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Zerocalcare, la nuova serie su Netflix: “Questo mondo non mi renderà cattivo"

Di Giuseppe Vatinno

Il fumettista italiano torna a parlare della periferia di Roma con la satira sociale e politica che lo contraddistingue

Zerocalcare, la nuova serie "Questo mondo non mi renderà cattivo". Ecco perchè la sua satira è vincente

Ma quale è la cifra umana del lavoro di ZC? Rech utilizza al suo massimo il linguaggio universale dell’ironia sarcastica che permette di individuare al meglio i problemi della nostra società e di descriverli senza infingimenti o retorica. Si tratta della realtà delle aree urbane degradate, conosciute come “periferie”. Si tratta di quelle di Roma ma potrebbero essere quelle di qualsiasi altra città occidentale. Tutto parte dal quartiere romano di Rebibbia che nasce e si sviluppa in modo tumultuoso e disordinato nel secondo dopoguerra lungo la via Tiburtina.

Una periferia fatta di cemento e degrado simbolizzata plasticamente dall’omonimo carcere d i Rebibbia. È uno dei quartieri descritti nei suoi libri e nei suoi film da Pierpaolo Pasolini. Storie di domeniche di inverno grigie, di appartamenti piccoli, di palazzoni immensi, di un sentimento di estraneità esistenziale, di droga ed emarginazione, di profondi vissuti depressivi che trovano la loro magica soluzione -come detto- nell’ironia amara e autocoscienzale.

E Rebibbia non è che la metafora contemplativa di altre periferie romane, “Laurentino 38”, “Spinaceto”, “Corviale”, “Primavalle”. Periferie assolate di Roma Est e Roma Sud, in cui la criminalità trova facile gioco nella disperazione dei giovani. Droga, gioco illegale, furti, rapine, violenza, sporcizia, prostituzione e degrado. Ma anche speranza, ironia, voglia di cambiare vita e di riscattarsi. Tutto questo nelle meravigliose tavole di Zerocalcare e questa volta la politica non c’entra.