Medicina

Coronavirus, l'Aifa autorizza il farmaco Tocilizumab su altri 250 pazienti

Gabriele Penna

Il farmaco per l'artrite Tocilizumab riduce il rischio di terapia intensiva nei malati affetti da Coronavirus. Protocollo adottato anche a Bergamo

“Sì, si può fare”. Con queste parole il Dott. Paolo Ascierto, direttore dell'unità Melanoma e Immunologia clinica dell'Istituto Pascale di Napoli, risponde alla domanda di Affaritaliani.it se l’Aifa abbia autorizzato l’uso di Tocilizumab su altri 250 pazienti affetti da Covid-19, specificando che “non si tratta di una sperimentazione, quella è una cosa diversa”.

È senz’altro la logica conseguenza ai primi successi che il farmaco ha avuto sui due pazienti ricoverati presso l’ospedale di Cotugno a Napoli, la più grande struttura sanitaria del Sud Italia per le malattie infettive. Soddisfatto il pool dei medici napoletani dopo giorni di prove e riscontri positivi.

Il farmaco Tocilizumab è un anticorpo monoclonale, che ha come obiettivo l’interleuchina-6, una citochina prodotta dal sistema immunitario e che caratterizza molte situazioni di infiammazione cronica. Non è quindi un antivirale. Nell’ambito di una situazione di stress respiratorio l’interleuchina-6 è la citochina maggiormente implicata.

Il protocollo, messo a punto dall'ospedale di Napoli e inviato all'Aifa, l'agenzia italiana del farmaco, rappresenta una speranza contro la polmonite severa e potrebbe rivelarsi una buona soluzione per la guarigione di tanti pazienti affetti da coronavirus, in attesa del vaccino ufficiale, per cui servirà almeno un anno di tempo. Il protocollo di Napoli è stato adottato anche da Bergamo e da altri ospedali del Nord che in queste ore stanno combattendo contro il coronavirus.

Perché è importante questa scoperta? Perché la maggior parte dei pazienti affetti da Covid-19 può rischiare di avere gravi compromissioni respiratorie e quindi può necessitare di una terapia intensiva: il Tocilizumab ridurrebbe questo rischio, il che significa che si riduce il numero di pazienti che vanno in terapia intensiva. Lasciando liberi posti preziosi per i pazienti in condizioni gravi.