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Angelo Panebianco tenta inutilmente di gufare il governo giallo - verde
Panebianco fa analisi fuori tempo per tirare acqua al suo mulino. Ma la gente non ci casca
Angelo Panebianco c’ha la fissa anti-sovranista ed oggi ha ammollato un altro editorialone.
Per carità, ognuno c’ha le fisse che vuole o, sarebbe il caso di dire, le fisse che si merita e questo caso non fa certo eccezione.
Però Panebianco è un professore universitario ed editorialista del Corriere della Sera a cui il più importante quotidiano italiano ha appaltato uno spazio fisso in prima pagina e quindi, possiamo dedurre che il Panebianco - pensiero abbia un certo impatto mediatico.
Il professore è un liberale e forse liberista, probabilmente un libertario (non conosciamo la sua vita privata), ma sembra continuare a non capire che il mondo è cambiato e che dietro la forte spinta sovranista internazionale non c’è il fato o peggio, ma bensì il voto di elettori mondiali “arrabbiati” (eufemismo) per come decenni di politiche neoliberiste hanno ridotto l’economia mondiale e, soprattutto, i loro (e i nostri) portafogli.
Panebianco fa parte ancora della “Casta” doc, quella dei professori universitari a tempo indeterminato. Rappresenta quindi una sorta di fantasma che ormai non trova più rappresentazione nei ruoli professionali attuali. Ecco, lui il posto fisso prestigiosissimo ce l’ha, però se la prende con chi invece il posto, manco quello non fisso, lo vede col binocolo.
E sono questi i comportamenti che “irritano” (eufemismo) l’opinione pubblica mondiale e che danno continuo alimento alla protesta che si estrinseca nei voti a Trump, alla Brexit e al governo giallo - verde di Luigi Di Maio e Matteo Salvini.
Panebianco proietta il suo solito modello mentale di come dovrebbe essere il Parlamento, ma che, purtroppo per lui non è.
Anzi, il professore dà per scontato che sia un nuovo Parlamento ad eleggere il nuovo Presidente della Repubblica nel 2022, ma a quella data sempre se la matematica come si suole dire non è una opinione, ci sarà ancora questa legislatura la cui maggioranza si “prenderà” pure la Presidenza della Repubblica. Succede, caro Panebianco ed il motivo ha un nome dolcissimo che ad un liberale vero dovrebbe mandare in estasi: democrazia.