Medicina
Coronavirus, i nuovi vaccini e l’immunità a lungo termine
Nuovi dati confermano una protezione di lunga durata
‘Il vaccino di Moderna produce un’immunità maggiore di quella di un’infezione reale da Coronavirus’ è quanto rilevano gli ultimi dati sul vaccino americano.
Un gruppo di 34 persone di tutte le età che hanno ricevuto entrambe le dosi del vaccino dopo quattro mesi dalla prima somministrazione hanno continuato ad avere livelli alti di anticorpi, minuscole proteine capaci di unirsi al virus evitando la malattia.
’Sono notizie molto positive’ confermano alcuni ricercatori dell’Istituto Nazionale della Salute americano che insieme a Moderna ha sviluppato il vaccino.
‘Tutto i partecipanti avevano livelli alti di anticorpi contro il Sars-Cov-2 persino tre mesi dopo la seconda vaccinazione (28 giorni dopo la prima).E questo significa che l’immunità sarò più larga nel tempo’ si conferma in uno studio pubblicato su una delle bibbie della medicina, The New England Journal of Medicine.
Il vaccino di Moderna rappresenta una delle ricerche più avanzate in assoluto e ha dimostrato un’efficacia del 94% in un test su 30000 partecipanti. Secondo gli ultimi dati presentati dalla Compagnia l’efficacia raggiunge il 100% nelle infezioni gravi.
Attualmente il vaccino è nell’ultima fase di test e non si sono viste ,al momento, controindicazioni significative. Moderna pensa che l’approvazione da parte di Ema (l’ente certificatore europeo) sarà il 12 gennaio prossimo, mentre quello di Pfizer/BioNTech è previsto per il 29 dicembre.
Fino ad ora non ci sono dati comparativi sulla durata dell’immunità generata dai vaccini, soprattutto quello di Pfizer, più vicino all’approvazione . La sua efficacia secondo quanto comunicato raggiungerebbe il 95%.
Entrambi usano la medesima tecnica del ARN messaggero. Una tecnica talmente innovativa che ancora non vi è nessun vaccino approvato con questa molecola. Una tecnica che però potrebbe rivoluzionare la biomedicina e permettere di sviluppare vaccini velocemente contro molti virus e tumori.
Il direttore di BioNTech, Sahin, ha confermato che i dati sono praticamente già pronti ‘Abbiamo visto nel nostro vaccino gli stessi livelli di anticorpi del vaccino di Moderna. Speriamo di poterli presentare alla fine della prossima settimana. Sappiamo che il nostro vaccino genera cellule di memoria però i livelli di anticorpi scendono nel tempo e questo significa che un anno o due dopo potrebbe essere necessario fare un richiamo’.
Gli ultimi dati pubblicati sul vaccino dell’Università di Oxford e Astrazeneca si riferiscono ad un trial con 560 volontari e anche in questo casi i vaccinati 28 giorni dopo la seconda dose continuano a mostrare alti livelli di anticorpi.
In questo caso il processo di ricerca è basato su un messaggero genetico di ADN che entra nella cellula a bordo di un virus disattivato di scimpanzé . Una tecnologia mai ancora approvata. L’efficacia, secondo i dati, è tra il 62% e il 90%.
I sanitari le giudicano comunque tutte notizie buone, anche perchè visti i casi di reinfezione che si osservano nel mondo si puo’ notare che i dati confermano che i vaccinati sono molto più protetti di coloro che hanno rifatto la malattia naturalmente.
La conclusione più importante è che la capacità neutralizzante nei pazienti che hanno ricevuto le due dosi di vaccino a quattro mesi è maggiore in tutte le fasce d'età rispetto a quella di 41 persone convalescenti da Covid a 34 giorni, e questi sono dati molto buoni che portano a pensare che gli anticorpi possano durare molto più a lungo.
I dati più recenti sull'immunità generata dalle persone che superano l'infezione aggiungono altre buone notizie. Gli anticorpi che neutralizzano il virus sono ancora presenti per almeno sette mesi dopo, secondo uno dei più grandi studi sull'argomento. A novembre, un altro studio ha dimostrato che le persone infette mantengono una robusta immunità per almeno otto mesi dopo mediata dai linfociti B e T, il che suggerisce che l'immunità può durare per anni.