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Sanremo 2025; Olly vincitore annunciato in un festival da 7 (per le canzoni)

Il bilancio musicale della kermesse sanremese che, onestamente, ha detto non tantissimo

di Valentina Biffi

Sanremo 2025 è finito: la settimana santa della musica italiana è terminata, possiamo andare in pace, con tanto di benedizione del Papa. Non sono mancati gli applausi, le polemiche e il solito diluvio di commenti sui social, segnale che, alla fine, Carlo Conti ha portato a casa il risultato.

Un indicatore significativo dell'apprezzamento del pubblico è rappresentato dalle classifiche ufficiali come la Top of the Music di FIMI: nella settimana del festival, ben 14 canzoni su 20 della classifica ufficiale italiana dei singoli provenivano da Sanremo, con 9 brani nella top 10. Questo dato evidenzia un forte interesse e coinvolgimento da parte degli ascoltatori. I più ascoltati? ‘Balorda nostalgia’ di Olly, seguito da ‘Battito’ di Fedez e ‘Damme ‘na mano’ di Tony Effe.

I finalisti del Festival: un podio per 2/3 inaspettato

Un'edizione che, musicalmente parlando, ha cercato di abbracciare pubblico giovane e meno giovane mescolando vecchie glorie come Massimo Ranieri e Marcella Bella, e nuove leve come Sarah Toscano, passando dal pop leggero alla trap senza soluzione di continuità. Nessuna rivoluzione, nessun rischio, ma anche nessuno che sia riuscito a lasciare davvero il segno, a domare quel tanto temuto palco e lasciare tutti a bocca aperta. A parte Mahmood con la sua performance di rosso (s)vestito. Peccato non fosse in gara.

La serata dedicata alle cover ha visto esibizioni che hanno suscitato reazioni contrastanti. Lucio Corsi e Topo Gigio, ad esempio, si potevano amare alla follia o odiare irrimediabilmente. Di sicuro il livello drammaturgico della performance è stato altissimo ed è evidentemente piaciuto tanto da regalargli il XX posto. Discreta anche l'interpretazione di Fedez del brano "Bella Stronza" di Marco Masini, ma ovviamente l’ascolto - oltre che molto atteso - era anche in un certo senso mediato dalle vicende personali dell'artista (avete capito poi a chi l’ha dedicata?).

Sorprende piacevolmente, invece, non aver trovato i soliti noti sul podio: Giorgia in lacrime, si sentiva già la vittoria in tasca e non era la sola, a quanto pare, a giudicare dai rumorosi fischi del pubblico.

Bella la sorpresa di Brunori Sas e Lucio Corsi con il loro terzo e secondo posto. Testi originali i loro, profondi, capaci di esplorare tematiche ben differenti dal solito “sole, cuore, amore” sanremese. Nessuno stupore, invece, per la vittoria di Olly con “Balorda Nostalgia”: il ragazzo è bravo, ha sicuramente un bel futuro davanti a sé, ma il brano non è così forte. Al contrario, la sua fama social sì. E data la recente collaborazione (settembre 2024) con la cantante Angelina Mango, possiamo immaginare l’endorsment ricevuto dal pubblico di Gen Z, oltre a un ideale passaggio di consegne tra i due vincitori all’Ariston a un anno di distanza.

Gli ospiti del 75° Festival della canzone italiana: operazione nostalgia

Ma veniamo agli ospiti. Degno di nota Jovanotti che, con il suo medley e una tuta gold inguardabile, ha dato una sferzata di energia a tutto l’Ariston. Presenze significative per i tempi che corrono quella di Noa e Mira Awad, con la loro toccante interpretazione di "Imagine", inno alla pace con evidente riferimento alla situazione isralo-palestinese. Pare sia passato poi anche Raf, ma in tanti, visto l’incedere marziale della conduzione di Conti, potrebbero non essersene accorti avendo optato per una pausa bagno salvifica per la vescica.

Damiano David, frontman dei Måneskin insieme a BigMama e il già citato Mahmood sono stati essenziali per abbassare l’età media dei guest presentati quest’anno, ulteriormente messa alla prova da Iva Zanicchi e Antonello Venditti (entrambi omaggiati con un premio alla carriera).

E meno male, perché il terzo giorno Conti resuscitò i Duran Duran: un'operazione nostalgia che ha diviso il pubblico tra chi ha gridato al genio e chi ha storto il naso, chiedendosi se avessimo davvero bisogno dell'ennesima riproposizione degli anni '80. Certo, sul palco fanno sempre la loro porca figura, ma il Festival - e noi insieme a lui -, ha bisogno di puntare su artisti che siano rilevanti oggi, non solo su icone del passato.

I Millennial, invece, avranno ringraziato per la presenza di Gabry Ponte e dei Planet Funk, che hanno fatto ballare l'Ariston e i salotti italiani con i loro ritmi coinvolgenti.

Un’edizione solida, ma senz’anima?

L’impressione finale è quella di un evento costruito per non scontentare nessuno, ma anche per non lasciare a bocca aperta davvero nessuno. Forse è per questo che questa edizione di Sanremo, pur essendo stata seguita e apprezzata, rischia di essere dimenticata in fretta. La musica ha brillato a tratti, ma l’assenza di vere scosse lascia il dubbio: un Festival può dirsi davvero riuscito se non lascia il segno?

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