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Simona Arrigoni, dalla tv alI'amore per Isoradio: "Abbiamo una marcia in più"

di Elisa Scrofani

Giornalista televisiva su 7 Gold, con un programma radiofonico su Isoradio, e inviata per Rai2. Fil rouge l'interesse per il sociale

Simona Arrigoni, la carriera televisiva e poi l'amore per la radio con Colazione da Simona, il suo programma radiofonico su Isoradio. L'esordio nel giornalismo a 18 anni

Simona Arrigoni, nata a Novara nel 1976, è una giornalista professionista e scrittrice, veterana del network 7 Gold dove conduce Aria Pulita. Lavora anche come inviata di Anni 20 su Rai2 e ha una sua trasmissione radiofonica su Isoradio, Colazione da Simona, che ha portato - ci spiega - "un po' il format di Aria Pulita in radio", e dove affronta "tematiche sociali, parla di cittadini, di pensioni". Affaritaliani.it l'ha intervistata, ripercorrendo qualche tappa della sua carriera dagli esordi e la sua esperienza in campo giornalistico.

Con gli articoli hai cominciato mentre frequentavi il liceo linguistico... per una rivista di hockey?

Sì ho iniziato così, e poi in una televisione locale, Videonovara, avevo 18 anni. A 9 anni avevo scritto in un tema di voler fare la scrittrice e la giornalista televisiva. Mi mettevo davanti allo specchio a mimare la lettura del telegiornale. Era nel mio Dna, non avrei potuto fare altro.

Poi la facoltà di Lettere...

Sì, e ho avuto la fortuna di entrare subito in una redazione per poter fare praticantato. Poi a diventare una giornalista professionista ci ho messo quasi dieci anni, ho sempre studiato e lavorato. E' una vita a 360 gradi dentro questo mondo, non stacco mai. Non è una vita semplice sicuramente, ma è la mia vita.

L'approdo a 7 Gold nei primi anni del 2000?

Circa 16 anni fa. Prima ero a Telelombardia, poi sono arrivata a 7 Gold, che per me è casa. Sono sempre grata all'editore di 7 Gold che ha creduto in me.

Nel 2014, in occasione del decennale di "Aria Pulita", avete ricevuto un premio speciale dal Comune di Milano. Quale?

Sì, l'attestato di Civica Benemerenza per l'alto valore del programma sociale, nell'ambito dei prestigiosi "Ambrogini".

Se dovessi scegliere un momento particolarmente felice della tua carriera, e invece uno divertente, quali sarebbero?

Io ho una forte attenzione per le politiche sociali, è una priorità di vita che va al di là del lavoro. Mi ha resa felice nel corso di questi anni vedere rispettati, attraverso tante segnalazioni e servizi, i diritti di persone che non sapevano nemmeno di averli. Alcuni venivano in trasmissione addirittura ad affidarmi i figli. Mi piacerebbe fare una trasmissione specifica proprio su questo mondo, che ha bisogno di essere ascoltato e di avere delle risposte. Sono orgogliosa di essere riuscicta attraverso una trasmissione televisiva a realizzare un filo diretto tra l'istituzione e i cittadini.

Per quanto riguarda qualcosa di divertente, diciamo che tutto quello che facciamo è cinematografico. Io però ho un collaboratore che per me è come un fratello, Michele Avola, è un po' il mio alter ego maschile. Dietro le quinte scherziamo e ce ne diciamo di ogni. E mi viene in mente che c'è uno sgabello in studio che ogni volta è sempre svitato e pericolante, così prendo in giro Michele e gli dico che sono convinta che è lui a svitarmelo. Gli dico "guarda caso sempre il mio, primo o poi cado davvero", però, però, io alla fine resisto e non cado (ride, ndr).

Parliamo della tua carriera da una prospettiva di genere: qual è stata la tua esperienza nel settore del giornalismo, in quanto donna?

Avevo 18 anni quando ho iniziato e volevo fare la giornalista politica. Quindi mi prendevano tutti in giro: "Ma dove vuoi andare?!", mi dicevano. Ero giovane, ero una donna, ero bionda... Ma io ho fatto l'unica cosa che potessi fare di fronte a quelli che ancora oggi sono dei tabù, dei pregiudizi oggettivi, che però non appartengono alla mia cultura e quindi non recepisco. Ma non è una questione solo di essere donna, le discriminazioni sono mille. Dico sempre che la professionalità alla fine vince sempre, ci vogliono tempo e pazienza, ma alla fine i risultati arrivano.

Quindi...

L'antidoto è la serietà. Anzi ringrazio fortemente chi mi ha messo i bastoni tra le ruote, ho un elenco, soprattutto all'inizio della carriera. A quelle persone oggi dico che ogni volta che hanno tentato di fermarmi o deludere le mie aspettattive io sono andata sempre più avanti. Più forte e consapevole delle mie scelte. Io vengo da una famiglia semplice. Facevo la giornalista quasi gratuitamente all'inizio, da 100.000 lire pian piano sono arrivata a un milione (sempre di lire). Il primo stipendio, lavoravo dall'età di 18 anni, è arrivato a 24 anni. Poi ho iniziato a farmi conoscere, a guadagnarmi la credibilità. Questo per dire che si deve insistere su ciò che si vuole fare, anche se le condizioni esterne non te lo permettono. Quando si arriva con il proprio sacrificio si è più orgogliosi di essere arrivati, perché è il prezzo del tuo sudore il tuo percorso, anche quando la meta raggiunta è diversa da quella prefissata. 

Si può dire anche per le donne in politica?

Sì, se esiste una discriminazione io la supererei. In qualsiasi campo ci si distingue con ciò che si fa. Il lavoro premia e viene riconosciuto. Anzi io penso che la donna sia superiore all'uomo, è in grado di fare più cose, ha una marcia in più diciamo. 

C'è qualcosa che, tornando indietro, nella tua carriera non rifaresti o faresti in maniera diversa?

No rifarei tutto, senza cambiare nulla. Ancora di più rifarei le cose che mi hanno fatto più male. Perché sono state quelle le volte in cui ho messo le basi più vere della mia professione. Ho pianto diverse volte in questo lavoro eh. Ai tempi della gavetta ho avuto due momenti difficili in particolare, che hanno rischiato di catapultarmi fuori da questo mondo. Ma quelle difficoltà sono la mia soddisfazione di oggi. Mi piace molto la frase di Gandhi che dice che "la vita non è aspettare che passi la tempesta, ma imparare a ballare sotto la pioggia.”