Medicina
Coronavirus. In smart working auricolari e rischi per l’udito
Volume del suono, tempi di esposizione ed igiene degli auricolari: i consigli degli esperti
Sono passati i tempi in cui si utilizzavano le cuffie comodamente seduti in salotto per ascoltare la nostra musica preferita. L’utilizzo di cuffie e auricolari ci ha assicurato negli ultimi anni di poter rispondere al telefono in macchina senza distrarre l’attenzione dalla guida.
Oggi, ai tempi dell’emergenza da Coronavirus, stiamo vivendo un nuovo tempo ipertecnologico di comunicazione a cui siamo “obbligati”, dallo Smart working allo Smart learning.
Ed eccoci qui, nei giorni della quarantena, impegnati a trascorrere ore e ore a dialogare con colleghi, clienti, fornitori, pazienti, alunni, ma anche amici e parenti davanti al computer con auricolari o cuffie.
Oggi l’isolamento domiciliare, costringe la famiglia intera al telelavoro e gli studenti a seguire le lezioni a distanza, in pochi metri quadrati. Senza le cuffie sarebbe impossibile la coesistenza di tante attività contemporaneamente. Un utilizzo intenso e prolungato degli auricolari, senza le dovute ed opportune precauzioni, può danneggiare la nostra capacità uditiva.
Coronavirus. Smart working e auricolari
Il rischio di arrecare un danno al nostro udito è legata a due fattori: a quanto forte è il suono degli sul nostro orecchio interno, ma anche, alla durata in termini temporali della performance a cui siamo esposti.
Questo significa che anche un suono non proprio intenso, ma subito per un periodo prolungato può avere effetti dannosi sul nostro apparato uditivo. La relazione tra il livello di decibel e la tolleranza del volume è materia di studio da parte degli esperti.
‘Stimoli sonori con intensità superiore ai 105 dB (es. trapano, discoteca) possono danneggiare il nostro organo uditivo se somministrati per più di 15 minuti al giorno senza opportuni periodi di recupero- spiega Liberato Di Leo dottore in tecniche audioprotesiche di Widex e Signia, multinazionali leader nella produzione di apparecchi acustici e relativi servizi- ma anche livelli di intensità minori, come ad esempio 80 dB (es. strada affollata), possono provocare danni se somministrati per più di otto ore ogni giorno’.
Per continuare a comunicare ed evitare danni, spiegano gli esperti, basta seguire qualche piccolo accorgimento, ad esempio utilizzare il proprio sistema audio del computer o del cellulare al 60% del volume massimo e per non più di 60 minuti consecutivi e comunque prendendosi una pausa di un quarto d’ora ogni ora.
La perdita di udito è un processo irreversibile, e per questo il consiglio principale è sottoporsi a un esame audiometrico periodico, specie se si cominciano ad avvertire fastidi e fischi oppure se si incontrano difficoltà nell’avvertire suoni acuti come campanelli, telefoni e sveglie, nel comprendere dialoghi (in particolar modo telefonici), oppure nel seguire conversazioni in ambienti rumorosi come al bar o al ristorante.
‘Un altro consiglio- prosegue l’audioprotesista- è quello di utilizzare una cuffia esterna, il suono che arriva da questo tipo di device , purché non elevato, è più dolce e meno traumatico sulla membrana del timpano rispetto agli auricolari e le cuffie auricolari che, invece, vengono posti direttamente nel padiglione e quindi nel condotto uditivo e hanno un volume maggiormente lesivo per il timpano proprio perché l’erogazione del suono è quasi a diretto contatto con la membrana timpanica’.
‘E’ bene ricordare che l’ipoacusia interessa il 10-15% dei giovani adulti e raggiunge il picco d’incidenza del 90% nella popolazione over 80- spiega Sandro Lombardi Presidente di ANIFA ( associazione dei produttori di Apparecchi Acustici all’ interno di Confindustria Dispositivi Medici )- alla sua insorgenza possono concorre numerosi fattori predisponenti come la familiarità, l’esposizione prolungata ad ambienti urbani e professionali particolarmente rumorosi, l’utilizzo ad un volume troppo elevato di amplificatori ed altri strumenti per l’ascolto della musica e l’avanzare dell’età, che porta naturalmente con sé un progressivo deterioramento della sensibilità uditiva.
Gli auricolari inoltre, costituiscono un ricettacolo di batteri e germi in grado di generare infezioni all'orecchio soprattutto esterno, ma anche interno, questo perché le riponiamo in borse, zaini, tasche, le lasciamo riposte ovunque, contaminandole. La pulizia quotidiana degli auricolari con presidi disinfettanti è una pratica indispensabile per la prevenzione della salute dell’udito’.
‘A tutto questo poi va aggiunta la normale sostanza organica delle orecchie- precisa Liberato Di Leo- che accresce ulteriormente la presenza batterica sui suddetti. Si può quindi immaginare la potenzialità veicolare rispetto ai batteri, causa di infiammazione del condotto uditivo o dell'orecchio. Questa possibilità di infezione è particolarmente più alta se nel condotto sussistono lesioni preesistenti o abrasioni della cute’.
Infine tutti gli esperti condividono il consiglio, soprattutto in questo tempo di COVID, di igienizzare sempre gli auricolari prima del loro utilizzo ed è fondamentale evitare di condividere gli stessi auricolari. Un gesto che spesso ingenuamente commettiamo, e che potrebbe veicolare eventuali infezioni tra più utilizzatori.