Medicina

Covid-19, 93000 morti per overdose negli Usa. In Italia decessi diminuiti

di Daniele Rosa

Le valutazioni dell’Istituto Europeo delle Dipendenze (IEuD).

Nel 2020 le vittime di Covid-19 negli Stati Uniti hanno superato le 375.000 unità ma 93000 morti per overdose sono state praticamente un record.  

Secondo un'analisi del New York Times, le differenze si assottigliano ragionando in termini di anni di vita persi con circa 3,5 milioni di anni di vita persi nel 2020 per i decessi da overdose a confronto dei circa 5,5 milioni di anni di vita persi a causa del Coronavirus nello stesso periodo.

Le relazioni di causalità fra le due epidemie sono evidenti. L'interruzione o la riduzione dei servizi resi dalle strutture di assistenza e trattamento anche a seguito della concentrazione delle risorse sui servizi Covid, l’aumento dell'isolamento sociale che ha favorito il consumo solitario di sostanze limitando la possibilità del soccorso in caso di overdose, la crisi economica sono tutti fattori legati al Covid-19 che hanno esasperato una crisi tutt’altro che risolta con la nuova variante Delta che dilaga.

Negli Stati Uniti l'aumento dei decessi negli ultimi anni è stato in parte attribuito alla rapida diffusione sul mercato del Fentanyl illegale e dei suoi corrispettivi spesso usati in associazione all'eroina piuttosto che alle metanfetamine, cocaina o altri stimolanti. Quando il Fentanyl viene usato per adulterare altre droghe aumenta la letalità e, nel caso degli stimolanti, ciò è particolarmente. Infatti chi li usa non sviluppa alcuna tolleranza agli oppioidi e si trova ad altissimo rischio di overdose durante l'assunzione, più o meno consapevole, di Fentanyl.

All’inizio dell’epidemia di oppiacei, i bianchi americani erano stati sicuramente i più colpiti in quanto avevano maggiore accesso agli antidolorifici da prescrizione in forza di una copertura sanitaria migliore rispetto ad altri. Negli ultimi anni lo scenario è cambiato e questa tendenza potrebbe riflettere la crescente apparizione dei vari Fentanyl illegali spesso mescolati con stimolanti (come cocaina e metanfetamine). Questi cocktail hanno raggiunto gruppi che avevano meno probabilità di diventare dipendenti da antidolorifici prescritti all'inizio dell'epidemia.

Nel 2020 tuttavia la crescita sproporzionata dei decessi per overdose nelle popolazioni nere, ispaniche e native americane rispetto a quelle bianche ha rispecchiato in modo inquietante la sproporzione con cui la pandemia di Covid-19 ha colpito queste comunità con tassi di mortalità, infezione e disoccupazione maggiori rispetto alla media.

In Italia, seppur fra mille difficoltà, il sistema si è dimostrato più solido, più resiliente tanto che i dati ufficiali sui decessi per overdose relativi al 2020 pubblicati a fine giugno dal Dipartimento per le Politiche Antidroga hanno certificato addirittura una riduzione del numero di morti del 18% rispetto al 2019.

Una riduzione a doppia cifra del numero dei decessi in Italia nell’anno del Covid-19 è certamente un dato clamoroso che merita di essere approfondito.

La pronta reazione del sistema dei SERD all’emergenza sanitaria legata al Covid-19 tramite la riorganizzazione dei processi di assistenza e l’attivazione di nuove modalità di comunicazione e distribuzione dei farmaci a tutela degli utenti e degli operatori è stata sicuramente centrale per la tenuta del sistema ma non può spiegare da sola un simile risultato.

L’accesso universale alle prestazioni sanitarie garantito dal nostro servizio sanitario nazionale ed un sistema di welfare sociale capace di contrastare in modo efficace l’emarginazione sociale ed economica sono stati determinanti per attraversare la tempesta del 2020.

L'Istituto Europeo delle Dipendenze (IEuD) segnala altri aspetti meno evidenti del sistema di cura sui quali sarebbe auspicabile puntare anche in futuro con investimenti mirati: la convivenza forzata di figli e partners nei lunghi mesi di lock-down ha reso più visibile, evidente gli eventuali problemi di dipendenza presenti in famiglia. Inoltre nel corso del 2020 sono più che raddoppiate le richieste di counseling familiare finalizzate a supportare attivamente la persona cara nel suo percorso di cura. Ad oggi, su loro espressa richiesta, oltre il 20% dei  pazienti vede il proprio nucleo familiare coinvolto in vario modo nell’Equipe di terapisti IEuD, di cui la famiglia entra a pieno titolo a far parte.

Diversamente da quanto si è osservato negli Stati Uniti, l’utilizzo illegale del Fentanyl e dei suoi analoghi in Italia e nell’Unione Europea è al momento molto ridotto ed occasionale. Al di là del tradizionale monitoraggio delle sostanze psicoattive “maggiori” (cocaina, amfetamina, ecstasy, metamfetamina, eroina e cannabis), ci sono numerose iniziative volte ad identificare rapidamente la presenza di NSP e valutare la loro diffusione sul territorio. Questo con particolare attenzione agli oppioidi sintetici. Uno sforzo strategico per il futuro portato avanti dalle Autorità italiane in stretta collaborazione e coordinamento con l’Osservatorio Europeo sulle droghe e le tossicodipendenze (European Monitoring Centre fo Drugs and Drug Addiction, EMCDDA) e l’INCBI (International Narcotics Control Board), Organo internazionale per il controllo degli stupefacenti.

Da parte sua l’Istituto Europeo delle Dipendenze, sta puntando su un maggior utilizzo di qualificati test tossicologici a matrice cheratinica capaci di indagare l'eventuale assunzione di diverse sostanze psicoattive in un dato arco di tempo che corrisponde alla lunghezza del capello analizzata.

Infine la Terapia digitale ha visto nei primi mesi del 2020 un punto di svolta che ha coinvolto il lavoro, la scuola, la dimensione sociale e quella spirituale. L' Istituto Europeo delle Dipendenze, nei mesi del lock-down ha trasferito on line il 100% delle attività capitalizzando sulla vocazione digitale dell'Istituto. Sviluppare nuove soluzioni digitali capaci di facilitare il rapporto fra il paziente ed i diversi professionisti coinvolti (psichiatri, psicologi, psicoterapeuti, Terp, farmacologi ecc..) senza smarrire mai la loro identità professionale resta comunque una delle priorità dei prossimi anni.