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Bracciante morto a Latina, la moglie: "Lovato lasciò il braccio tra i rifiuti"

Bracciante morto a Latina, parla la moglie di Satnam Singh: "Lovato continuava a gridare 'è morto, è morto', ma non faceva nulla" 

Satnam Singh è morto il 19 giugno in seguito a un incidente nei campi in cui lavorava. Era un bracciante indiano assunto in un'azienda di Cisterna Latina, di proprietà di Antonello Lovato. Ieri, lunedì 2 luglio, l'uomo è stato arrestato con l'accusa di omicidio doloso e condotto nel carcere di Latina. Lovato avrebbe perso tempo non portando subito all'ospedale Satnam. Anzi, lo avrebbe caricato in uno dei suoi furgoni e abbandonato fuori dalla sua abitazione, gettando l'arto amputato in un bidone della spazzatura. Secondo il gip, Lovato era consapevole che il suo comportamento avrebbe potuto provocare la morte del bracciante. Che "era ancora vivo mentre eravamo sul furgone", ha raccontato la moglie del 31enne deceduto. L'autopsia lo ha confermato: se soccorso in tempo, Satnam Singh si sarebbe potuto salvare. 

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Il quotidiano Il Corriere della Sera riporta le parole di Soni, la giovane moglie di Satnam Singh, riferite agli inquirenti. Nel verbale delle sue risposte ai pm, viene spiegato che i coniugi lavoravano insieme per Antonello Lovato. Erano braccianti e si occupavano della raccolta di frutta e verdura a 6 euro l'ora. Nel giorno della tragedia, il 17 giugno scorso, Soni e Satman hanno svolto la stessa mansione in mattinata, ma poi si sono divisi. "È stato incaricato di raccogliere la plastica dietro il trattore. Quando è successo l'incidente, Antonello (Lovato) stava seduto sul trattore fermo e mentre l'avvolgiplastica era in funzione dava indicazioni a mio marito". 

Poi le urla di Lovato e il panico della moglie del bracciante. "Ho capito che era stato trascinato all'interno dell'avvolgiplastica. Antonello urlava 'è morto, è morto'. Mio marito aveva il braccio destro tranciato e ferite a entrambe le gambe. Ho chiesto ad Antonello di chiamare i soccorsi, ma lui urlava solo 'è morto, è morto'". Ma Satnam Singh non era morto. Nel luogo e nel momento dell'incidente erano presenti anche altre persone, come "Sandra, una donna italiana assunta regolarmente e Gora, indiano". Soni, però, non aveva dato subito queste informazioni agli inquirenti perché aveva paura di coinvolgere quelle persone. Nonostante la loro presenza, nessuno si è mosso o ha fatto qualcosa. "Erano tutti pietrificati. Solo dopo aver insistito, Antonello ha preso un furgone bianco e ha caricato mio marito e il braccio all'interno".

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Soni e il marito moribondo, ma vivo, sono stati caricati nel retro del veicolo, al buio e in mezzo alle cassette di plastica usate per raccogliere gli ortaggi. Alcune di queste sono cadute anche addosso alla coppia. "Ero sicura che mio marito fosse vivo, l'ho visto respirare, in maniera regolare e in alcuni momenti velocemente, fino a quando eravamo a casa, pur non parlando, rimanendo immobile e aveva gli occhi semichiusi". Quando sono stati scaricati davanti alla loro abitazione (in provincia di Latina), finalmente, un vicino di casa ha chiamato i soccorsi. Il braccio di Satnam, invece, racconta ancora la moglie, è stato gettato tra i rifiuti. Dopo due giorni, il bracciante di 31 anni è morto in ospedale

 

 



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