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MediaTech
Clickbait e l'introduzione di reato penale per i siti bufala

Chiunque, con artifizi o raggiri, inducendo taluno in errore, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da euro 51 a euro 1.032

L'art. 640 del codice penale che disciplina la truffa dovrebbe essere adottato ai casi di clickbait dei siti bufala. Il Clickbait è un termine che indica un contenuto web il cui scopo è quello di attirare il maggior numero d'internauti, avendo come scopo principale quello di aumentare le visite a un sito per generare rendite pubblicitarie online. (Wikipedia)

Se questo modo di ottenere denaro è legittimo se usato per testate e blog che assolvono alla funzione di informare i cittadini, ben poco di leggittimo c'è per quei siti che sistematicamente diffondono notizie false.

Attenzione, qui ci vuole una precisazione. Per bufala indico solo esclusivamente informazioni oggettivamente false, fatti mai accaduti o cose non dette dai personaggi pubblici e non riscontrabili da registrazioni audio e/o video.

Infatti, si può essere contrari alle idee multiculturali della Boldrini (una delle donne costantemente oggetto di bufale), ma non si può riportare in questi blog frasi evidentemente mai dette e che non hanno riscontro

Si può dire di non approvare le politiche di Gentiloni, ma non dire che ha dato un contributo di 900 euro per i possessori di cani con commercialisti contattati dai clienti per sapere quale fosse l'iter.

E non parliamo delle centinaia di notizie sugli immigrati ora molestatori, ora rapinatori di donne italiche. Queste notizie, in maniera virale entrano i tutti i social media e danneggiano, modificandolo, il senso comune dell'informazione.

Se a delle persone vengono attribuite frasi mai dette o pensieri mai esternati, a pagarne le conseguenze sono le credibilità dei politici e dei professionisti di turno e in ultima analisi l'elettorato non più in grado di selezionare la propria classe dirigente.

Sarebbe ora di mettere un freno, con chiusura dei blog che sistematicamente diffondono notizie false al solo scopo di prendere click e fare soldi. E non si dovrebbe demandare ai colossi di Google e Facebook l'onere di provvedere al controllo. Semmai la collaborazione dovrebbe prevedere l'obbligo di congelare i conti pubblicitari dei responsabili di questi blog, a cui fa sempre riferimento un codice fiscale o un conto corrente fino alla totale interdizione dai loro sistemi.

Ovviamente questi bufalari devono poi pagare in sede penale, magari con l'introduzione di un apposito reato specifico.

Antonio Di Gilio

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