Medicina

Primo cervello umano in provetta. Scoperta la proteina che lo regola

Gli scienziati della Ohio State University, negli Usa, sostengono di aver creato in provetta un cervello umano quasi completamente formato. Sebbene non pensante, questo mini cervello, grande quanto la gomma da cancellare delle matite e paragonabile a quello di un feto di 5 settimane, rappresenta il cervello umano piu' sviluppato mai creato in laboratorio, secondo Rene Anand che ha presentato la ricerca della Ohio State University ieri al Military Health System Reseach simposio di Fort Lauderdale, in Florida. Anand e il suo team di scienziati affermano di aver riprodotto il 99% dei diversi tipi di cellule e geni del cervello, compresi il midollo spinale e la retina. Anand ha spiegato di aver creato il mini cervello convertendo cellule adulte della pelle in staminali che possono essere programmate per creare ogni tessuto del corpo. Sempre secondo Anand, sono necessarie 12 settimane per creare un cervello con la maturita' paragonabile a quella di un feto di 5 settimane. Per andare oltre nello sviluppo, occorrerebbe un sistema di vasi sanguigni che gli scienziati non sono ancora riusciti a riprodurre. "Serve un cuore artificiale per aiutare il cervello a svilupparsi ulteriormente". I dettagli sul processo di sviluppo di questo cervello in provetta non sono stati resi noti per motivi legati ai brevetti ma il risultato, se venisse conprovato, potrebbe rivoluzionare la medicina.

 Per la prima volta e' stato dimostrato in vivo nei topi come la proteina CEP63 sia alla base del corretto sviluppo della corteccia cerebrale. L'assenza di questa proteina sarebbe infatti causa della microcefalia, ovvero la riduzione delle cellule della corteccia, quella parte del cervello dove hanno sede le funzioni superiori dei mammiferi. Lo studio e' stato possibile grazie a un team di ricercatori che hanno contribuito da Spagna, Croazia, Germania, Italia e Stati Uniti, con il coordinamento di Vincenzo Costanzo, un oncologo molecolare dell'IFOM di Milano che ha potuto realizzare questa ricerca anche grazie a un finanziamento della Fondazione Giovanni Armenise-Harvard. "La proteina CEP63 si trova sul centrosoma, organelli deputati al controllo della formazione del fuso mitotico, ossia l'apparato di divisione cellulare. Cep63 sembra essersi evoluta molto di recente negli organismi vertebrati visto che e' assente in quelli piu' semplici.

Studiarla puo' aiutarci a comprendere cosa succede quando i meccanismi di divisione cellulare sono alterati", ha spiegato Costanzo. In particolare, Cep63 potrebbe giocare un ruolo fondamentale nella Sindrome di Seckel, una malattia caratterizzata da nanismo intrauterino e post-natale, ritardo mentale e grave microcefalia. Costanzo lavora da diversi anni sulla proteina CEP63, che ha caratterizzato per la prima volta con il suo gruppo di ricerca nel 2008. Gli esperimenti in vivo sono stati svolti all'Istituto di Ricerca Biomedica di Barcellona, mentre il gruppo di Costanzo in IFOM ha svolto l'analisi molecolare. I risultati hanno mostrato in particolare che in assenza della proteina CEP63 le cellule che formano i cosiddetti precursori neuronali della corteccia cerebrale cominciavano a morire, con conseguente microcefalia. In particolare nei soggetti che erano stati privati della proteina si registrava un'alterazione anche nella divisione asimmetrica, un processo tipico dei precursori neuronali e comune ad altre cellule, tra cui quelle germinali e alcune cellule staminali tumorali. In questo caso, l'eliminazione di CEP63 rende i topi microcefalici per la mancanza di cellule neuronali e sterili per via del mancato sviluppo dei gameti. Visto il ruolo di CEP63 nel controllo della divisione cellulare non si esclude che ci sia un legame tra il malfunzionamento di CEP63 e lo sviluppo di tumori: il laboratorio di Costanzo all'IFOM sta lavorando proprio all'individuazione di queste connessioni. E' stato infatti scoperto che gli effetti dell'eliminazione di CEP63 si annullano se contemporaneamente viene inattivata la proteina p53, il cosiddetto "guardiano del genoma" per via del suo ruolo di soppressore delle cellule tumorali.