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"Metodo Mieli” per recensire i libri. Il "Vangelo" secondo Filippo Facci
Quando Paolo Mieli impallinò Berlusconi al G7 di Napoli
Nel Vangelo secondo Filippo (Facci) è riportata una chicca gustosa come una gonfia anguria estiva
Non sappiamo se Paolo Mieli abbia particolarmente infierito su Filippo Facci, fresco di esclusione Rai per arditezze erotiche non opportune e quali siano i rapporti tra i due colleghi, tuttavia in questo clima torrido una piccola folata di garrulità giunge salvifica dalla penna avvelenata del secondo che racconta su Libero quotidiano un episodio pungente, ripreso poi da Dagospia e frullato nell’etere mediatico.
Si tratta di come Mieli –a dire di Facci- recensisca i numerosi libri che sempre maneggia con sorniona competenza e con occhi da stegosauro ammaliatore.
Nel Vangelo secondo Filippo è riportata una chicca gustosa come una gonfia anguria estiva.
Si era nell’anno domini 2015, a Perugia, fuori dall’Hotel Brufani, dove il Maestro insegnava la gioia della prassi e della pragmatica dell’umano comportamento a dei giornalisti.
Facci –sembra di capire- era allievo ancorché “straccione”, come lui stesso si definisce.
Fu allora che Il Mahatma della parola insufflata rivelò l’orribile segreto che riguardava l’arte della presentazione dei libri.
“Devi giungere alla presentazione col libro rigorosamente mai aperto, o preferibilmente ancora avvolto dal cellophan, quindi sederti coi relatori e spacchettare il volume di nascosto; ergo, giunto il tuo turno, appoggiare il libro sul tavolo, aprirlo assolutamente a caso e puntare il dito altrettanto a caso su un punto qualsiasi di una pagina, prima di dire seriosamente alla platea: «Mi ha colpito particolarmente questo passaggio, dove vedo scritto che…”.
Gli allievi –racconta Facci- andarono in visibilio.
Paolo Mieli, colui il quale era raccontato dalle bibbie giornalistiche come il Gran Sapiente, il Visir della Cultura, l’alto sacerdote di un basso culto, il Maestro dell’Essere e dell’Apparire, il Kundera di via Solferino, si era rivelato a loro, ipostatizzato nell’umiltà francescana dell’Umbria.