Medicina

Intervista al Dottor De Meo: adattare alimentazione e integrazione ad ogni sportivo

Dottor De Meo: “Una delle problematiche più frequenti riguarda gli atleti principianti che cercano di replicare l’alimentazione degli sportivi d’élite”

di Federica Toscano

Da principiante a professionista: il Dottor Atanasio De Meo svela le strategie nutrizionali per ogni atleta

Con una formazione multidisciplinare che comprende lauree in Farmacia, Scienze della Nutrizione e Scienze e Tecnologie del Fitness, oltre a numerosi master universitari, il Dottor De Meo ha maturato una vasta esperienza nel settore, lavorando con atleti di ogni livello. Dopo oltre dieci anni di attività in farmacia, ha fondato BioIntegra 3.0, un centro specializzato in nutrizione sportiva, e Agefarma, una startup innovativa nel settore dei nutraceutici.

Collabora con squadre di alto livello, tra cui la UYBA Busto Arsizio Volley (Serie A1), e ha ricoperto il ruolo di nutrizionista per club calcistici come U.S. Lecce, Foggia Calcio, Juve Stabia e Como Calcio. Autore di due libri, uno dei quali best seller su Amazon, unisce formazione scientifica e innovazione per migliorare la performance e il benessere degli atleti. In questa intervista, ci aiuterà a sfatare falsi miti e a fornire consigli pratici basati sull’esperienza e sulla ricerca scientifica.

In questa nuova intervista il Dottor Atanasio De Meo, ci permette di approfondire le differenze nutrizionali tra uno sportivo principiante in sovrappeso e un atleta d’élite.

Le principali differenze nutrizionali tra uno sportivo principiante in sovrappeso e un atleta d’élite riguardano due tipologie di sportivi completamente diverse. Lo sportivo principiante in sovrappeso ha sicuramente un approccio più graduale, sia per quanto riguarda l’attività fisica sia per l’alimentazione. Questo perché, molto spesso, si trova in una condizione di inattività e di abitudini alimentari scorrette. Di conseguenza, il primo passo consiste nell’innescare nuove abitudini alimentari e uno stile di vita più sano. Si tratta di un processo che richiede tempo, dedizione e costanza, oltre a un certo spirito di sacrificio” ha affermato il Dottor De Meo. “Se una persona si trova in una condizione di sovrappeso o obesità, è probabile che questa si sia sviluppata nel corso degli anni. Pertanto, non è realistico pensare di migliorare la situazione in poche settimane o mesi: è necessario un lavoro costante e a lungo termine”.

Per quanto riguarda invece lo sportivo d’élite” ha proseguito il Dottor De Meo, “la situazione è completamente diversa. Un atleta di alto livello è, infatti, una persona che si allena da anni e ha raggiunto prestazioni eccellenti, partecipando a competizioni di rilievo come campionati italiani, europei o mondiali. Il suo approccio nutrizionale e atletico è già ben strutturato e ottimizzato, il che rende il lavoro su di lui più semplice, poiché ha già interiorizzato abitudini corrette”.

Una delle problematiche più frequenti che mi capita di affrontare riguarda gli sportivi principianti, che cercano di replicare l’alimentazione e gli allenamenti degli sportivi d’élite, credendo che sia la soluzione migliore per loro. In realtà, è fondamentale sfatare il mito secondo cui chi si allena una o due volte a settimana, per un totale di tre o quattro ore settimanali, possa essere considerato un vero atleta. Questo livello di attività fisica rappresenta il minimo indispensabile per una persona non sedentaria, e quindi non dovrebbe implicare particolari accorgimenti nutrizionali” ha dichiarato il Dottor De Meo.

Spesso mi capita di osservare sportivi amatoriali che seguono piani alimentari progettati per atleti professionisti, i quali si allenano due o tre volte al giorno con volumi e intensità elevatissimi. Questo crea un problema anche nell’ambito dell’integrazione e dell’uso di bevande energetiche. Per un atleta d’élite, l’alimentazione è determinante e il fabbisogno energetico, così come l’uso di integratori, è attentamente calcolato in funzione delle prestazioni richieste”.

Il Dottor De Meo ha asserito che tuttavia, per uno sportivo amatoriale, l’alimentazione ha sempre un ruolo fondamentale, ma bisogna capire che il suo livello di attività fisica non giustifica un elevato apporto calorico o l’uso di integratori specifici. L’attività fisica, in questi casi, dovrebbe servire principalmente a mantenere il peso corporeo corretto, senza un eccesso di calorie o sostanze superflue per la performance.

Un altro aspetto rilevante è che l’atleta d’élite, nella maggior parte dei casi, è supportato da un’équipe di professionisti, che può includere preparatori atletici, fisioterapisti, osteopati, nutrizionisti e medici dello sport. Questo supporto gli permette di ottimizzare ogni aspetto della sua preparazione e di migliorare le prestazioni nel tempo” ha dichiarato il Dottor De Meo. “Al contrario, per lo sportivo dilettante o amatoriale, la situazione è più complessa: spesso deve arrangiarsi con le risorse disponibili e i club non sempre hanno la possibilità di investire in figure professionali. Questo rende più difficile per l’atleta individuare i giusti riferimenti per migliorare la propria condizione fisica e sportiva”.

L’approccio corretto, secondo il Dottor De Meo, dovrebbe essere sempre quello di analizzare i propri bisogni e poi valutare l’integrazione più adatta. Troppo spesso si assiste a due situazioni opposte: da un lato, atleti che sottovalutano l’importanza della nutrizione e dell’integrazione; dall’altro, sportivi che utilizzano integratori in modo casuale, seguendo le mode del momento. In entrambi i casi, la soluzione migliore è affidarsi a professionisti competenti, in grado di individuare eventuali carenze nutrizionali e fornire indicazioni precise basate sulla condizione specifica dell’atleta. “Questo è particolarmente importante per chi, a causa di orari di lavoro impegnativi o di scelte alimentari poco equilibrate, non riesce a coprire il proprio fabbisogno nutrizionale quotidiano” ha affermato il Dottor De Meo.

Un problema ricorrente è l’acquisto di integratori senza una reale necessità, basandosi su consigli trovati sui social, dati da amici o parenti non qualificati. Questo può essere dannoso, perché si rischia di assumere sostanze inutili o addirittura controproducenti” afferma il Dottor De Meo.

È fondamentale investire risorse economiche nella formazione sia dei professionisti che dei consumatori. Purtroppo, esistono ancora molte informazioni contrastanti che provengono sia dagli esperti del settore sia dai mezzi di comunicazione, e questo rappresenta un problema. Per troppo tempo si è data scarsa importanza all’aspetto nutrizionale nella prevenzione e nella gestione delle patologie cronico-degenerative, come l’obesità, le malattie cardiovascolari e metaboliche, ad esempio il diabete. È necessario implementare politiche di prevenzione efficaci, puntando sulla corretta informazione e sulla formazione dei professionisti. Come si è fatto con la lotta al fumo di sigaretta e, più recentemente, con la promozione dell’attività fisica, è indispensabile sviluppare una strategia mirata alla prevenzione piuttosto che alla cura delle malattie” ha concluso il Dottor De Meo.