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Stefano Feltri, dal potere al tempo libero. Il declino del direttore defenestrato da De Benedetti

Di Giuseppe Vatinno

La "nuova vita" dell'ex direttore del Domani brutalmente mandato via dal "suo" giornale dall'Ingegnere

Quindi Feltri da aprile è disoccupato ma uno come lui non si perde d’animo e così ha cominciato a scrivere lettere e articoli per il Corriere della Sera, non quello vero, ma per Style Magazine che è un settimanale che Cairo appioppa obbligatoriamente ogni dannato giovedì e che non legge nessuno. Ieri è uscito un suo mesto e malinconico articolo in cui descriveva accuratamente la sua trombatura inaspettata ad opera di Carlo De Benedetti.

Descrizione conradiana, a tinte fosche, in cui Feltri racconta alla maniera di Seneca la perdita improvvisa del potere anzi del Potere a causa dell’hybris che lo aveva colpito dopo l’inaspettata nomina. Stefano è affranto. Stefano non riesce a capire. Forse ricorda la prestigiosa sede di via Barberini 86, a Roma. Ricorda il traffico, il bel colore del sole che spalmava al tramonto raggi obliqui sui palazzi antichi, ricorda i meravigliosi caffè presi con i Potenti del vicino Parlamento.

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Ricorda le sue giacchette leggere, i massaggi alle guanciotte fatte dal barbiere per ricchi, proprio dietro l’angolo, la lozione rinfrescante al bergamotto, le premure dei sottoposti, il cioccolatino all’anguria etiopica che la segretaria gli faceva sempre trovare sulla scrivania. Bei tempi, pensa. Ricorda il brivido del Comando e lui che guardava pensoso e saggio il lento scorrere del traffico dal finestrone centrale, pericolosamente vicino a quello de Il Messaggero.