. La pellicola di Marco Bellocchio, con uno straordinario Pierfrancesco Favino nel ruolo di Tommaso Buscetta, narra la storia del pentito di Mafia e collaboratore di giustizia che fece crollare il castello di carte di Cosa Nostra. Quello che il pubblico più giovane probabilmente non ricorda, è che un mostro sacro della tv come Enzo Biagi portò sul piccolo schermo proprio Buscetta, in un’intervista che fece la storia della Rai. L’intervista, trasmessa nell’88, fu realizzata quattro anni prima della tristemente nota «Strage di Capaci», in cui perse la vita un eroe come il magistrato Falcone. In occasione dell’anniversario, il 23 maggio, Rainews24 ha risposto l’intervista di Biagi sul piccolo schermo, nel corso dell’operazione «Amarcord» che la redazione sta portando avanti da qualche anno. «Amarcord» è un piccolo gioiello della squadra guidata da Antonio Di Bella – direttore di Rainews24 – e nasce con l’idea di riportare in televisione, ai giorni d’oggi, i grandi protagonisti del giornalismo Rai. Ma non solo: i servizi vintage riguardano anche i protagonisti della cultura, dello spettacolo, della politica e, più in generale, della società italiana tra la fine degli anni ’60 e la fine degli anni ’80, con la convinzione che mantengano ancora oggi una grande attualità e una grande fascinazione sul pubblico. Il format è particolare, in quanto la redazione trasmette documenti storici senza commenti e senza contestualizzarli, effettuando solo piccoli tagli per adattarli ai tempi televisivi. Pochi minuti, la sola indicazione della data e una breve didascalia sul tema trattato. Quello che fa «Amarcord» è cristallizzare alcuni momenti storici della tv di Stato, rendendoli fruibili sia a chi non era ancora nato all’epoca, sia a chi ritrova tutt’ora un punto di riferimento nelle figure emblematiche del passato. Ovviamente l’intervista di Biagi a Buscetta è una delle puntate più coinvolgenti, ma non mancano altri esempi davvero rilevanti, come l’inchiesta del compianto Giuseppe Joe Marrazzo su Rocco Gatto, un mugnaio comunista  ucciso dalla ‘ndrangheta a Gioiosa Jonica perché rifiutatosi di pagare il pizzo (1977). Oppure l’intervista di un’istituzione come Fernanda Pivano a un artista influente come Jack Kerouac (1966). E ancora, sempre del ’66, una toccante intervista a Giangiacomo Feltrinelli sul mestiere dell’editore, trasmessa nel giorno dell’anniversario della sua morte, il 14 marzo scorso.    

 

L’esperimento di Di Bella e della sua redazione ha un grande merito, quello di ricordarci com’è cambiata l’Italia tra gli anni del boom economico e il ’68, fino ad arrivare agli scossoni degli anni di piombo e degli anni ’80, passando per l’evoluzione del costume, del lavoro e del ruolo della donna. Tutto ciò, dando risalto a figure d’importanza vitale per la storia del nostro paese come Pasolini, Moravia, Ungaretti e Fellini, solo per citare gli artisti. Senza contare politici dal peso specifico come Andreotti, Craxi e Berlinguer. «Amarcord» si può definire come l’album dei ricordi dell’Italia, che prende forma nella visione che la Rai ha sempre avuto sul mondo. Anche se, forse, questa definizione potrebbe essere riduttiva. Il programma, infatti, ci riporta anche all’epoca della guerra fredda, all’epopea spaziale, al Watergate di Nixon e in tanti altri momenti che hanno cambiato la storia recente dell’umanità.

 

Perché noi ‘grandi’ amiamo la tv ‘vintage’? Facile. Non ci sentiamo affatto rassicurati dal presente. La politica alimenta le paure e le incertezze e i classici punti di riferimento sono crollati. Al tempo stesso ci colpisce la cura e la passione con cui in passato venivano fatti i servizi. Di Bella ha saputo riproporci quella realtà in modo non pedissequo bensi’ fornendoci chiavi di lettura del passato con gli occhi del presente. In qualche modo una vera e propria operazione ‘terapeutica’ pur mantenendo tutto il rigore dell’informazione tradizionale. 

 

«Amarcord» è la tv vintage che piace e che ci aiuta a ricordare, perché senza un occhio ai grandi eventi del passato e, soprattutto, ai grandi protagonisti della storia, non c’è futuro.