Auto e Motori

Crollo della produzione automotive in Italia nel 2024: dati e implicazioni economiche

La produzione di autovetture in Italia cala del 42,8% nel 2024, con pesanti ripercussioni sul settore industriale. Analisi dei dati ANFIA e ISTAT e prospettive future

L’industria automotive italiana chiude il 2024 con un drastico calo della produzione, evidenziando le criticità strutturali e congiunturali che stanno penalizzando il settore.

Secondo i dati preliminari di ANFIA, nel 2024 in Italia sono state prodotte circa 310mila autovetture, registrando una flessione del 42,8% rispetto al 2023. Complessivamente, la produzione di autoveicoli è scesa a 591mila unità, con un decremento del 32,3% rispetto all’anno precedente.

A dicembre 2024, la situazione si è ulteriormente aggravata: la produzione di autovetture è crollata del 64,9% rispetto a dicembre 2023, contribuendo a una variazione negativa del 36,6% dell’intero settore automotive, come rilevato dall’ISTAT. Un segnale inequivocabile della crisi produttiva che attraversa l’intero comparto.

Le ripercussioni sul settore industriale

L’indice della produzione industriale italiana ha chiuso il 2024 con una contrazione del 3,4% rispetto al 2023, con dicembre che segna un calo del 7,1% su base annua. L’industria automotive, che tradizionalmente svolge un ruolo trainante per il sistema manifatturiero italiano, si conferma tra i settori più colpiti. La fabbricazione di autoveicoli(codice Ateco 29.1) ha registrato una diminuzione del 29,1% nel cumulato annuo, mentre la produzione di parti e accessori per autoveicoli è calata del 20,5%.

Questi numeri mettono in evidenza un problema strutturale per la filiera italiana dell’auto, che soffre una riduzione della domanda interna, la concorrenza internazionale e le difficoltà legate alla transizione energetica.

Export e bilancia commerciale: dati preoccupanti

Il commercio estero del comparto automotive risente del calo produttivo. Secondo i dati ANFIA, tra gennaio e ottobre 2024 l’export di autoveicoli italiani ha raggiunto i 15,1 miliardi di euro, mentre l’import è stato pari a 30,4 miliardi di euro, evidenziando un forte squilibrio commerciale.

Gli Stati Uniti restano il primo mercato di destinazione per i veicoli italiani, con una quota del 18,9%, seguiti da Germania (15,4%) e Francia (11,1%). Tuttavia, il fatturato del settore ha subito un calo del 26,1% a novembre, con una contrazione del 18,3% per la componente interna e un drastico -33% per quella estera.

Nel settore della componentistica, l’export ha toccato i 21 miliardi di euro, con un saldo positivo di 5,8 miliardi. Tuttavia, anche in questo comparto si registra un calo significativo: il fatturato delle parti e accessori per autoveicoli è diminuito del 14,2% tra gennaio e novembre 2024, con una riduzione del 24,2% per la componente interna.

Le cause della crisi e le prospettive per il 2025

L’andamento negativo della produzione automotive in Italia è determinato da una serie di fattori, tra cui:

  • Transizione energetica e incertezza normativa: la conversione verso la mobilità elettrica e la mancanza di una strategia industriale chiara stanno penalizzando il settore.
  • Costo dell’energia e materie prime: il comparto produttivo italiano risente della competitività ridotta rispetto ai principali competitor europei.
  • Difficoltà di accesso al credito e agli investimenti in R&S: senza incentivi mirati, l’industria fatica a innovarsi e restare competitiva.

Secondo Gianmarco Giorda, Direttore Generale di ANFIA, il settore richiede interventi urgenti: “Il crollo dei volumi produttivi, unitamente ai cali registrati dal mercato, rende necessario intervenire quanto prima definendo un piano di politica industriale con misure concrete e mirate a supporto delle imprese, riconoscendo anche un contributo al costo dell’energia e una semplificazione sostanziale dell’accesso ai crediti per R&S”.

L’industria dell’auto in Italia necessita di un piano strategico per superare questa crisi senza precedenti. La sfida per il 2025 sarà quella di rilanciare la produzione, salvaguardare l’occupazione e rimanere competitivi in un mercato in forte trasformazione.