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La Iena (incubo dei politici) Filippo Roma a tutto campo. Intervista di Affari
Monicelli, Bertinotti, “Boomerang” e un avvertimento ai parlamentari: “Non scappate, vi troviamo lo stesso, meglio arrendersi”. L'intervista di Affaritaliani.it
Mario Monicelli: “l’esperienza più importante della mia vita”
Sulle amministrative: “Governare la Capitale è impossibile. Non vedo statisti all’orizzonte”
Su Green pass: “Vaccini sì, senza remore, ma green pass crea caos, studiato male, così gestito difficile che funzioni”
La “bestia nera” dei politici italiani ci racconta i suoi 51 anni. Laureato in Economia e Commercio, sposato, padre di due figli (21 e 17), Filippo Roma (di cognome e di fatto), poiché capitolino dalla nascita, tutt’altro che estroverso da bambino, a differenza di come abbiamo imparato a conoscerlo dal programma più irriverente della Tv, “Le Iene” - creato e diretto da Davide Parenti - prima di intraprendere la carriera di giornalista d’inchiesta e d’assalto, ha esordito scrivendo un soggetto “Sempre i soliti”, unitamente ad Alessandro Sortino, poi approvato da Mario Monicelli e divenuto cortometraggio presentato nel 1997 fuori concorso al Festival del cinema di Venezia.
Qualche anno dopo è il turno del “Moralizzatore”, indimenticabile cavallo di battaglia di un periodo che lo lancerà nella “bolgia” di Montecitorio. Terminata quest’ultima avventura parte il periodo delle interviste (debutto con Fausto Bertinotti, Presidente della Camera) e – a seguire – delle inchieste “spericolate” e altisonanti (“Ladri di monete”, “Furbetti del cartellino”, etc. etc.) grazie alle quali vince due prestigiosi premi giornalistici; il “Mario Francese” e lo storico “Premiolino”, entrambi per gli scandali (“liste false” e “mancata restituzione con bonifici mai autorizzati”) piovuti sulle teste dell’allora trionfante Movimento 5 stelle. Cinquecento (500!), a tanto ammonta il numero di reportage che portano la sua firma, un’enormità se consideriamo il coefficiente di difficoltà moltiplicato per le improbabili e rischiose modalità.
Tuttavia, per la Iena Roma, le sfide sono all’ordine del giorno, tant’è che tra una fuga e un pedinamento, una lunga attesa e una corsa tra i vicoletti del centro alla ricerca spasmodica del malcapitato di turno, trova anche il tempo di dedicarsi alla sua primordiale passione (che si auspica diventi un giorno lavoro a tempo pieno); la scrittura. Egli è infatti uscito con due opere letterarie, la prima “Diario di una Iena” e la seconda, recente, ancora in giro per le piazze ad essere presentata, “Boomerang”, alias il primo romanzo, d’amore per giunta, nonostante la corazza da assetato combattente che lo contraddistingue da tre lustri. Con lui oggi abbiamo parlato un po’ di tutto: esordi, “attacco” ai parlamentari, Covid, vita privata, speranze, futuro e imminenti amministrative romane, dentro le quali, statene certi, lo vedremo tuffarsi a capofitto, per la “gioia” (non troppa!) dei sonni di Raggi e company.
Come sta l’ “incubo” dei politici?
Bene. Sembrerà strano ma ormai mi sono paradossalmente affezionato a loro. Mi diverto molto ad intervistarli, lavoro, peraltro, che faccio da quasi vent’anni. La politica la vedo come una sorta di palcoscenico dove ogni appartenente incarna una maschera. Al di là di quello che rappresentano, ovvero la collettività, mi piace mettere in evidenza, a nudo, la loro personalità, la loro umanità. Incubo? Direi più uno spauracchio. Ogni volta che mi vedono, a livello intimo, li capisco pure, come biasimarli. E’ una grande fauna, variegata, ci sono quelli che scappano, quelli che ti mandano a quel paese, ma ci sono anche quelli disponibili, che io reputo i più intelligenti, perché il modo migliore per parlare con noi è non scappare. Li ho visti tutti. In questo lungo percorso di vita ho assistito alla nascita di nuove entità, come i 5 stelle (erano gli esordi) e al tramonto dei grandi leader del passato, provenienti niente meno che dalla Prima Repubblica.
Il suo debutto?
Fausto Bertinotti quando era la terza carica dello Stato, Presidente della Camera dei deputati. Era la mia prima intervista, emozionatissimo, avevo appena trent’anni ed ero entrato da poco a “Le Iene”. Ora vado a cuor leggero, ben altra sicurezza. Fu un’intervista abbastanza disastrosa e, oltretutto, davanti ad un mostro sacro della politica. Come Beppe Bergomi e Rummenigge nella finale del 1982. Oggi sono cambiato, c’è sempre la concentrazione come un tempo, anche dopo 500 servizi, ma l’approccio è sicuramente diverso. Le dirò, è anche un divertimento, il che non guasta, anzi, è il motore del mio risveglio mattutino.
Com’è la storia di Mario Monicelli?
Dal punto di vista professionale penso sia la cosa più importante che abbia fatto in vita mia. Scrissi insieme al mio collega e amico Alessandro Sortino il soggetto di un cortometraggio che si chiamava “Sempre i soliti”, diretto poi da Monicelli e proiettato a Venezia fuori concorso nel 1997. Lo abbiamo spedito per lettera (niente posta elettronica all’epoca) e dopo qualche giorno il Maestro in persona mi chiamò a casa. Surreale, impossibile dimenticare quella giornata, stavo a pranzo e rispose mio fratello il quale mi disse “Al telefono c’è Mario Monicelli”. Voi capite che a 27 anni ti prende un colpo. Un’emozione enorme. Colui che ha inventato la commedia all’italiana era dall’altra parte della cornetta. Esperienza unica!
Poi arriva il “Moralizzatore”, con le Iene.
Divertente, faticosissimo, un momento della mia vita estremamente intenso, ma per ragioni di età l’ho accantonato. Era il momento di voltare pagine.
Le sue inchieste hanno vinto il Premo “Mario Francese” e l’antichissimo “Premiolino”. Bei traguardi.
Sì, soddisfazioni non da poco. Il palmares di entrambi la dice lunga. Il “Mario Francese” quando feci l’inchiesta delle firme false del Movimento 5 stelle a Palermo per le comunali, era il 2012. Una grande inchiesta perché ci fu il confronto tra le firme autentiche e quelle “farlocche”. Il “Premiolino” invece fu per i falsi rimborsi, quando scoprimmo che sempre i pentastellati non restituivano parte dello stipendio (come promesso), emettendo l’ordine del bonifico ma non dando poi l’ok alla banca. Sostanzialmente revocavano la distinta. Da tenere ben presente che sia la prima che la secondo sono state fatte nel boom del Movimento, quando era all’apice. Motivo per il quale il clamore mediatico ebbe ampia risonanza.
E poi, oltre al “Diario di una Iena”, arriva anche il primo romanzo “Boomerang”. Ce ne parla?
Uscito nel 2020, ma ci siamo fermati per il Covid, come tutti. Ora sono finalmente riprese le presentazioni. L’ultima di qualche giorno fa è stata a Veroli. Buon riscontro di pubblico, quando sono sul palco lo si evince dall’interesse della platea. Quel che forse incuriosisce forse questa mia doppia anima, giornalista d’inchiesta e all’improvviso narratore. Un libro d’amore, un romanzo sentimentale che ha la formula di un triangolo a 3 vertici. Il primo è il protagonista, Leo, un ragazzo adolescente, sfigato, che non ci sa fare molto con le donne e si rifugia nella lettura. Grande appassionato di romanzi il cui sogno è quello di diventare uno scrittore famoso. Purtroppo però gli manca la cosa più importante, il talento e lui ne è consapevole. Strada facendo incontra Barbara, secondo vertice del triangolo, con cui ha una storia un po’ strana, diciamo tossica, difficile, che finisce male. Egli la abbandona ma è forse quello shock la linfa di tutto. A seguire esce finalmente il suo primo romanzo e diventa uno scrittore famosissimo. Successivamente si imbatte nel terzo vertice, una giovane cassiere dall’aspetto un po’ enigmatico che si chiama Elena. Lui è convinto di aver incontrato l’amore della sua vita, ma non sa che purtroppo l’amara sorpresa è dietro l’angolo. Il resto non voglio svelarlo. Un finale che è – diciamo – particolare.
C’è un po’ di lei in questo libro?
Ah sì. Nella prima parte assolutamente. La mia adolescenza è stata un po’ come quella del protagonista, solitaria, mentre l’intreccio sentimentale è pura fantasia. Tuttavia la parte iniziale – come le dicevo - con la descrizione dell’adolescenza mi appartiene eccome, c’è molta aderenza con il medesimo periodo della mia esistenza.
Andiamo alle amministrative della sua città, Roma. Ce ne vuole parlare? In che stato è oggi la capitale d’Italia
Disastro totale! Non posso negarlo. Grado zero. Punto più basso dal lato dei servizi, delle strade e di innumerevoli priorità. Non voglio dire che la colpa è da attribuire solo alla Raggi, anche, ma questo è il risultato di un processo ventennale iniziato con le giunte precedenti. Lei ha dato il colpo di grazia, questo sì. Inutile poi tentare di rappezzare nelle ultime settimane. Per la prima volta dopo 5 anni si vedono i cantieri, alcune strade vengono rimesse apposto, ma questo ha il sapore, stucchevole per giunta, di una forzata propaganda elettorale. Per governare una città di questo genere ci vuole uno statista di altissimo livello. Amministrare Roma è come amministrare uno Stato. E’ in preda ad una voragine impressionate, per non parlare della criminalità organizzata, ad ogni livello. Una città veramente impossibile. Mai mi candiderei per governarla. Raccontarla sì, tentare di gestirla no!
Come ha vissuto l’anno e mezzo di Covid-19 su entrambi gli aspetti? Personale e professionale.
R. Dal punto di vista personale in chiaroscuro. Scuro per la paura di ammalarmi, per la paura che si ammalassero i miei cari e l’angoscia della situazione generale. La cosa positiva è stato fermarmi per un momento perché in quel mese e mezzo di primo lockdown ho trovato un po’ di pace con la mia famiglia, con i figli. Non li vedo mai per via del lavoro. Ho riscoperto i rapporti familiari. Dal punto di vista professionale sicuramente è stato un grosso problema, perché le Iene fanno interviste a sorpresa e non certo al telefono, ma sul campo, ex. manifestazioni pubbliche, conferenze stampa, inaugurazioni. Il fermo ha reso impossibile intervistare chiunque, politici in primis. Sul lavoro un calvario, non riuscivo a trovarli.
Green pass. Come vede la oramai quasi “obbligatorietà” (non lo è ma come se lo fosse) del vaccino e/o tampone in molti luoghi pubblici? Lei è pro-vax o riserva ancora dei dubbi?
R. Pro vax assolutamente, vaccinato con entrambe le dosi. Personalmente credo alla scienza e voglio fidarmi dello Stato. Anche mio figlio l’ha fatto così come lo farà la sorella. Dire “Green pass” invece è una cosa completamente diversa. Intravedo delle grandi complicazioni per tutti, vaccinati compresi. Si spaccano famiglie e amici. Sì al vaccino ma il Green pass, così come è, a mio avviso, è una norma irrealizzabile. Baristi e ristoratori che diventano pubblici funzionari, non mi sembra il caso. Guardie che controllano all’ingresso. Come verrà gestita? Non sono d’accordo per ragioni pratiche, logistiche, la vedo come una complicazione in più. E da buon italiano le dico che, a breve, prolifereranno anche i “green” falsi. Non si risolve nulla in questa maniera.
D. Progetti futuri per l’autunno e/o l’inverno?
“Iene” sicuramente, dai primi di Ottobre fino a Giugno prossimo e spero il secondo romanzo che ho terminato appena tre giorni fa. Amo questo lavoro. Quando la mattina mi sveglio per andare a fare un servizio è come quando da ragazzino mi svegliavo per andare a giocare a calcio. Divertimento allo stato puro, con tutte le sue fatiche che si tramutano in appostamenti, attese snervanti, sveglie all’alba, botte, cazzotti, malevolenze, fughe, schiaffi. Ma tutto fa parte del gioco, e a me questo gioco mi piace da impazzire.