Medicina

Antibiotico resistenza e la morte di Vittorio Emanuele. Ma la cura esiste

di Redazione Medicina

Il presidente del Sioot Marianno Franzini avverte dei pericoli dell'antibiotico resistenza, fenomeno che ha portato alla morte di Vittorio Emanuele di Savoia

Antibiotico resistenza, il male che ha ucciso anche Vittorio Emanuele di Savoia. Così l'ozono terapia può curare i malati

“Una nuova catastrofe sanitaria si sta abbattendo su tutti noi”. A lanciare l’allarme è Marianno Franzini, presidente della Società Italiana Ossigeno Ozono Terapia (Sioot international) il quale spiega: “Secondo l’Oms, la nuova piaga si chiama antibiotico resistenza e a, morirne, è stato anche Vittorio Emanuele di Savoia, figlio dell’ultimo Re d’Italia”.

 

 

“Un esempio lampante”, prosegue, “di come l’alta classe sociale, il denaro e il ricovero in una prestigiosa struttura non siano abbastanza a sostenere l’azione terapeutica degli antibiotici senza i quali le infezioni batteriche hanno gioco facile. Così è accaduto a Vittorio Emanuele che ha perso la sua battaglia a causa di un’infezione antibiotico resistente”, spiega ancora Franzini.

“Sarebbe stato, però, diverso il suo destino”, rivela, “se nell’ospedale in cui è stato operato e ricoverato avessero utilizzato l’ozono terapia con strumenti idonei, ovvero apparecchiature realizzate secondo i protocolli della Sioot, i quali producono ozono nella quantità e concentrazione più adeguate per un impiego che assicura la massima efficacia all’antibiotico”, garantisce.

“La somministrazione di ozono associata agli antibiotici, da un lato sollecita il nostro sistema immunitario a combattere in modo autonomo l’infezione, mentre dall’altra parte rende l’agente infettivo inerme nei confronti dell’antibiotico, superando così il gravissimo problema della resistenza”, chiarisce il presidente della Sioot.

Infine, spiega Franzini, “di fronte alla malattia, a nulla serve la ricchezza, il titolo nobiliare, le conoscenze altolocate, né le possibilità di venire ricoverati in un ospedale lussuoso se non si può contare su un’assistenza davvero in grado di garantire la guarigione”.

Franzini (Sioot): “L’antibiotico resistenza causa 700.000 morti l’anno, così l’ossigeno ozono terapia SIOOT la riduce”

L’antibiotico resistenza è tra le problematiche che preoccupano di più la medicina mondiale. Basti pensare che, secondo quanto rilevato dall’Organizzazione mondiale della Sanità, è responsabile della morte di circa 700.000 persone ogni anno. E senza misure decise la situazione rischia di peggiorare ulteriormente: entro il 2050 le morti causate dall’antibiotico resistenza supereranno quelle provocate da tumore.

Una soluzione, in questo senso, può arrivare dall’ossigeno ozono terapia SIOOT. “L’antibiotico resistenza si sviluppa perché i batteri evolvendo si attrezzano per superare l’effetto degli antibiotici. L’ossigeno ozono terapia agisce direttamente sui batteri inattivando la loro struttura di base”, spiega il professor Marianno Franzini, presidente internazionale della Società scientifica ossigeno ozono terapia (Sioot), che raccoglie l’adesione di oltre 4.000 medici italiani e da 40 anni garantisce la somministrazione della terapia attraverso protocolli standardizzati. L’idea del medico è quella “dell’uso combinato delle due terapie da effettuare su pazienti ospedalizzati”, a cui si lavora attraverso una serie di protocolli e ricerche effettuate insieme all’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Per la prima volta, quindi, l’obiettivo è dimostrare l’efficacia di questo tipo di cura. “L’ozono – prosegue il professor Franzini – è in grado di rompere le membrane dei batteri resistenti all’antibiotico, consentendo così allo stesso di bloccarne la replicazione”. A questa conclusione oltre che il presidente internazionale della Sioot e altri colleghi, sono giunti anche diversi studiosi stranieri, come dimostra la letteratura scientifica sul tema.

L’ossigeno ozono terapia SIOOT, del resto, è già utilizzata in ambito dentistico-odontoiatrico. “La terapia – aggiunge il professor Franzini – è un valido aiuto per agevolare la guarigione delle ferite chirurgiche, in particolare nelle situazioni in cui la canonica terapia antibiotica non è sufficiente”. Il trattamento, in generale, può risultare molto utile per la gestione di tutte le complicazioni che possono insorgere: dalla riapertura delle ferite chirurgiche alle infezioni degli impianti.

L'intervista del direttore di Affari Angelo Maria Perrino al professor Franzini nel 2020, durante la pandemia di Covid