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Ascolti Tv / Vimeo condannato a risarcire Mediaset con 5 mln di euro

Il portale Vimeo condannato a risarcire Mediaset con quasi 5 mln di euro per 498 video coperti da diritto d’autore caricati sul sito Usa senza autorizzazione

Il portale “Vimeo” è stato condannato a risarcire Mediaset con quasi 5 milioni di euro per 498 video coperti da diritto d’autore caricati sul proprio sito senza alcuna autorizzazione. Lo ha ordinato il Tribunale di Roma, condannando il portale anche al pagamento di quasi 80 mila euro di spese processuali. Dopo la sentenza che la scorsa settimana ha condannato il portale francese “Dailymotion”, sono gli americani di Vimeo a essere finiti di nuovo nel mirino della magistratura. Da quando Mediaset ha scelto di ricorrere alle vie legali per impedire la pirateria online dilagante a danno degli editori - informa una nota - sono stati finora coinvolti dalle azioni 19 diversi operatori digitali tra portali di live video streaming e social network. Tutti i processi hanno finora sempre generato sentenze e provvedimenti cautelari a favore d Mediaset. Nel solo 2019 sono già arrivate a giudizio con esito positivo cinque diverse cause: Facebook, Yahoo!, Dailymotion e le due nei confronti di Vimeo.    In particolare, in quest’ultima sentenza il giudice ha rimarcato che Vimeo è una società che opera «nel business dell’intrattenimento e della pubblicità legata ai contenuti pubblicati» e ha «nella sua disponibilità strumenti tecnici che consentono di ridurre fino al 98% il rischio che vengano caricati contenuti tutelati da diritti d'autore». Le violazioni accertate sono tali che la sentenza impone anche una penale rilevante (5.000 euro) per ogni giorno di ritardo nella cancellazione dei video e ribadisce che la sanzione avrà valore in automatico anche nel caso di eventuali futuri caricamenti del materiale Mediaset non autorizzato.    Vimeo, si legge inoltre nel provvedimento, ha svolto «un’evidente attività di manipolazione» sui contenuti Mediasetdimostrando piena consapevolezza della presenza di materiale illecitamente caricato in violazione del generale «principio di buona fede».