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Cinema, 2 anni senza Mario Cotone. Fece grandi Leone, Tornatore, Bertolucci
Il 10/8/2017 ci lasciava il geniale, generoso produttore de C'era una volta in America, Baaria, L'ultimo Imperatore, La vita è bella e tanti altri cult
Fin dalle prime battute di Effetto Notte di François Truffaut, esempio mirabile di tributo al Cinema premiato con l'Oscar nel 1974, apprendiamo che il produttore di un film "deve restare nell'ombra".
Regola che il produttore Mario Cotone aveva fatto propria, mettendosi anima e corpo al servizio del regista e della pellicola che questi stava girando. Parliamo del genio che produsse capolavori spesso vincitori di Oscar girati - fra gli altri - da Sergio Leone, Giuseppe Tornatore, Bernardo Bertolucci, Roberto Benigni.
Caso ha voluto che Mario Cotone sia scomparso due anni fa il 10 agosto, la "notte delle stelle", e che egli abbia prodotto i film L'uomo delle stelle di Tornatore e La Stella che non c'è di Gianni Amelio, una sorta di cifra della sua professionalità: con il suo trarsi nell'ombra laddove non occorreva mettersi in luce (per parafrasare Dostoevskij), Mario seppe infatti far brillare alla massima potenza le "stelle" del cinema con i quali collaborò nella sua lunga e fortunata carriera.
Oltre che "l'uomo delle stelle", Mario Cotone era però anche "l'uomo dei miracoli", tanto che - come ricorda il regista e sceneggiatore David Grieco in un affettuoso articolo scritto immediatamente dopo la scomparsa dell'amico produttore - riuscì in cimenti impossibili quali procurare dalla sera alla mattina duecento comparse cinesi per il film C'era una volta in America di Sergio Leone e "requisire" con un astuto stratagemma un intero ponte di New York simulando un incidente frontale con un complice, così da permettere al regista di girare una scena altrimenti irrealizzabile. Riuscì anche a penetrare nella Città Proibita in Cina, "dove nessun europeo aveva mai messo piede", permettendo così a Bernardo Bertolucci di girarvi l'Ultimo Imperatore (che poi fece incetta di Oscar). Per La Vita è Bella (gran successo di critica e pubblico e premiato anch'esso con due Oscar), Mario Cotone creò dal nulla una sorta di Cinecittà in Umbria, a Papigno, dove poi Roberto Benigni girò anche Pinocchio. Per Il Mio West di Giovanni Veronesi, il produttore dei miracoli trasferì un'intera riserva di indiani d'America in Val d'Aosta.
Questi sono solo alcuni degli aneddoti che si potrebbero raccontare riguardo alla capacità straordinaria che aveva Mario Cotone di sfidare l'impossibile per accontentare ogni richiesta dei registi, donando loro assoluta libertà di sbizzarrirsi creativamente per dar vita a film rimasti nella storia del Cinema. Capacità straordinaria abbinata a una totale assenza di superbia, come capita ai grandi uomini come lui, che era visionario e al tempo stesso pragmatico, come solo i migliori produttori cinematografici possono essere.
Laddove, nei grandi uomini, vi è assenza di superbia, la generosità non può essere lontana. E infatti, sono pochi a sapere che Mario Cotone - cresciuto in un orfanotrofio e totalmente autodidatta - era capace di mirabili gesti di altruismo. Durante le riprese di Evilenko di David Grieco, girato in Ucraina, ogni giorno Mario si premurava d'inviare in tutta discrezione a sue spese un camion pieno di viveri all'orfanotrofio locale, così come fece sul set di Baaria di Tornatore, restaurando sempre a sue spese l'orfanotrofio Madre Teresa di Calcutta. Per non parlare di quella volta in cui, in Nepal, alle fine delle riprese del Piccolo Buddha di Bernardo Bertolucci in uno sperduto luogo d'indigenza, invitò pagando di tasca propria un'equipe di dentisti per curare le bocche delle tante comparse locali, disastrate dalla povertà. E di questi aneddoti se ne potrebbero citare tantissimi.
Con la scomparsa di Mario Cotone, insomma, il cinema (italiano e internazionale) ha perso un meraviglioso professionista che, dall'ombra della sua umiltà e generosità, ha saputo rendere assai più luminoso il Grande Schermo, e sarebbe opportuno che i registi che a lui devono molto lo ricordino pubblicamente come si conviene, e che il cinema lo celebri e lo premi come egli avrebbe meritato in vita.
Mario Cotone con Tonino Delli Colli