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Pirateria, a rischio 10mila posti di lavoro: ecco quanto costano i "pezzotti"
Ogni anno in Italia vengono compiuti oltre 300 milioni di illeciti e il fenomeno è in crescita anche tra gli under-15
Pirateria, ecco quanto costano i "pezzotti"
È un fenomeno in costante crescita che riguarda più di un under-15 su due: è la pirateria. Nei giorni scorsi Ipsos e Fapav – l’associazione che tutela gli interessi dell’industria dei contenuti, compresi i diritti sportivi – hanno lanciato una fotografia estremamente allarmante della situazione. Partiamo dai dati: sono 315 milioni gli atti di pirateria tra la popolazione adulta, vuol dire che ogni italiano, compresi i neonati, ne compie più di cinque all’anno.
L’incidenza complessiva della pirateria di film, sere/fiction, programmi e sport live rappresenta il 43% delle fruizioni totali. La stima del fatturato perso da tutti i settori economici italiani causati dalla pirateria è di 1,7 miliardi, con 9.400 posti di lavoro a rischio. Una situazione altamente preoccupante. Negli ultimi giorni, tra l’altro, il tema è tornato di grande attualità dopo la condanna della Iptv illegale RojaDirecta al pagamento di 500mila euro. “Una sentenza importante che evidenzia gli enormi danni e perdite che si celano a causa della pirateria audiovisiva” - ci spiega il Presidente Fapav Federico Bagnoli Rossi. “Ci riferiamo ad un vero e proprio sistema criminale, strutturato e con ramificazioni internazionali, in merito al quale è fondamentale proseguire nelle azioni di contrasto anche dal punto di vista giudiziario e nei Tribunali”.
Bagnoli Rossi, quanto è allarmante la situazione?
Con 1.7 miliardi di euro di perdite per il Sistema Paese, la pirateria audiovisiva rappresenta ancora un preoccupante freno allo sviluppo e al consolidamento del mercato ed è necessario procedere con azioni sinergiche di contrasto che includano anche attività di sensibilizzazione ed educazione alla legalità. Con danni stimati in oltre 267 milioni di euro per l’industria sportiva, e una incidenza in aumento per quanto riguarda gli eventi sportivi live, è ormai irrinunciabile adottare misure che prevedano tempestivamente la rimozione dei contenuti o il blocco stesso del portale illecito.
Come si evolve la pirateria in Italia?
Come dimostrano i dati che abbiamo presentato insieme a Ipos i pirati si stanno evolvendo: diminuisce il numero di atti ma aumenta la platea. Significa che c’è un interesse mirato su determinati contenuti, in particolare le rilevazioni danno evidenza illecita sugli eventi sportivi. Il tutto poi si contestualizza sulla nuova direttiva europea in approvazione a inizio settembre e sulla nuova legge contro la pirateria che era in discussione alla Camera e che ora ovviamente subirà uno stop per via della caduta del Governo.
Non c’è difesa?
La pandemia ha accelerato modelli di business che avremmo avuto tra 5-10 anni e la legalità è parte integrante del comparto. Il nostro Paese rimane uno di quelli dove, nonostante ci sia una notevole attenzione, i dati sono più allarmanti. C’è un ricambio generazionale dei pirati che compiono in modo molto più ragionata i loro atti.
Esiste l’identikit del pirata?
No, perché la pirateria è una vera e propria filiera illecita. Si parla di industria e business, non c’è nessuno che non fa affari. Esistono varie tipologie di fenomeni illegali, quello più in crescita riguarda le Iptv. È un punto talmente remunerativo che perfino la criminalità “tradizionale” si è accorta che all’interno di questo fenomeno si possono ottenere guadagni rilevanti. Anche perché si crea un sistema di illecito su illecito: gli utenti che vogliono usufruire dei servizi illegali magari forniscono la carta di credito e si espongono al furto di dati e di denaro. C’è sempre, oltretutto, una gestione piramidale degli abbonamenti Iptv: c’è un titolare di una sorta di centrale del furto del flusso satellitare che poi viene diffuso. Sotto di lui ci sono i clienti che a volte si trasformano in rivenditori. Magari il cassiere cui si sta pagando la spesa propone il “pezzotto”, diventa quasi un secondo lavoro.
I player Ott stanno correndo ai ripari limitando gli accessi multidispositivo agli account e cercando di arginare la condivisione degli abbonamenti. Che cosa ne pensa?
Questo aspetto troppe volte è stato commentato in maniera superficiale. Durante la pandemia sono spuntati come funghi aziende che facevano compravendita di account, un fenomeno incredibile e distorsivo del mercato. E non si è trattato di un fenomeno sporadico, ma di un avvenimento talmente diffuso che le aziende sono dovute correre ai ripari per cercare di contenere questo fenomeno.
L’Italia ha armi efficaci contro la pirateria?
Siamo uno dei Paesi con più strumenti a disposizione, siamo copiati in Europa. Eppure l’incidenza dei fenomeni di pirateria è molto alto. Per questo abbiamo bisogno che il nostro sistema sia tutelato in maniera efficace.