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Medicina
Sanità, l'8% rinuncia a curarsi. Uno su tre è costretto a pagare i privati
Giorgia Meloni e i tagli alla Sanità

Sanità, il dramma di chi a curarsi neanche ci va più. Liste d'attesa infinite

Il problema della sanità pubblica in Italia si aggrava ogni giorno di più. Aumentano le spese, diminuiscono gli esami e i medici fuggono all'estero o passano al privato. Questo è il quadro della situazione poco confortante che riguarda il nostro Paese. Anche il presidente della Repubblica Mattarella chiede di difendere il Sistema sanitario nazionale che avrebbe bisogno di maggiori risorse. L'esecutivo avrebbe l'occasione di farlo proprio in questo periodo perchè è in corso la stesura della manovra finanziaria ma le risorse sono poche e solo per la Sanità servirebbero almeno 4 miliardi, troppi per le casse del governo. Gli italiani intanto - si legge su La Stampa - rinunciano a curarsi. Stretti dalla crisi economica e da un sistema sanitario nazionale sempre più in affanno dopo il Covid e privo di finanziamenti a breve termine, così come previsto nella recente Nadef. Secondo un sondaggio Euromedia Research, quasi un cittadino su cinque rinuncia a cure personali o visite mediche.

Secondo l’istituto guidato da Alessandra Ghisleri, a rinunciare alla cura personale – che va dagli aspetti di igiene a quelli di estetica, ma comprende anche i piccoli interventi dove la salute non è a rischio – è il 10,8% degli italiani. Ed è pari al 7,8% la percentuale degli italiani che decide addirittura di rinunciare alle visite mediche. In termini assoluti, si parla infatti di circa 4 milioni di cittadini su una platea di circa 51 milioni di italiani tra adulti e anziani.

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Più di un italiano su tre quando deve fare una visita oppure un esame diagnostico - prosegue La Stampa - si rivolge al sistema privato. Quindi paga di tasca propria la prestazione. La grande crisi del sistema sanitario pubblico, sulla cui importanza ha insistito il presidente Mattarella, sta tutta qui, nello scivolamento verso il mondo del privato, che un tempo era residuale e ora è centrale per l’assistenza. In tutte le Regioni, anche al Centronord, può capitare di sentirsi dire che per la gastroscopia bisogna aspettare un anno e che per la risonanza non si riesce a fissare un appuntamento perché le agende sono piene. Così il privato diventa una necessità per chi vuole risposte in tempi accettabili.

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