Medicina

Tumore al seno, il cancro più diffuso al mondo,superato il tumore al polmone

di Daniele Rosa

Non c’è solo il Coronavirus e adesso la sopravvivenza è molto alta (85% a cinque anni)

Per ricordare, a chi se lo fosse dimenticato, che ci si continua ad ammalare anche di altro al di fuori del Coronavirus, l’OMS ha sostenuto che il cancro al seno è il tumore più diffuso al mondo.

Questa patologia, con 2,3 milioni di diagnosi nel 2020 (11,7% del totale) ha superato il cancro al polmone, che ha mantenuto il triste primato per molti anni.anni.

La più alta incidenza è dovuta ad una combinazione di vari fattori tra cui: una maggiore quantità di diagnosi con tecniche di screening della popolazione e poi fattori sociali come l'invecchiamento della popolazione, la maternità ritardata, il minor allattamento al seno, la mancanza di prole, l'assunzione della pillola contraccettiva.

A questi si aggiungono obesità, stile di vita sedentario, consumo di alcool e diete inadeguate.

Poiché la maggior parte di questi fattori di rischio si è storicamente verificata nei paesi sviluppati, anche l'incidenza in essi è stata più elevata.

Il recente rapporto dell'OMS ha sottolineato come l'incidenza però "stia crescendo rapidamente anche in Sud America, Africa e Asia, così come in Giappone e Corea del Sud", aree dove lo sviluppo era sempre stato contenuto.

Il maggior impegno femminile nel mondo del lavoro, in minima parte, contribuisce a questo trend poiché costringe a ritardare la gravidanza e, in molti casi, a fare anche a  meno di attività fisica.

La notizia positiva è che i dati sulla mortalità stanno diventando sempre più bassi: il tasso di sopravvivenza globale è dell'85,5% cinque anni dopo la diagnosi di questo tumore. Questi dati positivi sono in gran parte dovuti al grande sforzo che la comunità scientifica sta da anni dedicando alla migliore comprensione e cura della malattia: il cancro al seno è di gran lunga il tipo di cancro che genera il maggior numero di studi clinici.

La maggior parte di questi studi si concentra principalmente sul miglioramento dei trattamenti, che variano principalmente a seconda del sottotipo di cancro al seno.

Tre tipi di tumori si differenziano a seconda che esprimano o meno i recettori degli estrogeni, progesterone e / o HER2. Il sottogruppo più frequente è il tumore luminale, che esprime i recettori degli estrogeni o del progesterone. Rappresenta il 70% dei tumori diagnosticati.

La grande rivoluzione nel trattamento di questi tumori è arrivata solo pochi anni fa, con l'approvazione degli inibitori del ciclo cellulare - i famosi palbociclib, ribociclib e abemaciclib - che fanno parte di quelle che sono conosciute come "terapie mirate". Nel caso di questi inibitori, impediscono la proliferazione delle cellule e quindi riducono la progressione della malattia. Vi è così un controllo duraturo del tumore negli stadi avanzati, una più lunga sopravvivenza dei pazienti e un ritardo nell'uso della chemioterapia, con evidenti benefici in termini di qualità della vita.

In ogni caso tutti i sanitari sono concordi nel ritenere che occorra migliorare la diagnosi precoce. L’opportunità di cura per i pazienti è quando la malattia viene diagnosticata localizzata.

Per ora, la principale forma di diagnosi precoce del cancro continua ad essere la mammografia che è in grado di ridurre la mortalità fino al 40% nelle donne di età compresa tra 50 e 69 anni. Tuttavia, negli ultimi anni, l'efficacia di questo test diagnostico è stata messa in dubbio e tutti gli esperti concordano sul fatto che la riduzione della mortalità che produce è, in ogni caso, insufficiente.

Per questo la scienza investe tempo e denaro anche nella ricerca di un test di screening efficace, non solo per la popolazione generale, ma soprattutto per tenere sotto controllo i pazienti che hanno già superato la malattia: bisogna fare una mammografia ogni tre o sei mesi. Se qualcosa ricompare lo si tratta immediatamente.

Per arrivarci prima, la grande promessa è la biopsia liquida, un esame del sangue che cerca di rilevare i geni mutanti del cancro prima che sia visibile con altri mezzi. Il problema con la biopsia liquida è che non è ancora abbastanza sensibile. Questo vuole dire che molti pazienti continuano ad avere recidive senza che nel test venga rilevata alcuna prova del DNA tumorale. Ma anche così, i medici sono ottimisti sullo sviluppo della tecnica e prevedono che a poco a poco la sua sensibilità aumenterà.