Medicina

Alzheimer, lo stile di vita è la migliore prevenzione delle demenze. SPECIALE

Maria Carrillo, a capo del comitato scientifico di Alzheimer’s Association, commenta con Affari le ultime scoperte

Attenzione internazionale sull’epidemia di casi: record storico di partecipanti alla più importante conferenza sulle demenze, AAIC2017, a Londra

 

di Paola Serristori

 

Prevenzione per invecchiare sereni. Lo stile di vita è fondamentale, intanto che le maggiori ricerche sono in corso per trovare una cura contro l’Alzheimer. Affari ha incontrato la scienziata Maria Carrillo, a capo del comitato scientifico di Alzheimer’s Association, che organizza la più importante conferenza internazionale sulle demenze, Alzheimer’s Association International Conference (AAIC), quest’anno svoltasi a Londra, dove si è registrato il record di partecipanti, tra ricercatori, clinici, studenti, e media.

Professore Carrillo, a che punto è la ricerca sullo stile di vita che allontana la demenza?

“Gli studi europei sulla prevenzione sono molto avanti ed ora anche negli Stati Uniti mostrano che ogni acquisizione è vera: dieta, esercizio fisico, allenamento del cervello rallentano il declino cognitivo. Una vera buona notizia, perché il beneficio è alla portata di tutti. Alzheimer’s Association sosterrà la versione americana del programma multi-intervento Finnish Geriatric Intervention Study, per replicare questi risultati e diffondere specifici esempi su che cosa fare. Le più importanti ricerche sono in corso e per anni dovremo aspettare i loro progressi.

Quest’anno ad AAIC 2017 abbiamo appreso come dormire. A dar importanza alle proprietà del linguaggio, che possono essere sintomi di come, negli anni, qualcosa nel cervello stia cambiando. Forse potremo avere presto dei parametri che ci aiutino a riconoscere chi si sta ammalando ed intervenire per rallentare il declino cognitivo, o la demenza. La seconda opportunità è che, individuando presto questi sintomi, quando i pazienti vanno dal medico raccontando che ci sentono male, o non ricordano le parole, o dormono poco, gli interventi sono già disponibili per migliorare la qualità dell’udito, del riposo notturno, compensare i problemi di ossigeno causati dall’apnea del respiro nel sonno. Abbiamo bisogno di più ricerche che ci dicano come aiutare queste correzioni.”

I familiari che prestano assistenza ai malati – i caregivers, a propria volta al centro di ricerche internazionali, che dimostrano il loro doppio rischio di ammalarsi, a causa del forte stress psico-fisico nell’accudimento – soffrono spesso di problemi del sonno…

“Sì, abbiamo raccolto molti dati sul loro stress, sul cambiamento del ciclo sonno-veglia. Essi si trovano ad affrontare giornate molto lunghe. Anche per loro può essere di sollievo sapere che la nutrizione può aiutare contro lo stress. Proprio ad AAIC 2017 i ricercatori si sono trovati d’accordo nell’affermare che le persone con una dieta povera hanno biomarcatori dell’infiammazione nel corpo ed invecchiano peggio cognitivamente.”

Che cosa s’intende per dieta povera?

“Alto apporto di grassi saturi, di farina e zucchero raffinati, non abbastanza frutta e verdura. L’interessante è che in questo quadro abbiamo misurato l’infiammazione e notato un rapporto tra infiammazione e dimensioni, inferiori, del cervello. È molto importante seguire un’alimentazione corretta. Recenti studi mostrano che il contesto sociale svantaggiato o eventi stressanti precoci o frequenti morti infantili in ambito familiare contribuiscono sfavorevolmente. In questi casi, e molti altri, l’accesso ad una sana alimentazione non è possibile. Il mio auspicio è che i sistemi sanitari preparino programmi per cambiare e sostenere le buone alimentari.”

Quali e quanti pasti sono consigliabili?

“Il metabolismo funziona meglio con più pesce, meno carne rossa, olio d’oliva, vale a dire grassi buoni, frutta e verdure. Sul numero di pasti, le ricerche suggeriscono pasti leggeri più volte al giorno. Ciò aiuta il metabolismo a rimanere stabile, evitando picchi di zuccheri ed infiammazione. Minimo tre volte al giorno, in piccole quantità. È inoltre importante essere consapevoli che diventando anziani bisogna cambiare abitudini. Se hai il diabete e problemi cardiaci, è bene che tu chieda al medico che cosa posso mangiare e come. Comportamenti sbagliati provocano la risposta dell’organismo, che deve proteggersi. Il corpo ha naturali meccanismi di difesa, e questi sono all’origine dell’infiammazione.”