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Stupro Palermo, Gruber: "Colpa dei porno". E accusa la categoria "gang bang"

Di Giuseppe Vatinno

La conduttrice di La7 punta il dito contro i porno accusandoli di rendere i ragazzi violenti. E, con insospettata sapienza, accusa una categoria in particolare

Insomma la Gruber invoca la famigerata censura che nel secolo scorso colpiva veri capolavori come “Arancia Meccanica” (1971) di Stanley Kubrick o antecedenti rinomati come “Scarface” (1932) (non il rifacimento diretto da Brian De Palma e con Al Pacino del 1983), diretto da Howard Hawks e Richard Rosson che parla di Al Capone, “Il mio corpo ti scalderà” (1943) diretto da Howard Hughes e per passare a tempi più recenti, “Blow-Up” (1966) diretto da Michelangelo Antonioni, Palma d’Oro al Festival di Cannes. C’è poi il caso di “Ultimo tango a Parigi” (1972) diretto da Bernardo Bertolucci con Marlon Brando e la famosa scena del burro anale, “Salò o le 120 giornate di Sodoma” (1975) di Pier Paolo Pasolini, con scene di coprofagia, che è uscito in DVD solo nel 2003, per dare un’idea.

La mannaia della censura norvegese si abbatté – per motivi religiosi - anche su film comici, come l’irresistibile “Brian di Nazareth” (1979) dei Monty Python, e anche gli imperatori romani nel film “Io, Caligola” (1979) di Tinto Brass sono stati impallinati. L’elenco è lunghissimo e segnaliamo il sito “nonsolofilm” per un elenco esaustivo. Certo i siti porno non sono – in genere - film d’autore ma quello che la “censora” dimentica è che gli attori e le attrici sono uomini e donne adulti pienamente consenzienti che – oltretutto - traggono guadagno da questo lavoro. E questo porta alla pruderie della Legge Merlin del 1958 che abolì le “case chiuse” gettando letteralmente in mezzo alla strada migliaia di donne ed esponendole alla violenza e alle malattie, insieme ai loro clienti.