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Google, pronta a lanciare la “Netflix” dei videogames

Nome in codice “Project Stream”, il servizio on demand via cloud porterà BigG in un mercato da 136 miliardi di dollari. Sfida a Sony e Nintendo

Google entrerà nel mondo del gaming. Puntando rigorosamente su software, Cloud e connettività. Una nuova fonte di revenue che potrebbe proiettare Big G in un mercato globale che, secondo Idc, vale circa 136 miliardi di dollari e che cresce di anno in anno con un tasso del 15%. L’idea è quella di fare leva sullo streaming, consentendo agli utenti di accedere ai videogiochi da qualsiasi device, senza la necessità di acquistare una console e tanto meno i supporti per i contenuti: una sorta di Netflix per i videogame, insomma. Il servizio per il momento porta il nome in codice Project Stream, lo stesso del prototipo con cui Google aveva già mostrato al mondo la possibilità di giocare ad “Assassin’s Creed Odissey” in alta definizione usando un semplice laptop dotato del browser Chrome. L’offerta – si vocifera – potrebbe comunque includere anche un device, Yeti, che fungerebbe da controller per migliorare l’esperienza d’uso.

Non si tratterà comunque di una partita semplice: quella che è o dovrebbe essere la carta vincente del nuovo servizio è anche il suo potenziale punto di debolezza. Se per contenuti on demand, anche in altissima definizione, l’attuale infrastrutturazione broadband è tutto sommato sufficiente, per contenuti interattivi potrebbe non bastare, anche in mercati evoluti sotto questo profilo. Oltre alla capacità di banda, entra infatti in gioco il tema della latenza e dei tempi fisiologici di elaborazione delle informazioni gestite da remoto. Il limite, però, è evidentemente circostanziato dallo stato dell’arte delle tecnologie di connettività attuali: e non a caso i principali player del mercato del Cloud, da Amazon a Microsoft, dimostrano lo stesso interesse di Google per questa opportunità di differenziazione del business. Tra i tre grandi, però, è Microsoft quella che al momento ha sulla carta le migliori chance per sottrarre ulteriori quote di mercato a Sony (che ha lanciato un’offerta analoga, PlayStation Now) e Nintendo, con le quali compete già sul fronte delle console. Google e Amazon devono infatti anche risolvere il problema dei titoli messi a disposizione dell’utenza: perché un servizio del genere possa davvero decollare, è necessario prima di tutto offrire agli utenti una vasta possibilità di scelta. Lo sa bene chi ci sta provando e chi ha fallito lungo questa strada: attualmente il servizio GeForce di Nvidia dispone di un catalogo da 400 videogiochi, ed è per questo ancora considerato in fase beta. Mentre la startup OnLive ha dovuto chiudere nel 2015 per mancanza di sottoscrittori.

Per provare a giocare ad armi pari una partita che comunque – secondo Idc – inizierà davvero non prima del 2021, Google ha ingaggiato Jade Raymond, che ha costruito la propria carriera presso le software house specializzate in videogiochi Ubisoft e EA, e Phil Harrison, che ha lavorato in Sony come executive vice president per lo sviluppo di PlayStation in Europa.