Auto e Motori

Biciclette e motocicli, ecco come cambia la mobilità in città

Presentato a Milano il secondo report dell’Osservatorio Focus2R - Osservatorio nazionale infrastrutture, sicurezza e mobilità per le due ruote

La mobilità cittadina e i cambiamenti in atto per quanto riguarda le “due ruote”. Si è parlato di questo, giovedì 25 gennaio a Milano presso la sede dell’Anci, in occasione della presentazione del secondo report dell’Osservatorio Focus2R - Osservatorio nazionale infrastrutture, sicurezza e mobilità per le due ruote, la più completa e aggiornata fotografia delle politiche dedicate alle “due ruote” dai comuni italiani capoluogo di provincia.

Erano presenti il presidente di Confindustria Ancma, Andrea Dell’Orto, il direttore generale di Confindustria Ancma Pier Francesco Caliari, il responsabile aree urbane e mobilità di Legambiente Alberto Fiorillo, il presidente di Legambiente Lombardia Barbara Meggetto, il direttore generale Anci Lombardia Pier Attilio Superti e l’amministratore unico di Ambiente Italia, Mario Zambrini.Alla cerimonia di presentazione sono intervenuti altresì gli assessori alla Mobilità dei Comuni di Milano, Bergamo, Bolzano, Genova e Torino.

Il report, unico in Italia, rende disponibile un patrimonio di informazioni su piste ciclabili, guardrail, sharing mobility, parcheggi dedicati, colonnine di ricarica per i veicoli elettrici, forniti direttamente dalle amministrazioni locali.

Anche quest’anno la risposta dei comuni al monitoraggio sulla mobilità delle “due ruote” in ambito urbano, effettuato dall’Osservatorio Focus 2R, è stata eccellente. Il 78% delle Amministrazioni locali ha compilato e restituito il questionario, elaborato da Ambiente Italia per conto di Confindustria Ancma e Legambiente, che alimenta il più ricco e articolato database mai prodotto in Italia sulle politiche di mobilità dedicate a biciclette e motocicli.

Il 74% dei comuni interpellati consente l’accesso all’interno delle Zone a traffico limitato di ciclomotori e motocicli. È significativo che in una città su dieci l’accesso al centro storico sia consentito ai soli veicoli con motorizzazione elettrica.

La circolazione di ciclomotori e motocicli nelle corsie riservate ai mezzi pubblici rimane vietata nella maggioranza delle città, ma la percentuale dei comuni che ne autorizzano l’accesso sale (rispetto alla scorsa rilevazione) dall’8% al 12%.Diversa la situazione delle biciclette, che sono autorizzate a circolare in tutte o in alcune corsie riservate in 36 comuni, pari al 41% del totale.

Significativo anche il dato relativo alle città che autorizzano il trasporto delle biciclette sui mezzi pubblici: si tratta di 38 comuni, pari al 40% del totale (nel 2016 erano il 31%).

Resta irrisolto il problema  degli spazi riservati al parcheggio di moto e scooter: circa la metà delle città (56%) offre una disponibilità di stalli dedicati alle “due ruote” motorizzate inferiore al 5%. L’80% dei comuni che hanno risposto al questionario ha una disponibilità di parcheggi dedicati non superiore al 20%.Ancora peggiore, se possibile, la situazione delle biciclette: il 50% dei comuni dichiara di non avere nessuno stallo dedicato ai velocipedi o, comunque, in percentuale inferiore all’1% del totale.

Tuttavia qualche timido segnale di miglioramento emerge dal confronto con l’anno precedente: la disponibilità media dei parcheggi dedicati sale dall’8% all’11% per le moto e dal 9% al 12% per le biciclette.

Migliore la situazione dei parcheggi di interscambio per le biciclette, collocati in corrispondenza delle stazioni ferroviarie: il 73% delle amministrazioni locali (in aumento rispetto al 2016 quando erano il 69%) ne ha allestiti almeno presso una stazione.

“La mobilità a due ruote in Italia e la possibilità di spostarsi su biciclette, scooter e motocicli - dichiara Andrea Dell’Orto, presidente di Confindustria Ancma - rappresenta un’opportunità irrinunciabile per le amministrazioni locali italiane, in un’ottica di riduzione delle emissioni e snellimento del traffico. La richiesta di Ancma è che il quadro che regola la materia in questione diventi sempre più chiaro, uniforme e favorevole alla diffusione delle “due ruote” e alla loro sicurezza nel traffico urbano”.

“A monte di questo fenomeno - aggiunge - c’è un industria italiana in salute, che produce ricchezza e occupazione per il Paese. Le aziende del settore moto e bici generano un fatturato di 5 miliardi di euro e danno lavoro a 60.000 addetti. L’Italia è leader europeo nella produzione di veicoli a due ruote, sia motorizzati sia a pedale, e può vantare una bilancia commerciale in attivo da 25 anni per un valore cumulato superiore ai 17 miliardi di euro”.

Sono ormai 63 i comuni che si sono dotati di un servizio di bike-sharing, con una disponibilità complessiva di quasi 11.000 biciclette per più di 140.000 abbonati: a fronte di un aumento della percentuale di comuni che offrono il bike-sharing (dal 61% del 2016 al 66% di quest’anno), si assiste a una diminuzione del numero medio di biciclette disponibili (-15%) e di abbonati (-13%).

Ancora immatura la diffusione capillare di servizi di scooter sharing: nell’anno di rilevazione della ricerca erano soltanto quattro le città che offrivano questo servizio, ulteriormente ridotte a causa del recente ritiro di un operatore.

Segnali di crescita si registrano nel campo della mobilità elettrica: il 41% delle città interpellate dichiara di avere installato una rete di ricarica per motocicli o scooter, con una media di 30 colonnine di ricarica pubblica per comune, ma punte che superano le 100 unità nei comuni più grandi o più sensibili. Il 38% delle città ha installato reti per la ricarica di e-bike, benché in questo caso la presenza di colonnine sul territorio sia molto più disomogenea.

“Ci sono due dati, di segno opposto, che emergono da una ricerca annuale condotta da Legambiente sul Prodotto interno bici (PIB) - spiega Alberto Fiorillo, responsabile trasporti di Legambiente - che possono costituire la base per una strategia futura della mobilità in ambito urbano. Quello negativo evidenzia che nell’insieme delle oltre 100 città capoluogo aumentano le piste ciclabili ma non cresce la ciclabilità. In sette anni infatti, ossia tra il 2008 e il 2015, le infrastrutture urbane riservate a chi pedala sono aumentate addirittura del 50%, mentre nello stesso periodo la percentuale di italiani che utilizzano la bici per gli spostamenti è rimasta immutata: era il 3,6% nel 2008 ed era ancora il 3,6% nel 2015”.

“In positivo - osserva sempre Fiorillo - si segnala che l’insieme degli spostamenti a pedali genera già oggi un fatturato di 6,2 miliardi di euro. Questo patrimonio, somma della produzione di bici e accessori, delle ciclovacanze e dell’insieme delle esternalità positive generate dai biker (come risparmio di carburante, benefit sanitari o riduzione di emissioni nocive), appare ancora più rilevante soprattutto in considerazione del carattere adolescenziale della ciclabilità in molte parti d’Italia, sia per gli aspetti relativi alla mobilità sia per ciò che riguarda il turismo su due ruote”.

“Proprio la corretta analisi di questa contraddizione - conclude - può fornire gli strumenti giusti per costruire una strategia per il futuro che evidenzi quali sono le infrastrutture e quali le scelte davvero in grado di far sbocciare un nuovo stile di mobilità e un generalizzato bici boom”.

Infine si registra un diverso livello di attenzione da parte degli amministratori locali rispetto alle misure per migliorare la sicurezza degli utenti inserite nei Piani ubani per la mobilità: se il 71% dei comuni dichiara di avere approvato almeno una misura per la sicurezza dei ciclisti (ma il valore è in calo rispetto al 75% del 2016), soltanto il 26% ha presentato iniziative per la sicurezza dei motociclisti.

Un’eccezione è costituita dall’installazione di guardrail specifici per la protezione dei motociclisti: il 19% li ha installati, un altro 22% (in aumento rispetto al 18% del 2016) dichiara di volerli ampliare o utilizzare in futuro per la prima volta.