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Svolta in Rai, arriva il "supervisore" sui programmi. Rivolta del sindacato: "Ci controllano". Ma l'azienda smorza i toni

Il sindacato dei giornalisti Rai lancia l'allarme dopo aver letto una circolare dell'ad dell'azienda in cui si annunciano i commissari sui programmi giornalistici dei Generi

di Redazione

Rai, arriva il "supervisore" sui programmi. La denuncia dell'Usigrai 

Terremoto a Viale Mazzini: il sindacato dei giornalisti Rai lancia l'allarme dopo aver letto una circolare dell'ad dell'azienda in cui si annunciano i commissari sui programmi giornalistici dei Generi, quelli "che realizzano alcuni tra i programmi televisivi più visti della tv pubblica". "Un attacco alla professione giornalistica; un modo ulteriore per mettere sotto stretto controllo l'informazione del servizio pubblico", secondo il sindacato.

Con un documento diffuso ieri l'amministratore delegato "annuncia che il controllo editoriale sui programmi non è più dei Direttori di Genere o dei conduttori e autori dei programmi, ma viene affidato a delle non meglio precisate strutture editoriali" denuncia l'Usigrai che punta l'indice sul documento scritto "in termini ambigui e approssimativi. Non si capisce cosa siano queste nuove strutture, chi siano questi responsabili editoriali, in base a quali requisiti e competenze vengano scelti. A cosa servono e perché ora? Per controllare come richiesto da politici o, peggio, tv concorrenti, i pochi programmi che ancora fanno informazione? Per rispondere alle richieste di chi non tollera i giornalisti che fanno domande? Così si rischia di azzerare il lavoro che oltre 150 giornalisti da anni svolgono nei programmi di rete, ancora senza testata. Per metterlo alle dipendenze di un coordinatore amministrativo, in palese violazione della Legge sulla Stampa che prevede la presenza di una testata registrata, a garanzia dei principi di indipendenza della professione giornalistica".

La presa di distanza di Cafaro e Buttafuoco

Dalla denuncia prendono le distanze due componenti dei Cdr di Approfondimento e Day Time che hanno sottoscritto una nota di protesta assieme all'esecutivo Usigrai. "Ci dissociamo" mettono nero su bianco Gian Vito Cafaro e Stefano Buttafuoco secondo i quali "l'allarmismo, il disfattismo, il vittimismo, che in molti casi arriva abbondantemente a superare il ridicolo, non fanno parte della nostra azione sindacale".

L'opposizione appoggia la protesta del sindacato

L'opposizione in Parlamento, invece, appoggia la protesta del sindacato. Si tratta di "un evidente controllo su chi fa informazione nel servizio pubblico. A questo punto è assolutamente urgente che i dirigenti Rai siano convocati in commissione di Vigilanza per spiegare una scelta che suona come una minaccia della destra sull'azienda del servizio pubblico" attacca il senatore del Pd Francesco Verducci, membro della commissione di Vigilanza.

"Non pago della catastrofe degli ascolti dei programmi su cui ha già messo le mani, il governo Meloni ora pretende di controllare quelli che funzionano. Chiederemo, come Partito Democratico, di ascoltare i vertici di viale Mazzini in commissione di Vigilanza. Il declino del servizio pubblico lo pagheranno i cittadini. Non è accettabile. Fermatevi prima che sia troppo tardi" dichiara anche Sandro Ruotolo, responsabile Informazione nella segreteria nazionale Pd.

Questa circolare, concorda anche l'esponente M5S in commissione di vigilanza Rai Dolores Bevilacqua, "non può essere letta in altro modo se non come un tentativo di addomesticare le trasmissioni che rispondono esclusivamente al diritto/dovere di informare i cittadini. Questi interventi mostrano chiaramente come il servizio pubblico rischi di trasformarsi nel servizio del governo di turno, snaturando la sua missione e allontanandosi pericolosamente da quei principi di indipendenza e libertà dei media richiesti dall'European Media Freedom Act). Questa deriva è inaccettabile e conferma, ancora una volta, l'urgenza di riprendere il percorso della riforma della Rai in commissione al Senato".

La posizione dell'azienda

Come spiega il Fatto Quotidiano da Viale Mazzini sostengono di aver preso una scelta di ordinaria amministrazione, in quanto con il passaggio dalle reti ai generi diverse trasmissioni erano rimaste senza il capostruttura di riferimento, figura che rappresenta una sorta di anello di collegamento tra direttori e redazioni dei programmi. E con la circolare di Rossi verrebbe stabilito appunto che tutte le trasmissioni devono avere un capostruttura che ne indirizzi il percorso.

La nota del sindacato Unirai 

"Surreale polemica quella sollevata da Usigrai, Pd, Avs e M5s sull'istituzione di commissari editoriali nelle direzioni di genere DayTime e Approfondimento. La circolare interna ricorda testualmente, a seguito di un audit aziendale, che "tutti i programmi devono essere assegnati ad una struttura formalmente istituita con l'indicazione di un responsabile editoriale della struttura stessa", cioè si richiama al rispetto della corretta organizzazione gestionale, editoriale, amministrativa, che prevede appunto la figura del capo struttura, senza mai indicare fantomatiche creazioni di sovrastrutture o commissari editoriali. Il burocratese purtroppo vigente anche nelle comunicazioni interne Rai può certamente rendere difficile l'interpretazione immediata di alcuni documenti, ma dai colleghi giornalisti Usigrai ci si aspetterebbe la capacità di un'onesta verifica delle informazioni invece che infondati allarmismi atti solo a fomentare strumentali attacchi politici contro il Servizio Pubblico. Lo afferma in una nota il sindacato dei giornalisti Unirai.

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