MediaTech
Media, giornali online: dal 2040 niente più cartacei, ma solo digitale
La profezia di Mark Thompson sulla fine dei giornali cartacei prevista per massimo il 2040
I giornali cartacei sono a rischio estinzione, dureranno al massimo fino al 2040. La previsione proviene dall'uscente amministratore delegato del New York Times, Mark Thompson, che ha stimato in un ventennio il massimo di longevità della carta stampata.
La fine dei giornali cartacei nel 2040
Sarebbe di circa 10-15 anni la data di scadenza dei quotidiani cartacei fissata da Mark Thompson, che come riporta la Stampa, ha commentato: "Resterei sorpreso nel caso in cui le copie di carta arrivassero fino al 2040".
L'ex ad del Nyt lascerà l’incarico a Meredith Levien, che ha guidato il quotidiano a una crescita esponenziale di utenza digitale con un boom di 5,7 milioni di nuovi abbonati, contro i 900 mila abbonati al formato tradizione.
L'obiettivo per il 2025 è stato fissato a quota 10 mln di utenti nel mondo, con una strategia di Thompson: "fondata sugli abbonamenti, che non passi solo dalla carta al digitale, ma soprattutto dalla pubblicità agli abbonamenti, guardando insieme a lettori e mercato".
Stampa, colpo quasi mortale del Covid. In un anno in fumo 1/4 delle vendite
Quasi un quarto delle copie vendute in fumo. Il coronavirus ha inferto un colpo quasi mortale all'editoria tradizionale cartacea che a giungo ha visto crollare le vendite in un anno del 24,6%. Come si legge su www.blitzquotidiano.it, un anno fa le copie vendute furono quasi 2 milioni al giorno. Quest’anno sono scese sotto il milione e mezzo. Covid o coronavirus che sia, la crisi si fa sempre più grave. Se il Governo non fa qualcosa, si realizza il sogno di Grillo e D’Alema: la morte dei giornali.
Non è mai andata così male, in un colpo solo. Questa volta il calo delle vendite non ha toccato solo i giornali sportivi e l’Avvenire, causa chiusura stadi e chiese, ma la quasi totalità delle testate. Il peggio è al Sud. Male il Corriere della Sera, che ha perso l’11%, male Repubblica, che ha perso il 18% delle copie vendute un anno fa.
Le cifre effettive. 164 mila copie per il Corriere (furono 186 mila nel giugno 2019, 204 mila nel 2018); 113 mila copie per Repubblica (141 mila nel 2019, 146 nel 2018). Vien da piangere a leggere (vedete le tabelle qua sotto) i dati di vendita di Messaggero (52 mila copie), Secolo XIX (27 mila), Stampa (74 mila).
Crescono il Corriere delle Alpi di un uno per cento, il Giornale del 5%,il Fatto Quotidiano del 7%, la Verità del 18%. In edicola il Fatto è ancora sotto di 7 mila copie, il 19%, rispetto al giugno del ’18. la bistrattata (dal Fatto) Repubblica è sotto del 27%, il Corriere della Sera del 20%.
Poche migliaia di copie in cifra assoluta. Il Fatto ha venduto in edicola quasi 30 mila copie, altrettante sono state le copie digitali. Tante copie digitali quante, più o meno, hanno venduto Corriere e Repubblica. La Verità è arrivata a vendere in edicola 27 mila copie. Quelle digitali sono state poche centinaia.
Al Fatto esultano per la forte crescita delle copie digitali, cioè del giornali cartaceo trasferito in pdf. Anche se non danno cifre assolute ma solo percentuali, tranne, chissà perché, per Repubblica. Che stravince nel confronto.
Sono state in giugno quasi altrettante che le copie vendute in edicola. Il web è la morte dei giornali ricchi e pasciuti come li abbiamo apprezzati finora. Sia come sia, lo vedremo dai prossimi bilanci. Per ora, il quadro è catastrofico per tutti..
I bilanci del primo semestre 2020 sono una strage. Il gruppo Rcs, editore di Corriere della Sera, ha visto il fatturato scendere, semestre su semestre, da 475 a 319 milioni, il margine operativo lordo da 84 a 7 milioni, il risultato operativo da 58 a 17 milioni, il risultato netto da 38 milioni di utile a 12 di perdita.
Il gruppo Gedi (Repubblica, Stampa e un bel po’ di giornali locali e radio) è passato da 303 a 249 milioni di ricavi, il mol da 24 di utile a 4 di perdita, il risultato operativo da 8 milioni di utile a 20 di perdita. Il tutto poi aggravato da svalutazioni di testate che portano il risultato netto a 120 milioni di perdita.
Brutti numeri anche per Caltagirone editore, passato da 1,6 milioni di perdita un anno fa a 18 milioni quest’anno. Il Fatto non ha ancora pubblicato la semestrale. L’ultimo dato disponibile è del bilancio 2019: un milione e mezzo di perdita su un fatturato di 32 milioni. Con 30 mila abbonati a 6 euro al mese supererebbe il pareggio, a 50 euro sarebbe una piccola miniera d’oro. Se l’edicola regge.