Medicina
Scuole aperte, un 'liberi tutti' non basta. Essenziale il supporto psicologico
Non basta un “liberi tutti” per ricominciare da dove eravamo. L’apertura delle scuole è poco più di un atto burocratico
Come professionisti della salute psicologica sappiamo bene che non basta un “liberi tutti” per ricominciare da dove eravamo prima. L’apertura delle scuole è poco più di un atto burocratico: ora dobbiamo fare i conti da una parte con chi può rientrare (in percentuali arbitrarie), dall’altra con chi ancora resta in attesa, unici compagni di banco il divieto e l’isolamento.
I dati sull’emergenza psicologica che sta investendo i giovani italiani arrivano non solo dalla letteratura scientifica (vedi ad es., Buzzi et al., 2020; Mensi et al., 2021) ma anche solo dai dati delle neuropsichiatrie infantili che non hanno posti a sufficienza da dedicare a chi ne ha bisogno.
La domanda da cui partire allora è una sola ed è molto semplice: cosa possiamo fare per aiutarli?
Certo, garantire l’apertura delle scuole è un primo passo. Tutelare il diritto allo studio rappresenta più del cumulo delle conoscenze previste dai programmi ministeriali: la scuola è infatti quell’universo unico dove le ragazze e i ragazzi possono sperimentarsi, formarsi come cittadine e cittadini del futuro.
La scuola è il contenitore che dovrebbe insegnare, con la palestra dell’esperienza concreta, quelle che noi adulti chiamiamo pari opportunità: contrastando le differenze sociali, fungendo da contenitore protettivo per tutte quelle situazioni di fragilità che, diversamente, aumentano le distanze sociali, amplificano i fattori di rischio.
Eppure, se scegliamo di apprendere dalla lezione di questo ultimo anno, sappiamo che aprire non basta. E allora ancora: come possiamo fare per aiutarli? Riconoscere un bisogno non basta.
*Presidente dell’Ordine degli psicologi della Lombardia