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"Stop ai personalismi di Macron, cruciale il dialogo con Trump". Vertice Ue, parla il meloniano Fidanza
“A Ursula dico: meglio evitare certi toni”. Intervista

"E' ridicolo che la sinistra continui il suo ritornello ‘Meloni scelga tra Trump e l’Europa’. Non dobbiamo scegliere ma favorire il dialogo e condizioni di sicurezza durature per Kiev”
Giorgia Meloni rientra da Bruxelles a tarda notte dopo il Consiglio europeo informale su difesa europea e crisi in Ucraina. Affaritaliani.it ha chiesto un commento sugli esiti sul summit Ue a Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo e da gennaio anche vicepresidente dei Conservatori europei.
Fidanza, la sensazione è che anche in Giorgia Meloni affiorino i primi dubbi sulla linea europea… “Penso che Meloni interpreti, come sempre molto bene, il sentimento di tanti italiani”. Non le è piaciuto il titolo del nuovo piano Ue “ReArm Europe”... “Le parole sono importanti, avrebbe detto Nanni Moretti. Dare l’idea che, in un momento non facile sul piano economico e dopo tre anni di guerra, ci sia un’Europa che pensa soltanto a comprare nuove armi ci allontana dai cittadini. Tanto più che oggi la nostra sicurezza non si garantisce soltanto con le armi tradizionali, ma anche difendendo le nostre aziende dagli attacchi cyber, le nostre comunicazioni e i nostri dati sensibili dai sabotaggi dei cavi sottomarini, la nostra libertà di giudizio dalle fake news..”.
Eppure il vostro giudizio è complessivamente positivo sul piano da 800 miliardi. “È chiaro a tutti che come Europa non abbiamo fatto abbastanza per la nostra difesa e dobbiamo darci una svegliata. Lo scorporo delle spese per la difesa dal Patto di stabilità va nella direzione sempre richiesta dall’Italia e dal nostro governo e ci auguriamo che questa flessibilità possa essere riconosciuta nel Patto anche con riguardo ad altre voci di spesa, come abbiamo sempre chiesto”.
Da sinistra arrivano attacchi sull’uso dei fondi della coesione per le armi… “Non scherziamo. L’Italia, insieme agli altri "Paesi amici della coesione", si è battuta per evitare un prelievo forzoso del 5% sui fondi per la coesione. Grazie a questa posizione si è arrivati a una mediazione che lascia in capo agli Stati membri la facoltà di utilizzare una parte di quei fondi per la difesa: una richiesta dei Paesi dell’Est, maggiormente esposti alla minaccia russa, ma della quale Giorgia Meloni ha già detto che l’Italia non si vuole avvalere”.
Così come non manderete soldati italiani in Ucraina? “Non siamo convinti che una forza europea come quella proposta ora sia la risposta giusta, non potrebbe funzionare senza la deterrenza della NATO e quindi il coinvolgimento americano. Per questo è ridicolo che la sinistra continui il suo ritornello ‘Meloni scelga tra Trump e l’Europa’. Non dobbiamo scegliere ma favorire il dialogo e condizioni di sicurezza durature per Kiev”.
A proposito, a che punto siamo tra Trump e Zelensky? “Mi pare che dopo la brutta pagina dello Studio Ovale ci sia voglia di ricominciare a parlarsi e questo è un bene”. L’Europa riuscirà a sedersi a quel tavolo? “Ce lo auguriamo ma deve ritrovare unità e abbandonare i personalismi alla Macron che abbiamo visto in questi giorni e anche certe uscite di Von der Leyen. Nelle settimane scorse sono stato negli USA e posso dire che Trump, il quale già fatica a considerare l’Ue come un interlocutore politico unitario ma di fronte a certi atteggiamenti di politici europei che lui ritiene deboli o - come nel caso di Ursula - non legittimati da un’investitura popolare, perde la pazienza”. Come con Zelensky insomma... “Rianimare le tifoserie piace solo alla sinistra che non ha ancora digerito Trump. Semplicemente penso che non avrebbero dovuto sedersi davanti alla stampa senza aver ancora firmato l’accordo sulle terre rare”.
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